“Questa è una lotta di tutto il sindacato sardo, perché è inaccettabile che Eni possa disimpegnarsi rispetto alla responsabilità di assicurare una traiettoria industriale moderna ai propri impianti nell’Isola”: così il segretario generale Cgil Sardegna Michele Carrus, stamattina, 7 gennaio, davanti ai cancelli dell'impianto del cloro di Macchiareddu, insieme ai lavoratori in sciopero per scongiurare la vendita dello stabilimento e garantire la continuità produttiva.

Il dirigente sindacale ha chiesto un intervento urgente da parte della Regione: “Deve svolgere il proprio ruolo – ha detto - non limitarsi a fare da spettatrice, davanti a scelte che riguardano il destino produttivo e occupazionale del territorio e di tutta la Sardegna”. La Cgil sollecita, quindi, il Presidente e la Giunta regionale affinché si facciano promotori di un confronto, insieme al governo nazionale, con il sindacato e l’azienda ai massimi livelli, in cui fare il punto della situazione e definire le linee di un accordo di programma che individui i settori e gli investimenti che Eni deve realizzare in Sardegna.

“L’obiettivo deve essere lo sviluppo di attività innovative, che rappresentano un punto avanzato degli impegni già presi da Eni nei confronti dell’Isola - ha spiegato il leader Cgil, facendo riferimento “a impianti come la chimica verde a Porto Torres, sui quali Eni ha avviato una trasformazione, che però è ancora in stallo, e ad altri che sono stati dismessi senza alternative, come a Sarroch o ad Ottana, o sui quali esistono progetti che non possono restare sulla carta, come nel sistema industriale di Macchiareddu, da cui il gruppo non si può disimpegnare ulteriormente”.

Per la Cgil, il ruolo di Eni è fondamentale nello sviluppo dei settori produttivi e nella creazione di filiere tecnologicamente avanzate in tutta l'Isola. “Un ruolo importante e strategico, al quale non vogliamo rinunciare - conclude il sindacalista -, che non si esaurisce nella cessione di asset a terzi qualsiasi né nell’adozione di ammortizzatori per gli addetti, ma richiede un confronto che coinvolga le istituzioni e le parti sociali nella loro dimensione complessiva”.