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Un messaggio forte proprio perché arriva da una figura particolare, ossia da coloro che hanno rappresentato l’Italia nel mondo: gli ambasciatori non più in servizio. Proprio loro in queste ore drammatiche rilanciano un appello alla premier Giorgia Meloni: bisogna riconoscere lo Stato della Palestina e adottare subito misure nei confronti di Israele.
Impossibile rimanere in silenzio
Così inizia la presa di posizione: “Noi ambasciatori d'Italia, non più in servizio, abbiamo inviato il 27 luglio 2025 la seguente lettera aperta alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sull'adozione di misure nei confronti di Israele e sul riconoscimento dello Stato di Palestina”. Un’analoga iniziativa hanno assunto autonomamente ex ambasciatori dell’Unione europea verso i vertici di Bruxelles, come pure ex ambasciatori di Regno Unito, Germania e Francia.
“I lunghi anni spesi nel servizio diplomatico – scrivono gli ambasciatori -, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana, ci hanno spinti a rivolgere questo appello, non potendo rimanere in silenzio e inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del Governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica. Coloro che vogliono sostenere questa iniziativa possono aggiungere la loro firma alla nostra per rafforzarne l'efficacia (su change.org)”.
Lettera a Meloni: ora basta ambiguità
Quindi il testo della lettera, rivolta appunto alla presidente del Consiglio. “Ci sono momenti nella Storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza. Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza”.
Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 “non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all’autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio”.
E ancora: “Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario - di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere - minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali”.
Intollerabili divieti per l’accesso umanitario
Gli ex ambasciatori si soffermano quindi sul divieto di prestare soccorso. “Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inammissibili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia”.
In questi mesi, inoltre, “abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all’altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi”.
Sospendere ogni rapporto con Israele
I firmatari avanzano dunque le loro richieste: “Sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele; sostenere in sede Ue e nazionale ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei Ministri israeliani - come Smotrich e Ben G’vir - che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania; unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e l’Unione Europea”.
Stato della Palestina, il governo ci ripensi
L’iniziativa da assumere con urgenza, a loro avviso, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica,”è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, dopo la Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione e due Stati. Chiediamo al Governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di “due popoli, due Stati” non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente. Le relazioni con Israele – concludono – devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva”.