Picchiata per aver chiesto i soldi che le spettavano per il lavoro svolto. É la triste storia accaduta a Soverato, che abbiamo raccontato ieri su Collettiva. La Filcams Cgil è subito intervenuta per supportare la lavoratrice e ieri ha organizzato un flash mob di solidarietà. Giuseppe Valentino, segretario generale della categoria in Calabria, l’episodio di ieri è davvero un caso straordinario (come dovrebbe essere) o al di là di chi, come Beauty, lo denuncia, è la prassi? Questa vuole essere, chiaramente, una provocazione.

É la stessa provocazione che abbiamo lanciato noi nell’immediato. Da subito abbiamo parlato di episodio non isolato, sottolineando che Beauty è stata molto coraggiosa a girare il video e a denunciare l’accaduto, ma che purtroppo quello non è stato un episodio isolato. Viviamo e lavoriamo in un contesto come quello del turismo - a maggior ragione in Calabria aggravato da una condizione di precariato diffuso, di lavoro nero e di mancanza di opportunità – in cui i datori di lavoro che come nel caso di questo soggetto si sentono a casa propria mentre gestiscono un bene comune, cioè una spiaggia assegnata in concessione. Ci troviamo di fronte a casa di forte sfruttamento: Beauty era assunta per un part-time di poche ore, mentre ne lavorava dodici al giorno. Era andata a chiedere quello che le spettava per dieci giorni di lavoro, ovvero 210 euro in tutto. Il problema è che queste condizioni sono difficili da dimostrare, ben mascherate da trucchi. Non si rispettano i contratti nazionali, c’è una forte deregulation, ma soprattutto, mancano i controlli e questo favorisce la situazione di precariato diffusa a macchia d’olio in tutta la Calabria, oltre che in tutta l'Italia.

Uno degli aspetti più preoccupanti che emergono dal tuo discorso è proprio il fatto che dimostrare le condizioni di sfruttamento è difficile. Paradossalmente, i lavoratori fragili fanno persino fatica a essere creduti, per cui denunciare può non essere sufficiente. C’è ancora un grande vulnus legislativo da colmare e un problema di giurisprudenza?

Sì, c'è un problema che riguarda la giurisprudenza, ma anche la volontà della politica di presentare il lavoro per quello che davvero è, di tutelare realmente le fondamenta della nostra Repubblica. Soprattutto quando si parla di beni in concessione come i lidi e quindi di beni pubblici, ci vorrebbero leggi e regole che permettano di misurare la quantità e la qualità del lavoro. Dal canto nostro abbiamo chiesto più volte anche alla politica regionale di incontrarci e verificare che ci sono gli strumenti per farlo, in primis ci sono le nostre proposte su questo. Nella gestione di un bene pubblico in concessione, il lavoro dovrebbe essere a maggior ragione e ancora di più tutelato e misurabile. Siamo nell'era della digitalizzazione: guarda caso viene usata per tracciare i lavoratori, per controllarli, ma mai per imporre alle aziende l'obbligo di rendere verificabili il numero di ore di lavoro. Sarebbe semplicissimo, ma non si fa, mentre magari poi le aziende per accordarsi sulla misurazione dell'orario di lavoro e spesso dobbiamo tutelare e indirizzare lavoratrici e lavoratori in questo senso.

Sul turismo c’è una vertenza aperta sia al livello nazionale che regionale. Per questo la Filcams dice nella sua nuova campagna dobbiamo mettere il turismo sottosopra: un settore in cui all’ordine del giorno ci sono contratti atipici, lavoro nero, violenze perpetrate ai danni dei lavoratori. Anche quest’anno il dibattito è stato animato dalla teso che i lavoratori non si trovano perché c’è il reddito di cittadinanza. Queste opinioni vengono smascherate dal video e dalla storia di Beauty. Ieri abbiamo fatto subito un flash-mob a sostegno della donna e la cosa importante è che abbiamo attirato in poche ore moltissimi cittadini giovani e giovanissimi indignati da questa vicenda: c'era molta voglia di reagire, di conoscere quale fosse il lido per boicottarlo. Poi, però, alla solidarietà e all’onda mediatica, deve seguire la risposta politica che, ancora al livello regionale manca: non abbiamo ancora il tavolo sul turismo. Bene il tweet indignato del governatore della Regione Calabria. Poi ci vogliono i fatti.

Siete riusciti ad avere contatti con la lavoratrice?

Abbiamo cercato di incontrare Beauty ma non ci siamo ancora riusciti perché ieri è stata trattenuta dai Carabinieri, essendoci un'inchiesta in corso sulla vicenda. Lei attualmente sta lavorando in un lido a Soverato, assunta regolarmente con un contratto a tempo pieno e devo dire la cosa bella è stata ricevere anche tante telefonate e messaggi sui social di datori di lavoro disponibili ad assumerla da subito.

Dobbiamo però specificare che Beauty aveva già trovato lavoro in questo lido e che era andata dal suo vecchio datore di lavoro per farsi corrispondere la cifra che le spettava. Questo va evidenziato per non incorrere nel falso mito che si debba dare una risposta episodica, ovvero offrire il lavoro “sano” dovrebbe essere la prassi, non la reazione a un avvenimento grave come questo.

Bisogna stare attenti all'onda mediatica che rischia di diventare propaganda anche nei confronti di Beauty, che ha una situazione di reale disagio: ha una bambina piccola e in questo momento viene aiutata da una famiglia che le tiene la bambina mentre lei lavora. É passata da uno Sprar all'altro e poi ha incontrato queste straordinarie persone, lui è un ex operaio edile iscritto alla Cgil che ho avuto modo di conoscere e si occupano della bambina, Daniela, che ha quattro anni. Se Beauty non avesse questo appoggio sarebbe una donna sola, migrante sovraesposta. Ora c'è il problema che il posto dove abita dista 15 chilometri da dove lavora, quindi vive chiedendo passaggi o facendosi questi chilometri a piedi, con la bambina in braccio. La nostra idea è di incontrarla e provare ad aiutarla sia sul piano del lavoro che su quello materiale, supportarla nella ricerca di una casa più vicina è a prezzi accessibili, rispetto a quanto costano le abitazioni a Soverato che è località turistica. Una sistemazione dignitosa in modo che lei possa pagare l'affitto, lavorare e vivere a pieno la sua vita di lavoratrice e di donna. Tra l'altro siamo già immaginando, al di là della nostra risposta immediata come Filcams e Cgil Calabria, un'iniziativa a Soverato, nel solco della nostra campagna sul turismo iniziata lo scorso 5 maggio a Pizzo con un'iniziativa nazionale. Oggi saremo in un altro lido della costa che è stato minacciato di essere incendiato: un’iniziativa già in programma da due settimane per stare vicino ai lavoratori del settore e per dire che ci vogliono delle regole, perché il settore è allo sbando. Siamo in una situazione in cui imprese in concessione pubblica non pagano le tasse, fanno lavorare in nero e però pesano sulle finanze pubbliche, perché per far funzionare i lidi sulle spiagge i servizi devono essere attivati (vedi gli impianti di depurazione). Per non parlare degli aiuti a pioggia che sono stati elargiti durante della pandemia – e che noi abbiamo criticato - senza verificare se questi soggetti pagano le tasse regolarmente, quanti lavoratori hanno e se sono in regola. Maggiori controlli non significa ingabbiare le imprese o rendere impossibile il lavoro, ma mettersi nelle condizioni di voler bene alla nostra terra. Rispetto alla vicenda in questione, abbiamo apprezzato il comunicato di Fipe Confcommercio, che si è fortemente indignata, ma diciamo alle imprese che sulle questioni del lavoro, dei contratti nazionali e delle regole bisogna mettersi insieme e discutere prima, proprio per evitare che queste cose avvengano.

Sempre più lavoratori e lavoratrici stagionali, fragili e ricattabili, trovano il coraggio di dire di no. Tutto questo contro la retorica del “non si trovano lavoratori, ma il lavoro c’è”, unita alla considerazione che i giovani non vogliano più lavorare perché tanto hanno il reddito di cittadinanza. È una distorsione di senso.  

Questo è un punto fondamentale. Il tema del “non sono disposto a tutto per lavorare ed essere sfruttato” è fondamentale nell’alleanza anche con i lavoratori e le lavoratrici, così come quello che una misura di sostegno possa diventare il deterrente all’accettazione di qualunque lavoro a qualunque condizione. Bisogna smentire la narrazione fatta da alcuni imprenditori secondo la quale la presenza di quella misura non permette di avere gente disposta a lavorare. Quindi, la conclusione qual è? Si elimini legalmente quella misura così possiamo indiscriminatamente sfruttare la forza lavoro pagandola il meno possibile rendendo tutti ricattabili? Questo vale ancor di più in Calabria dove manca il lavoro. Qualcosa, pian piano, si muove, grazie agli sforzi enormi da parte nostra. Ce la stiamo mettendo tutta come sindacato, siamo dando spazio anche alla fantasia con azioni che ci permettano di stare proprio tra quelle lavoratrici e quei lavoratori che hanno una naturale diffidenza a iscriversi al sindacato.  Si tratta di lavoratori stagionali che vengono spesso minacciati di non essere richiamati l'anno successivo, che condividono poche informazioni sui loro diritti, non c'è una vera cultura del lavoro, perché lo si vive come un'occupazione momentanea che serve ad alleviare una situazione temporanea Noi stiamo facendo proprio una campagna di informazione sindacale volta alla presa di coscienza, sulla conoscenza degli strumenti anche contrattuali, sulla formazione. Siamo stati negli istituti alberghieri, lanciando una provocazione rispetto all'onda social secondo la quale tutti diventano grandi chef. E invece questo è un settore fatto di fatica, di sudore, di stress, sottopagato.

Valentino, un’ultima considerazione, che vuole essere una provocazione, un po’ come quella con cui abbiamo aperto. Qualche giorno fa Alika picchiato a morte a Civitanova Marche. Ora Beauty malmenata. Se quell’uomo e questa donna fossero stati bianchi e italiani sarebbe successo comunque?

Io credo di no. Il tema del “black lives matter” c’è anche in Italia. Sulla vicenda di Soverato noi abbiamo subito fatto notare una cosa: l'utilizzo del dialetto da parte del datore di lavoro - come si sente nel video - è anche un modo spregiativo per rapportarsi a una ragazza che non conosce quella lingua appieno. A un certo punto lo si sente dire che essendo africana il suo lavoro valeva meno degli altri. Attenzione: alla non disponibilità di molti a fare un lavoro che non dignitoso, si è levato un coro di appelli dagli imprenditori che chiedevano di riaprire i flussi migratori. Cioè, per dare risposta al fatto che non troviamo lavoratori che comprendono bene la nostra lingua e conoscono le leggi del nostro paese, gli imprenditori chiedevano paradossalmente che venissero aperti i flussi migratori per avere manodopera a basso costo da sfruttare, disponibilità immediata di persone che hanno bisogno.  Per fortuna, al contrario di come mi aspettavo, alla pubblicazione del video di Beauty non ha fatto seguito un coro di insulti (“è straniera, ma che vuole, cosa pretende”) bensì di solidarietà. Ma passata l'ondata mediatica poi queste persone rimangono sole, se non c’è la politica e se non ci sono organizzazioni come la nostra a dire che siamo tutti uguali, nel lavoro e nei diritti.