È stata dura, durissima in questi mesi, ma la Toscana ha cercato di resistere e ora spuntano i primi segnali di una ripresa economica: un’occasione da non perdere. Come? Le ricette cambiano secondo i candidati alla presidenza della Regione e dei partiti che li sostengono. La parola agli elettori per le regionali del 20 e 21 settembre. Se infatti export e turismo sono stati la ciambella di salvataggio della Toscana durante il maremoto della crisi 2008-2014, ora, nella crisi aperta dalla pandemia, proprio export e turismo (soprattutto quello nelle città d’arte) sono stati tra i settori più colpiti. Non parte quindi in discesa la strada. Tanto più che col Covid i depositi sono cresciuti e gli impieghi calati. Tradotto: non si spende, non si consuma, non si investe ma si risparmia. E vale sia per le famiglie che per le imprese.

Ma iniziano ad arrivare segnali incoraggianti. Come nel settore delle costruzioni, che storicamente può fare da traino agli altri. Infatti, dopo il crollo dovuto al lockdown, in Toscana l’Ires certifica che c'è un trend di ripresa nei numeri dei lavori pubblici e privati (più 7,6% a luglio, più 38,5 ad agosto), delle ore lavorate in edilizia - che a giugno sono ritornate ai valori del 2019 -, degli impieghi bancari in edilizia, che sono cresciuti del 2,5% a giugno. Inoltre, le opere e gli interventi per le infrastrutture e la mobilità, contenute nell'allegato al Def Italia Veloce, possono generare in Toscana fino a 286 mila posti di lavoro, di cui il 31% nelle costruzioni.

Certo, si viene da un lockdown, in cui si è registrato un ricorso di dimensioni gigantesche agli ammortizzatori sociali. E i dati Irpet (l’istituto di ricerca della Regione) parlano chiaro: la previsione di caduta del Pil a fine anno va oltre il 10% e se le cose andranno bene si arriverà a recuperarne un 4- 5% nel 2021, mentre si tornerà al Pil del 2007 (quello pre-crisi) solo nel 2030, a meno che si usino come slancio i fondi che possono arrivare dall’Europa .È chiaro che non c’è tempo da perdere.

Cosa fare quindi? Per la Cgil la stella cometa da seguire è il “Patto per lo sviluppo” siglato circa un anno fa tra Regione, sindacati, categorie economiche e sociali e poi aggiornato. Un’intesa che prevede impegni su infrastrutture, economia circolare, innovazione e 4.0, digitale, investimenti, politiche giovanili, sostegno al credito e lancio del marchio “Toscana” per aiutare lo sviluppo della regione e la presenza sui mercati internazionali delle piccole e medie imprese. Nel dettaglio, sono oltre 8 i miliardi di investimenti: secondo le stime dell’Irpet, contribuirà a creare 110 mila nuovi posti di lavoro in cinque anni, con una media di 20 mila occupati in più all’anno.

Sui contenuti di questo Patto, sull’esigenza di dargli gambe, la Cgil sta incalzando i candidati alla presidenza della Regione, cui Enrico Rossi ha lasciato all’ultimo in dote un modello di gestione dell’emergenza Covid giudicato positivamente da più parti. Il candidato del centrosinistra Eugenio Giani (nome di lunga esperienza amministrativa tra Firenze e la Regione) si pone in continuità ed evoluzione del cosiddetto modello toscano e dovrà guardarsi dalla candidata del centrodestra Susanna Ceccardi (salita alla ribalta nel 2016 per essere diventata a sorpresa sindaca di Cascina, nel pisano, carica lasciata dopo tre anni per occupare un seggio al Parlamento europeo), che mira a conquistare una regione mai stata in mano alle destre. Due profili, due modelli di politica, due mondi agli antipodi su Europa e uso dei fondi europei, sovranismo, accoglienza, welfare, sanità, sviluppo, antifascismo, diritti: per i sondaggisti la sfida è tra loro due. In campo ci sono, per nulla rassegnati a svolgere un ruolo secondario, anche Irene Galletti (Cinque Stelle), Tommaso Fattori (Sì Toscana a Sinistra), due partiti d’ispirazione comunista e un’altra lista (Movimento 3V).

La Cgil si rivolge ai candidati alla presidenza della Regione presentando i suoi temi cardine: lavoro di qualità, welfare, difesa e rafforzamento della sanità pubblica, infrastrutture, investimenti pubblici, industria 4.0, ambiente. E ancora, intercettare sì i fondi europei che paiono in arrivo, ma niente assalto alla diligenza: vanno prodotte progettazioni mirate secondo scopi precisi. Il tutto nell’ottica di andare verso un nuovo modello di sviluppo, un modello ambientalmente e socialmente sostenibile, all’interno di un’economia sempre più circolare. In tal senso, i sindacati confederali regionali in maniera unitaria hanno lanciato un manifesto-appello ad hoc a chi si candida a governare la Regione nei prossimi cinque anni. Staremo a vedere.