“Con meno di 400 mila nascite rilevate dall’Istat, nel 2021 si tocca il minimo storico con un ulteriore peggioramento della dinamica demografica. Contrastare questo fenomeno significa soprattutto garantire adeguate prospettive di lavoro e reddito. Lavoro stabile di qualità e una retribuzione adeguata che consenta, a partire dai più giovani, di decidere liberamente di formare una famiglia e avere dei figli”. Ad affermarlo, in una nota, la Cgil nazionale.

Per la Confederazione “affrontare il tema della denatalità, dunque, non solo è necessario, ma è urgente e deve essere fatto con misure strutturali a sostegno della maternità e paternità, a partire da un’adeguata rete di servizi per l’infanzia su tutto il territorio nazionale, che, oltre ad essere nel complesso troppo onerosa per le famiglie, è assolutamente insufficiente, visto che solo a un bambino su quattro viene garantito un posto all’asilo nido pubblico per altro con forti  diseguaglianze territoriali”.

“È poi necessario - aggiunge la Cgil - sostenere concretamente la cultura e la pratica della condivisione delle responsabilità familiari a partire da un adeguato congedo di paternità. Oggi - sottolinea - il peso maggiore del lavoro di cura è ancora a carico delle donne, tanto che ogni anno come ricorda l’Ispettorato nazionale del lavoro, sono oltre 30mila le lavoratrici che lasciano il posto alla nascita di un figlio, troppo spesso costrette dalla difficoltà di conciliare il lavoro con le responsabilità familiari, e dalla mancanza di un’adeguata rete di welfare pubblico”. “Sono altrettanto necessarie e urgenti misure a sostegno dei carichi di cura per la popolazione sempre più anziana e fragile, a partire da interventi per la non autosufficienza”.

“L’Assegno unico e universale per i figli, introdotto a marzo per riordinare le misure a sostegno della genitorialità, è uno strumento importante, ma - conclude la Cgil - oltre a presentare una serie di criticità che il sindacato ha evidenziato da tempo e che vanno affrontate rapidamente, non è sufficiente”.