I dati dell’ultimo censimento appena diffuso dall’Istat non lascia dubbi: l’Italia, dal punto di vista demografico almeno, sta stabilmente percorrendo la via del declino. Il 31 dicembre 2022 la popolazione residente è ulteriormente scesa sotto la soglia dei 60 milioni: siamo 58.997.20, ben 32.932 individui in meno rispetto all’anno precedente. Poteva andar peggio, i risultati negati, infatti, sono temperati dalla presenza degli stranieri. Scrive nel rapporto l’Istituto nazionale di Statistica: “Gli stranieri censiti sono 5.141.341 (+2,2% rispetto al 2021), con un’incidenza sulla popolazione residente del 8,7%”.

Il desiderio mancato di genitorialità

Il numero davvero più sconcertante e che descrive, purtroppo, la mancanza di futuro e la tendenza al sonnambulismo descritto dal Censis è quello dei nati: nel 2022 hanno visto la luce solo 392 bimbi e bimbe con un decremento rispetto al 2021 dell1,7% mari a 7mila nascite in meno. E meno male che ci sono gli stranieri, 53mila nascite sono generate da coppie di non nati in Italia, altrimenti il bilancio sarebbe ben più negativo. Nascono in media 1,2 figli per donna, le straniere sono un po’ più prolifiche rispetto alle italiane e l’età media delle donne al primo figlio è sopra i 30 anni. Probabilmente un’età coerente con la stabilizzazione o almeno una minor precarietà lavorativa delle donne. Che però alla nascita del primo figlio sono costrette, spesso, a lasciare l’occupazione: lo hanno dovuto fare in 44mila lo scorso anno.

Tanti tanti anziani

Pochi i nati e si alza l’età media della popolazione attestandosi a 46,4 anni. Per ogni bimbo o bimba ci sono ben 5,6 anziani. Gli ultra 65enni sono il 24% della popolazione e i quanti hanno da 100 anni in su sono 20.445. Ma chi ha tra 0 e 14 anni è il 12,4% della popolazione. Rispetto all’anno prima prima diminuisce di poco il peso percentuale degli individui in età 0-9 anni e quello degli individui in età 35-49 anni. Aumenta, invece, di poco quello degli individui in età 55-79 anni. E se nel 1971 c’erano 64 over 65enni ogni 100 giovani sotto i 15 anni, nel 2022 erano 193. Un paese civile, oltre ad individuare strategie che consentano a quanti desiderano diventare genitori di poterlo fare, metterebbe in campo politiche e servizi per gli anziani a cominciare da quelli socio sanitari in grado di prendersi cura delle patologie croniche che spesso si accompagnano all’avanzare dell’età.

La popolazione che manca

Non solo si fanno pochi figli, ma ci si sposta dalle aree interne e dai piccoli comuni verso i grandi centri. Dice l’Istat: “Il decremento di popolazione interessa soprattutto i piccoli comuni fino a 5mila abitanti (che rappresentano ben il 70% dei Comuni italiani), i due terzi dei quali perdono popolazione rispetto al Censimento 2021. Tra i 44 Comuni con oltre 100mila abitanti ben la metà guadagna popolazione (erano solo 5 tra il 2020 e il 2021) mentre tra i restanti 22 il saldo è negativo”. E poi c’è un fenomeno che incide notevolmente sulla popolazione residente: l’emigrazione degli italiani. Perché non solo facciamo pochi figli ma l’Italia, con l’assenza di prospettive dignitose, costringe i propri giovani ad andar via, sono 150mila gli italiani e le italiane che nel 2022 hanno lasciato il bel paese.

L’Italia delle diseguaglianze

È quella, tra l’altro, dove l’aspettativa di vita aumenta per gli uomini e non per le donne, aumenta nelle regioni del Nord e non in quelle del Sud, tanto che la Campania, con valori della speranza di vita alla nascita di 79,0 anni per gli uomini e di 83,1 per le donne, resta la Regione dove si vive meno a lungo. La diminuzione della popolazione nel 2022 interessa quasi esclusivamente il Mezzogiorno (-3,8 per mille) e solo marginalmente il Centro (-0,1 per mille). In decisa controtendenza è, invece, il recupero di popolazione al Nord (+1,6 per mille), dovuto soprattutto a chi arriva, dalle regioni meridionale e dall’estero. E se invece si osserva chi esce e chi entra nelle diverse regioni, si scopre che in quasi in tutte le regioni il rapporto tra chi se ne va e chi arriva è sostanzialmente in pareggio tranne che in tre dove il numero di chi se ne va è maggiore di chi arriva: Campania, Calabria, Sicilia.

E la legge di bilancio?

Se si osservano le politiche del Governo Meloni alla luce di questi dati, una domanda sorge spontanea. Cosa sta facendo la prima donna premier per invertire quella che lei proprio ha definito la glaciazione demografica dell’Italia? Nulla per la sanità, riduzione delle risorse per la disabilità e l’assistenza, riduzione delle risorse per la scuola. Azzeramento o quasi dei fondi per il sostegno all’affitto e allo sfratto incolpevole, taglio al numero di asili nidi da costruire con i fondi del Pnrr, taglio al numero di case e ospedali di comunità. No alla riduzione della precarietà e no al salario minimo legale. davvero nessuno coerenza tra le parole e i fatti.