Terramia è il titolo scelto per la ventisettesima Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Questo slogan vuol significare prendersi cura della nostra comunità, reinterpretare il nostro essere cittadini in uno spazio globale sentendolo proprio e dunque avendone cura, ogni giorno. Ma Terramia non indica solo uno spazio fisico, esso è soprattutto uno spazio civile e politico che va riconquistato nel momento forse più delicato della nostra storia, in cui la somma delle crisi degli ultimi decenni ha frantumato la società, rendendola più vulnerabile alla pervasività del potere criminale.

Le crisi economiche e finanziarie, la pandemia, le guerre vicine e lontane di questi anni hanno reso evidente la matrice che ci ha resi tutti più fragili, sacrificando i valori alla base della coesione sociale. Un modello di sviluppo basato sulla supremazia del mercato, sul principio della competitività al ribasso, sulla speculazione, sul ricatto e sullo sfruttamento ha progressivamente indebolito la società e ha contemporaneamente rinvigorito una criminalità che del profitto, del controllo sociale, della condizione d'indigenza diffusa ne ha sempre fatto una regola d’oro.  

Ma se le crisi sono l’evidenziatore di tutte le difficoltà, esse possono essere anche l’acceleratore d'importanti cambiamenti. Fondamentale dunque è stabilire su quali pilastri poggiare questi cambiamenti. La cultura della legalità costituisce il pilastro portante ed essa si favorisce nella difesa dei diritti collettivi, nella pace, nella giustizia sociale, nell’affermazione del valore del lavoro, affinché possa diventare l’argine capace di fermare quel processo di disgregazione sociale che è alla base di ogni potere criminale.

Anche quest’anno dunque, in un appuntamento che vuole essere, come ogni anno, una tappa celebrativa di un impegno quotidiano, la Cgil, dentro Libera e insieme alla numerosa rete di associazioni, porta in piazza il suo ruolo di baluardo in difesa della cultura della legalità: perché “Terramia” non sia l’evocazione di qualcosa che ci è stata irrimediabilmente tolta, ma la costruzione di una prospettiva a cui aspirare per il bene di tutti.

Giuseppe Massafra è segretario nazionale della Cgil