Anche se non c’è nessuna invasione di migranti, il governo Meloni si comporta come se fossimo in uno stato di emergenza. Anche se non ci sono particolari urgenze, l’esecutivo legifera in modo che le pratiche eccezionali diventino norma. E quando non bastano i posti nei centri di accoglienza, li raddoppia fittiziamente.

Il quadro delineato da ActionAid e Openpolis nel monitoraggio Centri d’Italia 2023, dal titolo “Un fallimento annunciato”, è desolante. Un lavoro di trasparenza, condotto Comune per Comune a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale, e attingendo alla banca dati Anac per analizzare i bandi in materia di gestione dei centri, che denuncia una situazione di “caos amministrativo e violazione dei diritti”.

Criminalizzazione dei minori

“I risultati dell’indagine sono allarmanti, il più allarmante di tutti è il cambio di rotta sull’accoglienza in generale e in particolare su quella dei minori – afferma Fabrizio Coresi, esperto migrazioni di ActionAid -. Nei primi otto mesi del 2023 abbiamo registrato 50 bandi per centri di accoglienza straordinaria destinati ai minori, mentre nel 2020 erano solo 3. Che cosa vuol dire? Che c’è una criminalizzazione dei bambini e dei ragazzi, perché il governo vede nei Cas una soluzione per trovare un alloggio ai migranti minorenni, cosa che facilita il compito degli uffici territoriali del governo ma non è nel superiore interesse dei più piccoli e che non rispetta le convenzioni internazionali in materia. Nei Cas non vengono garantiti gli stessi servizi e i medesimi diritti che invece sono presenti nel Sistema accoglienza integrazione e in quello dei Comuni”.

Non solo. Con il decreto 133 del 2023 si consente di inserire nei centri di accoglienza straordinaria per adulti anche i ragazzi di 16-18 anni, che rappresentano il 73 per cento dei minori che arrivano in Italia. È questo il destino che capiterà a molti.

“C’è uno svuotamento totale della legge Zampa (che aveva l’obiettivo di mettere a sistema il percorso di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, ndr) – prosegue Coresi -, con un accertamento approssimativo dell’età e un rischio elevato di trattare i ragazzi come gli adulti. I minori devono essere trattati come tali, devono avere strutture dedicate”.

Modifiche a piccoli passi

L’indagine di ActionAid rileva che fin dal suo insediamento, il governo ha dato seguito a un’iperproduzione normativa in ambito migratorio e ha proceduto con continue piccole modifiche inserite in decreti che si occupano di temi diversi. Per ovviare alla difficoltà di reperire i posti da parte delle prefetture, ha tagliato ulteriormente i servizi e ha introdotto un nuovo circuito prefettizio ancora più straordinario dei Cas, strutture temporanee.

Servizi e diritti, addio

“Ci risulta che ne sarà aperto uno a Treviso, in un’area demaniale, l’ex caserma Serena, dove c’è già un centro per 450 migranti – prosegue Coresi -. A questo se ne affiancherà un altro provvisorio con 100 posti e servizi diversi. Ma la legge dice che vanno garantiti livelli uniformi di accoglienza. Quando fai vivere le persone in un contesto di cattività, come sono queste strutture, e fornisci loro trattamenti differenti, questo diventa foriero di conflitti. Inoltre, i centri temporanei aprono una nuova fetta di mercato dove le competenze e l’accompagnamento all’autonomia non esistono. Siamo allo smantellamento del sistema e dei diritti di chi è accolto, con un mercato che si sostituisce al servizio alla persona in cerca di protezione”.

Prassi illegittime

Famiglie, persone vulnerabili e minori non accompagnati, quindi, spesso sono costretti a convivere in promiscuità con gli adulti. E se poi il ricorso a queste strutture non è sufficiente, si possono raddoppiare i posti in Cas già attivi. In questo modo, agevolare la concentrazione di persone in centri sempre più affollati aiuta le prefetture a trovare posti, ma derogare ai parametri di capienza può mettere concretamente a rischio qualsiasi tutela igienico sanitaria e di sicurezza di chi vi è accolto. Tutte prassi non legittime che prima venivano tollerate solo come eccezioni.

Affidamenti diretti

A questa si aggiunge un’altra denuncia: la crescita esponenziale degli affidamenti diretti che passano dal 35 per cento nel 2020 al 66 per cento nel 2023, per contratti da 83,1 milioni di euro nei soli primi 8 mesi del 2023, naturalmente a scapito della trasparenza.

Procedure adottate anche se non c’è alcuna emergenza: secondo dati del ministero dell’Interno, infatti, le persone in accoglienza non hanno mai superato le 141mila persone nel 2023 (0,18 per cento della popolazione italiana), e nel 2023 sono stati attivati solo 20-30 mila nuovi posti nei Centri.