Il 3 maggio il patronato della Cgil, l’Inca, ha dedicato la giornata al tesseramento all’Anpi dei propri funzionari e dirigenti nazionali, rinnovando e rafforzando l’intesa tra l’Istituto di assistenza e l’Associazione Partigiani. All’iniziativa, che aveva lo scopo pragmatico di permettere al personale dell’Inca nazionale di rinnovare le tessere, erano presenti, tra gli altri, il presidente del patronato, Michele Pagliaro, e la presidente della sezione Anpi “Adele Bei”, costituita all’interno della Cgil nazionale e delle sue categorie e collegati, Martina Scheggi. Poche sentite parole di Pagliaro e Scheggi sul senso della mattinata e sul legame profondo tra i due soggetti, hanno preceduto il momento del rinnovo delle tessere.

Michele Pagliaro: “Rinvigorire la partecipazione attiva”

Rinvigorire la partecipazione attiva in una fase estremamente complicata in cui le destre avanzano – ha detto Michele Pagliaro, spiegando il senso di questa iniziativa –. L’Anpi e l’Inca sono uniti nella lotta, tornata purtroppo attuale, in difesa della nostra Costituzione. La Costituzione nasce dalla Resistenza, l’Inca nasce da una straordinaria intuizione del padre della Cgil, Giuseppe Di Vittorio, che è stato anche uno dei padri costituenti. Proprio perseguendo l’attuazione della Carta alla cui stesura aveva partecipato, Di Vittorio fonda l’Istituto nazionale confederale di assistenza al fine di rendere esigibili, per tutti i cittadini, i diritti contenuti in Costituzione. Per questo – ha concluso il presidente dell’Inca – l’impegno antifascista della Cgil va coltivato proprio a partire dal suo gruppo dirigente”.

Martina Scheggi: “Ricostruire un tessuto antifascista nel nostro quotidiano”

“Ricostruire la memoria e rileggere l’attualità in chiave storica – dichiara Martina Scheggi, parlando dell’attività della sezione Anpi di cui è presidente –. In questo modo la sezione Adele Bei declina l’antifascismo ai giorni d’oggi. Per cercare di creare un tessuto fortemente antifascista nel nostro quotidiano. Spiegare perché oggi ha ancora un senso essere antifascisti, con azioni concrete, quali l’impegno a riprendere i luoghi occupati da gruppi di estrema destra – il caso più eclatante è il palazzo “sequestrato” ormai da anni da Casapound al centro di Roma –, impedire che vengano concessi spazi pubblici a organizzazioni di estrema destra, per iniziative e manifestazioni, e chiedere, a livello nazionale, che le organizzazioni che si richiamano al fascismo vengano sciolte”.

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