Interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni. Interventi anche sul Codice degli appalti, che garantiscano attuazione e massimo impatto agli investimenti. E poi: una legge annuale per il mercato e la concorrenza con misure relative a ambiti specifici di mercato, come reti digitali e infrastrutture strategiche, energia elettrica e gas, porti e impianti di gestione e trattamento dei rifiuti. È una delle “riforme” previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo. Ed è anche uno dei capitoli che destano le maggiori perplessità.

Per la Cgil, che analizza il capitolo nelle sue Valutazioni complessive sul Pnrr, “si tratta di provvedimenti particolarmente delicati per le ricadute sul lavoro, sulla sua qualità, sul possibile depotenziamento dei servizi pubblici a favore delle imprese e per la necessaria prevenzione della corruzione e illegalità. Il miglioramento dell’efficacia e della qualità della regolazione, se in linea di principio è un obiettivo condivisibile, non deve incidere negativamente sui diritti dei lavoratori già riconosciuti nella nostra legislazione con ulteriori norme di garanzia”. Non va quindi ridotto il gold plating (ossia l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive comunitarie), e ogni decisione “deve essere preceduta da un serrato confronto” con i sindacati.

Codice degli appalti: la preoccupazione è alta
Nella partita che riguarda semplificazione e contratti pubblici, la Cgil ritiene “condivisibili gli obiettivi e le azioni di efficientamento indicate che non richiedono provvedimenti legislativi (cabina di regia per il coordinamento della contrattualistica pubblica, riduzione del numero e qualificazione delle stazioni appaltanti, potenziamento del database gestito dall’Anac, digitalizzazione delle procedure dei centri di committenza e interoperabilità dei relativi dati)”. Ma la vera, “grande preoccupazione” riguarda le linee di modifica al Codice degli appalti.

Il governo prevede una prima modifica che riguarda il "rafforzamento del decreto semplificazione". Si interverrà successivamente con una Legge delega, da sottoporre al Parlamento entro il 2021, e con ulteriori decreti da adottare nei nove mesi successivi all’approvazione della legge. Ma per la Cgil “il rischio è che attraverso queste misure ‘urgenti’ venga modificata in modo peggiorativo la regolamentazione del subappalto, sostituita l'offerta economicamente più vantaggiosa con il criterio del massimo ribasso, elevate le soglie di aggiudicazione al di fuori del regime di trasparenza, rafforzate ulteriormente le procedure negoziate senza bando di gara”.

Uno scenario non accettabile, per la confederazione, soprattutto se si tiene conto del fatto che negli ultimi quattro anni - osserva il sindacato nelle sue Valutazioni al Pnrr - “è stata portata avanti una azione di delegittimazione e affossamento del Codice degli appalti, con l'effetto di determinare una situazione di vera e propria deregolamentazione”. Ulteriori ‘semplificazioni’ rischiano di portare a un “un vero e proprio blocco del sistema”.

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Valutazione di impatto ambientale (Via): perché una nuova Commissione?
È quanto si chiede la Cgil: il governo prevede di sottoporre le opere previste dal Pnrr a una “Commissione dedicata” che rilascerà una speciale Via statale per velocizzazione i tempi. “La necessità di velocizzare i tempi è senz’altro condivisibile - osserva il sindacato - ma non ci sembra che istituire una nuova Commissione sia la soluzione. Sarebbe piuttosto auspicabile potenziare il funzionamento della Commissione Via procedendo all’assunzione di personale tecnico in numero adeguato”.

Legge annuale sulla concorrenza: impostazione superata
Il Pnrr rilancia anche un vecchio progetto riguardo a una legge annuale sulla concorrenza. Il tutto, però, in una “preoccupante” continuità “con gli insuccessi delle politiche di mercato” degli ultimi anni, e senza tenere conto “delle necessità di un maggiore ruolo dello Stato per orientare in termini di sostenibilità e coesione sociale/territoriale la fase che si aprirà dopo la pandemia”, osserva la Cgil.

La razionalizzazione del regime delle concessioni in materia idroelettrica è invece “positiva”, per il sindacato, mentre “occorre prestare attenzione alle previste (entro il 2022) riforme dei servizi pubblici locali e del sistema rifiuti affinché siano salvaguardati la qualità dei servizi e dell’occupazione oltre alla necessaria attenzione allo sviluppo industriale delle relative filiere e al ruolo degli attori istituzionali pubblici locali soprattutto nel Mezzogiorno”.

Bocciata, infine, la piena liberalizzazione del mercato elettrico attraverso il passaggio al mercato libero: per la Cgil “va in direzione contraria alla necessità di assicurare le opportune tutele sulle politiche tariffarie”. Il superamento del mercato a maggior tutela “porrebbe fine alla funzione di servizio pubblico svolta dall’Acquirente unico senza garanzie equivalenti e con la concreta possibilità di una crescita delle tariffe per oltre 17 milioni di utenti che ancora oggi sono nel mercato tutelato”.