"La condizione economica delle lavoratrici e dei lavoratori era già pesantemente aggravata dalla pandemia, oggi la guerra con il prezzo del gasolio schizzato alle stelle e l'aumento dei generi di prima necessità ha messo in ginocchio intere famiglie. Nei settori della ristorazione collettiva e del turismo, le lavoratrici e i lavoratori si trovavano già con le 'pezze al culo' dopo un lungo periodo di non lavoro e di ammortizzatori sociali come unico sostegno, ora che si stava guardando alla ripresa con speranza la guerra in Ucraina rischia di mietere vittime non solo sul campo di battaglia ma diffusamente nel mondo del lavoro, in Italia e in Europa". Così Giuseppe Valentino, segretario generale della Filcams Cgil Calabria, in un comunicato.

"Per quanto riguarda altri settori, come ad esempio il commercio, che nella pandemia ha aumentato i profitti, appare al limite della moralità l'atteggiamento di aziende che, come prima reazione, dopo aver ricevuto molte misure di sostegno in questi due anni, hanno pensato di scaricare su cittadini e lavoratori gli ulteriori costi degli aumenti. Ci domandiamo se ancora esiste una responsabilità sociale delle imprese e chi dovrebbe esercitarla. Le associazioni datoriali, che dovrebbero rappresentare le istanze del mondo imprenditoriale, in realtà non esercitano alcuna influenza sulle aziende, che evidentemente possono decidere senza alcun criterio sociale, senza sentirsi quantomeno in difetto rispetto al proprio Paese, di scaricare i problemi su lavoratori e lavoratrici, nonché su cittadini e pensionati", aggiunge il dirigente sindacale.

"A pagare, insomma, sempre gli stessi, anche quando, come nel caso del commercio, le aziende si sono arricchite e continuano ad accrescere il proprio patrimonio. In più, alcune condizioni di forte disagio e sfruttamento di lavoratrici e lavoratori sono diventate insostenibili. Si pensi ai tanti dipendenti Eurospin Sicilia spa, che lavorano con un contratto part time e sono stati ingiustamente trasferiti a diversi chilometri di distanza da casa. Noi li stiamo sostenendo in una battaglia di dignità; molti di loro stanno pensando di lasciare il lavoro, perché non ce la farebbero a guadagnare uno stipendio dignitoso. Al danno, insomma si aggiunge la beffa. Nei prossimi giorni, metteremo in campo iniziative di mobilitazione, proprio per richiamare l'attenzione delle istituzioni sulla grave condizione in cui versano i dipendenti e le loro famiglie, ma soprattutto per richiamare le imprese alla propria responsabilità sociale", conclude il sindacalista.