Luoghi dove i lavoratori possano trovare postazioni, servizi, accoglienza. Punti di incontro e scambio, dove chi opera in solitudine o a distanza riconquisti condivisione, anche coloro che sono in strada come i rider e i fattorini della logistica. Posti attrezzati e accessibili che animino la città nelle periferie, promuovendo una smart society che riporti al centro della vita le persone e i loro diritti anziché gli utenti di app, le relazioni da costruire e gli spazi da riempire. Sono le Officine territoriali, l’idea di smart working targata Cgil Milano e contenuta nel “Piano per la ripresa, l’innovazione e lo sviluppo”, un pacchetto di proposte presentate dalla Camera del lavoro metropolitana nel confronto con città e comune per fronteggiare una crisi economica e sociale “che si prospetta non breve, profonda e potenzialmente pericolosa anche per la stessa tenuta democratica del Paese”, si legge nel documento.

Punto di partenza, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che, come da indicazioni europee, punta sulla transizione ecologica e la sostenibilità, l’innovazione digitale e la competitività, su politiche inclusive e di tutela del lavoro, investendo in formazione e riqualificando la pubblica amministrazione. “Da questo punto di vista, Milano è un osservatorio privilegiato e un laboratorio sui processi di riorganizzazione e digitalizzazione del lavoro e della società – spiega Massimo Bonini, segretario generale della Camera del lavoro -. Qui lʼinnovazione è una leva strategica per lo sviluppo ma è anche portatrice di rischi e paure che richiedono governo pubblico, adeguata formazione e condivisione contrattata, in unʼottica di allargamento delle opportunità per tutti e di inclusione sociale”.

Non a caso, la città della Madonnina è la più smart d’Italia per infrastrutturazione tecnologica e per produzione di dati e informazioni, che sono una nuova forma di ricchezza. Qui in tempo di pandemia lo smart working sta svuotando le strade e il territorio, sta azzerando la socialità. “Per venire incontro alle esigenze dei lavoratori costretti a casa dalla crisi sanitaria, che come abbiamo visto dalle ricerche e dalle cronache si ritrovano nel tinello insieme a tre figli che fanno scuola in didattica a distanza, abbiamo presentato la proposta delle Officine – prosegue Bonini -. Luoghi di coworking per autonomi e partite Iva, per dipendenti in smart e per rider, con i servizi classici, guardiania, pulizia, ristorazione. Ma non nel centro della città, bensì nelle periferie e nell’hinterland, da raggiungere in bicicletta o con il mezzo pubblico, nei pressi delle fermate della metropolitana. Una collocazione che riduca le distanze, abbatta gli spostamenti, contribuisca a riprogettare gli orari”.

Un’idea di coworking diversa da quella che ha preso piede a Milano, dove il fenomeno ha raggiunto quota 91, posti scenografici e lussuosi che della condivisione e inclusione hanno ben poco. “Noi invece pensiamo a luoghi dove i lavoratori si ritrovano, il rider ha a disposizione uno spogliatoio, può fare una doccia, mangiare e magari trovare anche un’officina per il suo scooter o la sua bici – continua il segretario della Camera del lavoro -. E, perché no, si fa attività sindacale, formazione sul bilancio, consulenza previdenziale, come accade nel nostro Worx rivolto alle partite Iva”. La Officine territoriali sono dunque un tassello per costruire una nuova società dove la digitalizzazione diventa parte di un progetto di costruzione di socialità, strumento trasparente e democratico al servizio dei cittadini, per transitare dalla smart city a beneficio di pochi, alla smart society autenticamente aperta a tutti.