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Il Governo ha deciso: la riforma della giustizia targata Nordio deve marciare a passo di carica. Occorre fare presto, questa l’intenzione. L’obiettivo è la divisione delle carriere tra magistratura requirente e magistratura giudicante, il raddoppio del Csm e l’istituzione di un’Alta corte disciplinare per poter mettere sotto controllo la magistratura e l’attività giudiziaria.
L’Associazione nazionale dei magistrati ha deciso di rispondere all’accelerazione aprendosi al confronto con il mondo dell’avvocatura, dell’Università, degli intellettuali della cittadinanza tutta per spiegare la pericolosità della cosiddetta riforma, la torsione autoritaria e verticistica che ne scaturirebbe, rompendo l’equilibrio che i padri e le madri costituenti ottant’anni fa misero nero su bianco.
"Prendiamo atto di questa accelerazione sulla riforma costituzionale dell'ordinamento giudiziario, che secondo noi rappresenta qualcosa di diverso rispetto alle prassi parlamentari. Per questo abbiamo deciso di organizzare tre appuntamenti di confronto, discussione e dibattito aperti alla cittadinanza nella giornata del 10 giugno". A dirlo è stato il presidente dell’Anm Cesare Parodi nella sua relazione introduttiva al Comitato direttivo centrale. "Non si tratterà solo di eventi tra magistrati - ha aggiunto Parodi - ma momenti di confronto aperti, cui parteciperanno rappresentanti del mondo accademico, dell'avvocatura e della cultura. L'obiettivo è coinvolgere i cittadini in una riflessione più ampia che non riguarda soltanto la riforma, ma anche il ruolo della magistratura”.
Il filo conduttore dei tre appuntamenti del 10 giugno in realtà è una domanda: “Riformare la magistratura per non riformare la giustizia?”.
A Roma ci si vedrà alle 16 nell’aula Europa della Corte d’appello, sarà presente il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti. È prevista l’introduzione della presidente della Giunta Anm di Roma Daniela Rinaldi, quindi i saluti del presidente della Corte d’appello Giuseppe Meliadò e del procuratore generale Giuseppe Amato. Fra gli interventi quelli del giornalista Lirio Abbate, dello scrittore Giancarlo De Cataldo, del regista Andrea Segre e dei professori Roberta Calvano, Filippo Donati, Agostino Giovagnoli, Enrico Mezzetti e Roberto Zaccaria. Modererà la giornalista di Repubblica Conchita Sannino.
A Bari, invece, l’appuntamento è alle ore 15, nell’Aula Corte di assise, Palazzo di Giustizia, ed è prevista la presenza vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati Marcello De Chiara. L’incontro sarà introdotto da Antonella Cafagna, presidente della Giunta Distrettuale Anm. Poi numerosi gli interventi: Pietro Grasso, presidente della Fondazione Scintille di futuro, Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, Peter Gomez, direttore de IlFattoQuotidiano.it, Cinzia Sciuto, direttrice di Micromega, Giannicola Sinisi, ex magistrato e scrittore, quindi i professori di diritto costituzionale Francesco Perchinunno e Nicola Grasso. Modererà la giornalista Annamaria Minunno.
Infine a Milano, insieme al presidente dell’Anm Cesare Parodi alle 16, nell’Aula magna Galli-Alessandrini, dopo i saluti del presidente della Giunta milanese dell’Anm Maurizio Ascione, sono previsti gli interventi dei professori Gian Luigi Gatta ed Enrico Grosso, del presidente Unione nazionale Camere civili Alberto Del Noce e del segretario dell’Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco. Modererà la giornalista del Sole 24 Ore Raffaella Calandra.
Rocco Maruotti, segretario dell’Anm, sempre intervenendo al Comitato direttivo ha sottolineato e motivato la scelta di apertura: “Abbiamo deciso di far parlare soprattutto gli altri”. Già gli altri, questa riforma riguarda tutti i cittadini e le cittadine che non avranno nessun beneficio dalle nuove norme, perché non risolvono ne la lentezza del processo ne la mancanza di risposte. Non ci sarà affatto più giustizia. E allora è bene che a parlarne non siano solo i magistrati e le magistrate perché non riguarda solo loro.
E il Governo non si smentisce, così come ha fatto con il Ddl sicurezza poi trasformato in decreto pur di sottrarre al confronto parlamentare il testo. Così accelera sulla riforma della giustizia in Senato che esaminerà il testo dal 18 giugno, continuando a dimostrare una spiccata tendenza all’autoritarismo e alla non sopportazione del confronto e del dissenso.
Dice Alessio Festi, responsabile legalità della Cgil nazionale: “L'accelerazione della riforma costituzionale del sistema giudiziario dimostra, ancora una volta, le forzature continue da parte del Governo, dopo la scelta gravissima di approvare, in spregio a Parlamento e Costituzione il Dl Sicurezza. Lo ripetiamo siamo vicini alla mobilitazione di magistrate e magistrati, per difendere la loro autonomia, l'equilibrio dei poteri, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il sistema giudiziario non ha bisogno di controriforme ma di investimenti, a partire dalle assunzioni e dal superamento della forte precarietà presente”.