È una settimana di fuoco per le carceri italiane. Mentre è ancora fresca la notizia dei pestaggi da parte di 300 poliziotti a danno dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere del 6 aprile scorso, oggi (mercoledì 30 settembre) si protesta davanti alla casa circondariale di Trani. L'amministrazione penitenziaria ha deciso di procedere all'apertura di due piani del nuovo padiglione detentivo, senza aver provveduto alla necessaria integrazione del personale penitenziario e civile, né aver chiuso la vecchia Sezione blu.

“Non è accettabile che si costringano i detenuti a vivere in una situazione di fatiscenza e i poliziotti penitenziari a lavorare in condizioni degradanti”, denunciano in una nota i sindacati Sappe, Osapp, Cgil, Cisl, Uil e Uspp. Perché fatiscente è la Sezione blu del carcere, celebre dagli anni Ottanta, quando ospitava in regime di massima sicurezza alcuni esponenti delle Brigate Rosse. A quel tempo, le celle con bagno a vista – per di più adiacente il tavolo su cui consumare il pasto – non destavano scalpore. Oggi, invece, sono giustamente additate come misure irrispettose della dignità della persona. Dignità che non contribuiscono a tutelare i fattori causati dalla mancata manutenzione: “pareti inzuppate di muffe e annerimenti, tubazioni fradice”. A testimoniarlo già quattro mesi fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno è stato Fedele Ruggiero Pastore, dirigente nazionale della Federazione sindacati autonomi – Coordinamento nazionale di polizia penitenziaria.

Per questo, le sigle sindacali chiedono da tempo che il reparto blu venga chiuso e che le persone attualmente detenute siano trasferite nel nuovo padiglione adiacente. Ma Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell'Ufficio detenuti e trattamento del Dap (dipartimento di amministrazione penitenziaria) di Roma, fa sapere che per quel reparto non è prevista nessuna chiusura, bensì una ristrutturazione, da realizzarsi nel 2021. I detenuti attualmente residenti resteranno lì, perché il padiglione di fresca inaugurazione servirà “ad alleggerire gli istituti di pena di Bari e Lecce”.

Una volta che il nuovo plesso sarà entrato in funzione per intero, il personale penitenziario di Trani verrà implementato di 44 unità (comunque meno delle 50 richieste dai sindacati). Peccato che a un giorno dall'apertura non sia pervenuto ancora nemmeno un nuovo agente. Nessun accenno alla carenza, ancora più drammatica, degli educatori che “sono rimasti in tre a coprire 300 persone”, dichiara la segretaria generale della Fp Cgil locale Ileana Remini. Una carenza pesantissima per la Puglia, regione con un tasso di affollamento delle strutture detentive pari al 50%, a fronte di una media nazionale che si attesta intorno all'8%.