La nuova recrudescenza della pandemia in molte parti del mondo è alimentata dalle varianti
The New York Times, 1° luglio 2021

Aumenta la variante Delta altamente contagiosa e i paesi che speravano di aver superato il peggio del Covid-19 sono colpiti nuovamente. L’incubo ritorna. In Indonesia, si scavano le fosse durante la notte, mentre l’ossigeno e i vaccini scarseggiano. In Europa, i paesi stanno chiudendo nuovamente le porte, si ritorna alla quarantena e ai divieti di viaggiare. In Bangladesh, i lavoratori del settore dell’abbigliamento in fuga da un imminente confinamento quasi sicuramente stanno per seminare un’altra ondata di coronavirus nei loro villaggi poveri.

In paesi come la Corea del Sud e Israele, che sembravano aver ampiamente sconfitto il virus, sono nati nuovi ceppi virali. I funzionari della sanità in Cina hanno annunciato, lunedì, che sarà costruito un grande centro per la quarantena con 5.000 stanze per contenere i viaggiatori internazionali. L’Australia ha ordinato a milioni di persone di restare a casa.

Dopo un anno e mezzo dalla diffusione nel mondo del virus con un’efficienza esponenziale, la pandemia sta nuovamente aumentando in veste aree del mondo, provocata largamente dalle nuove varianti, soprattutto la variante Delta altamente contagiosa individuata in India. Dall’Africa all’Asia, i paesi soffrono a causa del record registrato dei contagi e dei decessi per Covid-19, mentre i paesi più ricchi con alti tassi di vaccinazione hanno abbassato la guardia, rinunciando ad indossare obbligatoriamente le mascherine e godendosi la vita che torna alla normalità.

Gli scienziati ritengono che la variante Delta possa essere doppiamente trasmissibile rispetto al coronavirus originale, e la possibilità di contagiare le persone che sono state parzialmente vaccinate ha allarmato i funzionari della sanità pubblica. Le popolazioni non vaccinate, che siano in India o nello Stato dell’Indiana, potrebbero fungere da incubatori per le nuove varianti che potrebbero svilupparsi in modi del tutto inaspettati e pericolosi, mentre la variante Delta dà origine a quello che i ricercatori indiani chiamano Delta Plus. Ci sono anche le varianti Gamma e Lambda.

“Corriamo per contrastare la diffusione delle varianti del virus”, ha detto il professor Kim Woo-joo, infettivologo presso la Korea University Guro Hospital di Seul.

Il dibattito politico in corso dalla Malesia alle Seychelles, che verte sull’introduzione o meno dei confinamenti e delle mascherine obbligatorie, sta echeggiando nei paesi che hanno maggiori risorse e sono pieni di vaccini. I funzionari della sanità della Contea di Los Angeles, dove i contagi dovuti alla variante Delta stanno aumentando, ha chiesto lunedì ai residenti, persino a quelli vaccinati, di indossare le mascherine al chiuso. (Molti scienziati, però, dicono che le mascherine non sono necessarie nelle aree dove il virus non è diffuso).

Ma, mentre le nuove immagini che vengono dal Nepal o dal Kenya relative alle terapie intensive stracolme ed ai medici in fin di vita fanno riaffiorare in occidente ricordi terribili, non è chiaro se queste siano immagini anticipatrici del futuro.

La maggior parte dei vaccini esistenti sembrano essere efficaci contro la variante Delta, e una ricerca iniziale indica che coloro che sono stati contagiati dovrebbero essere contagiati in modo lieve o essere sintomatici. Ma persino nei paesi più ricchi, fatta eccezione di una manciata di paesi con una popolazione di piccole dimensioni, meno della metà della popolazione ha ricevuto la vaccinazione completa. Secondo gli esperti, la diffusione delle nuove varianti richiede tassi di vaccinazione molto più alti e l’adozione di precauzioni continue per poter controllare la pandemia.

Il fumo che proveniente ancora dai forni crematori nei paesi meno abbienti ha evidenziato il divario esistenti tra i paesi ricchi e i paesi poveri. Le vaste disuguaglianze presenti nello sviluppo economico, nei sistemi sanitari e, nonostante le promesse fatte dai capi di Stato e di Governo nel mondo, nell’accesso ai vaccini hanno reso l’ultima ondata del coronavirus più grande e più letale.

“I paesi sviluppati hanno utilizzato le risorse disponibili perché dispongono di risorse proprie e vogliono proteggere prima la loro popolazione”, ha affermato Dono Widiatmoko, docente senior di assistenza sanitaria e sociale presso l’Università di Derby e membro dell’Associazione indonesiana per la sanità pubblica. È naturale, ma se la si guarda dal punto di vista dei diritti umani, ogni vita ha lo stesso valore”.

I funzionari della sanità pubblica continuano a ripetere, e la pandemia continua a dimostrarlo, che nessuna parte al mondo è sicura. 

La variante Delta ha devastato questa primavera l’India, quando la pandemia ha provocato la morte di oltre 200.000 persone, un dato ufficiale che è sembrato troppo basso, paralizzato l’economia, superato i confini nazionali, contagiando gli scalatori sul Monte Everest, i manifestanti in favore della democrazia in Myanmar e i viaggiatori nell’aeroporto Heathrow di Londra. Oggi, la variante è stata rilevata in almeno 85 paesi ed è il ceppo dominante in parti dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa.

L’aggressiva trasmissibilità della variante è in piena espansione in Indonesia, nel quarto paese più popoloso del mondo.

Nel mese di maggio, i contagi si trovavano al punto più basso da quando il paese è caduto nella morsa della pandemia lo scorso anno. Alla fine di giugno, l’Indonesia registrava casi record, mentre la variante Delta si diffondeva dopo una vacanza realizzata da viaggiatori di religiosi sparsi in tutto l’arcipelago. La Federazione Internazionale della Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa ha avvertito lunedì che il paese si trova “sull’orlo della catastrofe”.

Meno del 5% di indonesiani è stato vaccinato completamente, e gli operatori sanitari in prima linea sono stati vaccinati con il vaccino cinese Sinovac, che potrebbe essere meno efficace di altri vaccini. Almeno 20 medici indonesiani che hanno ricevuto le due dosi di vaccino Sinovac sono deceduti. Mentre i paesi occidentali che accumulano i vaccini più potenti, paesi come l’Indonesia e la Mongolia non hanno altra scelta se non quella degli abbondanti vaccini cinesi.

Le autorità di Hong Kong hanno sospeso la settimana scorsa i voli dall'Indonesia, e a partire dal 1° luglio faranno lo stesso con i voli dalla Gran Bretagna.

Il Portogallo ha cercato a maggio di far riprendere l’industria del turismo accogliendo di nuovo i turisti in cerca di sole provenienti dalla Gran Bretagna, nonostante i bollettini sulla diffusione della variante Delta. Il governo britannico ha istituito in poche settimane la quarantena per i viaggiatori provenienti dal Portogallo, inclusi i vacanzieri di ritorno.

Con i contagi della variante Delta in forte aumento, Lisbona è stata confinata nel fine settimana, e la Germania ha ritenuto il Portogallo "zona di variante del virus". Ora il Portogallo ha rinunciato ad accogliere turisti e sta chiedendo ai viaggiatori britannici non vaccinati di fare la quarantena.

Alcuni albergatori portoghesi sono scoraggiati. La proprietaria di una pensione, Isabel Pereira, ha detto che metà delle sue prenotazioni sono state cancellate, e dice di comprendere le preoccupazioni dei turisti. Ha detto: "Purtroppo non posso nemmeno dire loro con certezza cosa aspettarsi domani, figuriamoci la prossima settimana".

Per altri paesi, il passato si sta ripetendo ad una velocità accelerata.

Gli scienziati in Bangladesh hanno riscontrato che quasi il 70% dei campioni di coronavirus della capitale, Dhaka, prelevati tra il 25 maggio e il 7 giugno, appartengono alla variante Delta. I tassi di positività dei test sul coronavirus di questa settimana sono oscillati attorno al 25%, rispetto al 2% negli Stati Uniti.

Il Bangladesh ha registrato mercoledì il numero più alto di contagi giornalieri. I numeri sembrano destinati a salire con il ritorno dei lavoratori migranti nei loro villaggi prima del confinamento nazionale del 1° luglio, esponendo, così, queste comunità al virus.

Il confinamento del paese significa che tutte le reti di trasporto pubblico nazionale saranno sospese e tutti i negozi rimarranno chiusi per almeno una settimana. Ma con l'economia del Bangladesh, basata sull'esportazione, colpita dalla pandemia, il governo ha rinunciato a ridurre al minimo l’attività nelle fabbriche di abbigliamento e negli impianti.

"Sono persone che lavorano sodo", ha detto Mohammed Nasir, l'ex vicepresidente della Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association. "Il loro sistema immunitario è più forte".

Se la storia delle pandemie avesse dei precedenti, i quartieri sovraffollati, proprio come le prigioni o i raduni religiosi di massa, si trasformerebbero in capsule di Petri per l’aumento dei contagi.  Però, molti lavoratori del settore dell'abbigliamento vogliono disperatamente mantenere il loro lavoro, specialmente in vista dei bonus annuali che arriveranno presto.

Nonostante le promesse di vari paesi e delle organizzazioni internazionali, le forniture di vaccini al Bangladesh sono state insoddisfacenti. Meno del 3% dei bangladesi è stato vaccinato completamente.

“Stiamo lavorando per creare un equilibrio", ha detto Nasir, "tra la vita e i mezzi di sostentamento".

Per leggere l'articolo originale: Pandemic Surges Again in Many Parts of the World, Fueled by Variants


La temuta legge sulla sicurezza affligge Hong Kong
El Pais, 1° luglio 2021

La legge voluta da Pechino compie un anno. Sono state arrestate 117 persone, sono stati chiusi i principali media dell'opposizione ed è stata imposta l'autocensura. "Il testo della legge favorisce il clima di paura" è la denuncia di Amnesty International. Una cinquantina di attivisti e politici sono in carcere per aver preso parte alle primarie. Se si fosse in un’altra situazione, le strade del centro di Hong Kong si riempirebbero il 1° luglio con un'enorme marcia di protesta, la più grande dell'anno.   Decine di migliaia di persone avrebbero marciato lungo i centri commerciali e davanti agli uffici più rappresentativi di quasi tutte le cause, per l'agricoltura biologica e contro i prezzi alti degli alloggi. Ma soprattutto, e in particolare negli ultimi anni, avrebbero marciato contro il governo autonomo, contro Pechino, e a favore delle libertà nell'enclave. Questa manifestazione appartiene al passato. Quest'anno, però, nelle stesse strade sventolano un numero maggiore di bandiere rosse, la bandiera nazionale della Cina, con la falce e martello gialla del Partito Comunista, che ieri ha compiuto 100 anni.

Da quando l'Assemblea nazionale di Pechino ha approvato questa norma, il 30 giugno 2020, sono state arrestate 117 persone con accuse previste nel testo di legge, di queste almeno 64 sono state accusate formalmente. Il principale giornale dell'opposizione, Apple Daily, è stato chiuso a causa delle pressioni. Una cinquantina tra i principali attivisti e politici a favore della democrazia che avevano partecipato alle primarie sono in carcere, mentre quelli ancora in libertà hanno scelto di ridurre al minimo le loro attività e le dichiarazioni pubbliche. Migliaia di persone hanno scelto l'esilio. Gli effetti della legge hanno iniziato a farsi sentire immediatamente. La legge è stata approvata con una rapidità insolita al fine di porre fine a un anno di proteste di massa nell'enclave contro Pechino. Le autorità di Hong Kong avevano assicurato che la legge non avrebbe avuto effetti retroattivi. Il capo dell'esecutivo Carrie Lam disse che gli effetti della legge avrebbero riguardato solo un numero molto piccolo di persone. Invece, il 1° luglio scorso, nel primo giorno dell’entrata in vigore della legge, venivano arrestati una decina di cittadini in base alla nuova legge. La scorsa settimana è iniziato il processo contro il primo dei cittadini arrestati, Tong Ying-kit, accusato di essersi schiantato con una moto contro un gruppo di poliziotti mentre sventolava una bandiera con slogan a favore dell’indipendenza ("Liberate Hong Kong, la rivoluzione della nostra epoca", era lo slogan delle manifestazioni del 2019). " La legge sulla sicurezza nazionale in un anno ha portato Hong Kong a diventare uno stato di polizia e ha creato una situazione di emergenza per i diritti umani per coloro che vi vivono", ha detto Yamini Mishra, direttore regionale per l’Asia e il Pacifico di Amnesty International. " La legge ha colpito ogni parte della società di Hong Kong, dalla politica alla cultura, all'educazione e ai media, e ha favorito un clima di paura che costringe i residenti a pensare due volte a ciò che dicono, a ciò che twittano e a come vivere la loro vita". La legge punisce con l'ergastolo per aver commesso quattro reati, tutti definiti in termini vaghi: "indipendenza", "terrorismo", "sovversione dei poteri dello Stato" e "collusione con forze straniere".

Il trasferimento della sovranità ha, inoltre, limitato le protezioni concesse agli imputati ed esteso i poteri delle forze di sicurezza in questa enclave dove, almeno in teoria e secondo gli accordi presi con il Regno Unito prima del trasferimento della sovranità nel 1997, la Cina concede libertà che non esistono nel resto del suo territorio, almeno fino al 2047. La chiusura del quotidiano di opposizione Apple Daily a giugno, dopo l'arresto del proprietario, il milionario Jimmy Lai, e dei principali dirigenti, è stata la conseguenza più visibile della legge fino a questo momento. Gli altri media si sono affrettati a rimuovere articoli e rubriche dai loro archivi, in seguito all’utilizzo di circa 30 articoli, nei quali si chiedevano sanzioni internazionali contro Hong Kong, contro i dirigenti dell'Apple Daily, ritenuti dalle accuse una "collusione con forze straniere". L'autocensura si è fatta sentire anche sui social media, dove numerosi account personali sono scomparsi o sono stati cancellati i commenti. I cittadini temono che l'uso della sicurezza nazionale possa aumentare. Subito dopo la chiusura del quotidiano Apple Daily, il segretario alla sicurezza John Lee è stato promosso a numero due del governo autonomo. Il capo della polizia, Chris Tang, ha preso il suo posto.

Il capo dell’ufficio per la sicurezza nazionale di Pechino a Hong Kong, Zheng Yanxiong, parlando alla rivista filocinese East Week, ha segnalato che la prossima vittima potrebbe essere l’indipendenza della magistratura, uno dei pilastri della libertà di Hong Kong. Zing ha dichiarato che i tribunali locali ricevono dall’Assemblea Nazionale a Pechino il permesso di lavorare. Prendono, quindi, decisioni sui processi conformemente alla “volontà nazionale e agli interessi della Cina”, o “perderanno, altrimenti, la base giuridica ad operare”.

Per leggere l'articolo originale: La temida ley de seguridad atenaza a Hong Kong


La pandemia del Covid-19 aggrava la situazione dei lavoratori domestici in Bangladesh
Inter Press Service, 30 giugno 2021

Rani Akter ha un figlio di 5 anni, lavora come aiutante domestica nell’area Zikatola di Dhakha. Quando scoppiò la pandemia del coronavirus in Bangladesh lo scorso marzo, i suoi datori di lavoro le chiesero di non andare a lavorare presso di loro per timore del contagio. “Ho perso il lavoro in tre case, una dopo l’altra, è stato un incubo per me. I miei datori di lavoro ricchi non mi permettevano di entrare nelle loro case perché pensavano che potessi essere portatrice del virus invisibile”, racconta Akter.

Anche il marito di Akter ha perso il lavoro a causa del confinamento provocato dal Covid-19 e la famiglia è caduta in disgrazia. “Non sapevamo dove andare. Avevamo una casa a Mehendiganj nel distretto costiero di Barishal, ma l’erosione della riva delle sponde del fiume ha inghiottito la nostra casa otto anni fa. Per questo motivo stiamo stati costretti a restare in città”.

Akter ha iniziato a bussare alle porte delle case, in cerca di lavoro, ma senza riuscirvi. “Non abbiamo ricevuto né aiuti dal governo e né assistenza in danaro. Ma abbiamo dovuto sopravvivere ed è per questo che all’inizio stavamo sostenendo le spese familiari con i nostri risparmi. E quando i risparmi sono finiti, abbiamo iniziato a chiedere prestiti ai nostri parenti. Abbiamo preso in prestito già 471 dollari. Stiamo prendendo in prestito dai nostri vicini tra i 58$ e i 79$ al mese per poter pagare gli alimenti e l’affitto”.

Racconta che la sua famiglia vive nei debiti e non sa quando questa sofferenza finirà.

Shahana Akter ha 20 anni, è una madre single che lavora come aiuto domestico nella città di Netrakona, anche lei ha perso il lavoro quando è iniziata la pandemia, ma è più fortunata. Racconta che quando ha perso il lavoro, non sapeva come sarebbe riuscita a sopravvivere con il figlio di cinque senza risparmi messi da parte. Ma è stata abbastanza fortunata perché ha trovato un nuovo lavoro dopo due mesi di confinamento.

Milioni di lavoratori domestici hanno perso il loro lavoro a causa del Covid-19. Non ci sono dati sul numero di lavoratori domestici in Bangladesh, ma, secondo il segretario aggiunto del ministro del lavoro e dell’occupazione del Bangladesh, Rezaul Haque (dell’ala laburista), il 95% degli aiutanti domestici è rappresentato da donne e ragazze. Il Bangladesh aveva quattro milioni di lavoratori domestici in un paese che conta una popolazione di 163 milioni di abitanti.

Un recente studio del Sindacato Nazionale delle Domestiche (NDWWU) ha rivelato che i lavoratori domestici sono tra i 2.2 milioni e i 2.5 milioni, dei quali il 60% circa, ossia 1.5 milioni, vive fuori casa e il restante 40% vive presso i loro datori di lavoro.

Secondo il segretario generale del sindacato, Murshida Akter Nahar, quando è scoppiato il coronavirus in Bangladesh nel marzo del 2020, molti lavoratori domestici hanno perso il lavoro senza preavviso e senza ricevere i salari dovuti. Si stima che a partire dal marzo del 2020, 1.2 milioni di lavoratori, che ve fuori casa, abbiano perso il lavoro. “E molti aiutanti domestici sono stati obbligati dai loro datori di lavoro a lasciare la casa dove lavoravano, finendo a vivere una vita miserabile durante il periodo del confinamento dello scorso anno. Non hanno un tetto sotto cui rifugiarsi e non hanno cibo da mangiare nella città di Dhakha. Per questo motivo molti di loro sono stati costretti a lasciare la città”.

Molti lavoratori sono ritornati in città quando l’infezione del Covid-19 si è ridotta, nella speranza di essere riassunti dai loro vecchi datori di lavoro. Ma la maggior parte di loro non è stata riassunta. Nahar racconta che questi aiutanti domestici che sono riusciti a trovare lavoro, hanno perso il lavoro quando la situazione a causa del coronavirus ha iniziato nuovamente a peggiore questo marzo. “Ma non hanno ricevuto sufficiente sostegno dal governo”. Molti lavoratori hanno iniziato a mendicare, e nelle strade della città c’è stato un aumento rapido dei mendicanti.

Mahmuda Begum ha 40 anni, vive in una casa di piccole dimensioni in affitto nell’area Zikatola della città dove ha lavorato come aiutante domestica. Quando è scoppiata la pandemia ha perso il lavoro da un giorno all’altro.

“Ho perso la mia unica possibilità di sostentamento a causa del Covid-19. Ho speso tutti i risparmi che avevo. Ora non ho soldi per pagare l’affitto di casa (58 dollari) o per comprare il cibo e altri beni di prima necessità. Ecco perché non avevo altra scelta se non quella di farmi prestare danaro con interesse alto”, racconta Begum. Begum, vedova e madre di due figli, racconta di non aver pagato l’affitto da quattro mesi e la sua famiglia soffre la fame perché non può mangiare tre volte al giorno. Il settore del lavoro domestico non è regolamentato

Gli organismi che si occupano dei diritti hanno chiesto di ratificare la Convenzione ILO n° 189 e l’attuazione della politica di protezione dei lavoratori domestici. Nel 2015, il governo bengalese ha adottato una politica per la protezione dei lavoratori domestici e l’assistenza sociale volta a garantire i diritti dei lavoratori domestici, che dovrebbero essere in corso di registrazione. “Ma il governo non l’ha ancora implementata. Chiediamo che il governo introduca la questione del lavoro domestico nella legge del lavoro che sarà emendata”, afferma Nahar.

Il coordinatore della Rete per i Diritti dei Lavoratori Domestici, Abul Hossain, ha affermato: “All’inizio dell’imposizione del confinamento in Bangladesh, i lavoratori domestici hanno sofferto molto. Il 30% di loro ha perso il lavoro, sono stati costretti a tornare nei loro villaggi e coloro che erano in città non hanno trovato nessun lavoro. La maggior parte di loro non ha ricevuto nessun aiuto governativo”.

Molti si trovano ora in una situazione difficile perché non hanno potuto pagare l'affitto e sono caduti nella trappola del debito e questo ha causato un rapido aumento delle ostilità tra famiglie. Hossain, che è anche un dirigente sindacale, racconta che attualmente è impossibile garantire i diritti dei lavoratori domestici che dovrebbero essere inclusi in un quadro giuridico che stabilisca i loro diritti.

Haque, segretario aggiunto (dell’ala Laburista) del Ministero del Lavoro e dell'Occupazione, afferma che il governo ha distribuito assistenza in denaro e aiuti ai disoccupati preparando delle liste, dal momento che non esiste uno schema di protezione sociale specifico per i lavoratori domestici, dato che lavorano nel settore informale. Se la legge sulla protezione dei lavoratori domestici e la politica del welfare fosse approvata, afferma Haque, i diritti dei lavoratori domestici potrebbero essere stabiliti. E aggiunge: “Continuano i colloqui con le parti interessate per elaborare una legge che garantisca i diritti dei lavoratori domestici".

Per leggere l'articolo originale: COVID-19 Pandemic Exacerbates Domestic Workers’ Plight in Bangladesh


I vari fronti della crisi in Tunisia
Le Monde, 24 giugno 2021

La nuova ondata di Covid-19, le violenze della polizia, le tensioni politiche ed economiche rendono più debole il presidente del governo Hichem Mechichi. In questi ultimi giorni, mentre l’afa estiva attirava i primi bagnanti sulle spiagge della Tunisia, la condivisione delle fotografie e dei video sulla situazione sanitaria a Kairouan, situata nel centro del Paese, hanno provocato un’ondata di shock, mostrando medici esausti per l’afflusso di pazienti contagiati da Covid-19, di malati urgenti portati d’urgenza in ospedale su carri, servizi municipali sopraffatti dai funerali e manifestanti che chiedono le dimissioni del governatore.

La regione, con un tasso di positività del 50% ed una campagna vaccinale ancora embrionale, subisce in pieno la terza ondata di Covid-19, come del resto avviene in altri tre governatorati situati nel nord del Paese. Il governo tunisino ha deciso, a partire dal 21 giugno, un nuovo confinamento generale per una settimana.

La situazione a Kairouan evidenzia le carenze della gestione della crisi sanitaria, sempre più criticata, in un contesto politico e sociale esplosivo. “I dati parlano da soli. Quando (il presidente del governo) Hichem Mechichi è entrato in carica (nel settembre del 2020), il Paese contava un centinaio di morti causati dal Covid-19. Oggi si contano circa 14.000 decessi. Dobbiamo chiederci il motivo per cui non siamo riusciti a fermare in cinque mesi questa terza ondata”, si domanda l’analista politico Mahdi Elleuch.

Alcuni chiamano in causa la lentezza della campagna vaccinale, avviata a metà marzo, ma che dipendendo dai rischi dell’approvvigionamento dei vaccini, ha registrato ritardi notevoli nella distribuzione delle dosi.

“Un governo allo stremo”

La drammatica recrudescenza della pandemia non è altro che uno degli aspetti della crisi multiforme che oggi affronta il governo tunisino. Mechichi era stato criticato nel mese di gennaio per la gestione delle manifestazioni di giovani nei quartieri popolari contro la disoccupazione e l’aumento dei prezzi, che aveva causato l’arresto di circa due mila giovani.

Nei giorni scorsi, il premier tunisino, che è anche ministro degli Interni ad interim, ha dovuto affrontare anche la rabbia degli abitanti di Sidi Hassine, situata nella periferia ovest di Tunisi. La morte di un giovane avvenuta in circostanze non chiare, mentre veniva interrogato dalla polizia, e il video di un altro giovane, pestato e denudato da poliziotti, sempre nello stesso quartiere, hanno sollevato un’ondata di indignazione nella società civile.

Secondo il sociologo Aziz Krichen, il ripetersi di questi incidenti tra la polizia e i cittadini testimoniano un “governo allo stremo, incalzato dai problemi finanziari per gestire il bilancio del 2021 e sottoposto ai desideri dei finanziatori. Prepara riforme impopolari e tenta, quindi, di spezzare ogni forma di resistenza”.

Le autorità tunisine stanno trattando con il Fondo Monetario Internazionale per avere un prestito di 3.3 miliardi di euro. Tunisi deve, inoltre, iniziare questa estate a restituirei pagamenti dei prestiti, mentre il Paese non intravede la fine della crisi economica.

Trovare una via d’uscita alla crisi

Nel contempo, il rapporto con il potere legislativo, in particolare con l’opposizione, continua a diventare più teso. La presidenza del governo ha presentato a metà giugno una denuncia per violenza contro la parlamentare Abir Mussi, presidente del Partito Dasturiano Libero, (ndt, ex regime tunisino) e altri parlamentari del suo partito, che avevano interrotto l’udienza dei ministri in sessione plenaria gridando al megafono. Un attacco che va avanti da mesi con litigi nell’emiciclo e di sit-in davanti al Parlamento per chiedere le dimissioni di Rachid Ghannouchi, presidente del Parlamento e del Partito Islamista En Nahda, e le dimissioni del presidente del governo.

Hichem Mechichi è debole e non riesce a trovare alleati per dirigere un Paese in cui si sono già succeduti nove presidenti del governo dalla rivoluzione del 2011. Lo stesso presidente della Repubblica, Kais Saied, è in conflitto con il presidente del governo per il rimpasto del governo di gennaio che non approvava. Nonostante queste divergenze, il presidente della Repubblica si è riunito il 15 giugno con Hichem Mechichi e tre ex presidenti del governo per trovare una via di uscita alla crisi.

Il potente sindacato tunisino, l’Unione Generale dei Lavoratori della Tunisia (UGTT), è andato all'attacco, accusando Kaïs Saïed di proporre una propria road map e di far saltare il dialogo nazionale, iniziativa del sindacato sospesa da sei mesi a causa della mancanza di accordo all'interno della classe politica. La presidenza ha reagito immediatamente, parlando di un malinteso, senza però dissuadere l'UGTT dal chiedere elezioni anticipate.

In questa situazione politica "grottesca", la democrazia, come la descrive Krichen, sembra che si stia esaurendo. Il sociologo osserva che "Tutti ora affermano di essere vittime di un complotto", e questo minaccia le fondamenta del sistema. Nella riunione del 15 giugno, il presidente della Repubblica ha denunciato un complotto per rimuoverlo dalla carica o per assassinarlo. Questa dichiarazione ha portato all'apertura di un'inchiesta da parte della magistratura.

Il presidente aveva già affermato, nel gennaio del 2021, di essere stato il bersaglio di un attentato con l’invio di una lettera avvelenata. Secondo l'indagine condotta dal pubblico ministero, la busta sospetta non conteneva alcuna sostanza tossica. All'inizio di giugno, membri del Partito En Nahda hanno affermato che il presidente del partito, Ghannouchi, era stato minacciato di morte.

Per leggere l'articolo originale: En Tunisie, la crise sur tous les fronts

La Cina va ancora forte
The Economist, 25 giugno 2021

Il 1° luglio il Partito Comunista Cinese celebrerà il suo 100° compleanno. Si è sempre autodefinito "grande, glorioso e giusto". E mentre inizia il suo secondo secolo, il partito ha buoni motivi di cui andare fiero. Non solo è sopravvissuto molto più a lungo di quanto i suoi molti critici avessero predetto, ma sembra anche essere in crescita. Quando l'Unione Sovietica implose nel 1991, molti opinionisti pensarono che la stessa sorte sarebbe toccata alla prossima altra grande potenza comunista. Per rendersi conto di quanto si sbagliassero, si pensi che il presidente Joe Biden, in un vertice del 13 giugno, ha sentito il bisogno di dichiarare non solo che l'America era in contrasto con la Cina, ma anche che gran parte del mondo dubitava "che le democrazie possano o meno competere".

La Cina è stata governata per 72 anni dal partito unico, senza il mandato degli elettori. Questo non è un primato mondiale. Lenin e i suoi tristi eredi hanno tenuto il potere a Mosca più a lungo, così come il Partito dei Lavoratori nella Corea del Nord. Ma nessun'altra dittatura è stata in grado di passare da disastrose carestie, come era la Cina con Mao Zedong, ad essere la seconda economia mondiale, la cui tecnologia e le infrastrutture all'avanguardia fanno vergognare le strade e le ferrovie fatiscenti dell'America. I comunisti in Cina sono gli autoritari di maggior successo al mondo.

Il Partito Comunista Cinese è stato in grado di mantenere il potere per tre motivi. Primo, è spietato. Certamente tentennò prima di reprimere le proteste di piazza Tienanmen nel 1989, ma alla fine rispose ai megafoni con le pallottole, terrorizzando il paese fino alla sottomissione.

L’attuale dirigenza cinese non mostra alcun segno di ripensamento sul massacro. Al contrario, il presidente Xi Jinping sostiene che l'Unione Sovietica sia crollata perché i suoi dirigenti non erano "abbastanza uomini da alzarsi e resistere" nel momento difficile. Il che significa che a differenza di noi, non hanno avuto il coraggio di massacrare i manifestanti disarmati con le mitragliatrici.

La seconda ragione che spiega la longevità del partito è la sua flessibilità ideologica. Dopo un paio d'anni dalla morte di Mao nel 1976, il nuovo leader, Deng Xiaoping, iniziò a smantellare le "Comuni del popolo" del defunto presidente, che distruggevano la produttività, e a far lavorare le forze del mercato nelle campagne. I maoisti trasalirono, ma la produzione aumentò. In seguito ai fatti di Tienanmen e al crollo dell’Unione Sovietica, Deng combatté gli oppositori maoisti e abbracciò il capitalismo con maggiore slancio.  Questo portò alla chiusura di molte aziende di proprietà dello stato e alla privatizzazione degli alloggi. Milioni di persone furono licenziate, ma la Cina ha registrato un boom.

Il Partito Comunista è cambiato di nuovo Con Xi, per focalizzarsi sull'ortodossia ideologica. Se i suoi recenti predecessori avevano consentito che vi fosse un certo grado di dissenso, lui l'ha stroncato. Ancora una volta Mao è stato elogiato. I quadri del partito assimilano il "pensiero di Xi Jinping". I funzionari deviati e corrotti nella burocrazia, nell'esercito e nella polizia sono stati sottoposti a purghe. Le grandi aziende si sono messe in riga. Xi ha ricostruito il partito dalla base, creando una rete di spie di quartiere e introducendo quadri nelle aziende private per sorvegliarle. Era dai tempi di Mao che l’azienda non veniva controllata così rigidamente.

La terza ragione del successo del partito è che la Cina non si è trasformata in una semplice cleptocrazia in cui la ricchezza è assorbita esclusivamente dai ben collegati (al partito).  La corruzione è diventata imperante, e le famiglie più potenti sono diventate effettivamente molto ricche. Ma molte persone hanno capito che anche la loro vita stava migliorando, e il partito è stato abbastanza scaltro da riconoscere le loro richieste, abolendo le tasse rurali e creando un sistema di welfare che dà a tutti pensioni e assistenza sanitaria sovvenzionata. I benefici non sono molti, ma sono stati apprezzati.

Gli osservatori occidentali hanno trovato negli anni molte ragioni per prevedere il crollo del comunismo in Cina. Il controllo richiesto da uno stato a partito unico è incompatibile con la libertà richiesta da un'economia moderna? Un giorno la crescita economica della Cina dovrà arrestarsi, e provocherà disillusione e proteste. E, se non lo facesse, la grande classe media che ha creato tale crescita richiederà inevitabilmente maggiori libertà, soprattutto perché molti dei loro figli hanno conosciuto direttamente la democrazia, quando hanno ricevuto la loro educazione in Occidente.

Queste previsioni sono state smentite dalla continua popolarità del Partito Comunista. Molti cinesi attribuiscono al partito il merito di aver migliorato le loro condizioni di vita. È vero, la forza lavoro cinese sta invecchiando, si sta riducendo ed è abituata ad un pensionamento anticipato irrisorio, ma queste sono le difficoltà che ogni governo deve affrontare, che sia autoritario o meno. La crescita economica robusta sembra destinata a continuare ancora per qualche tempo.

Inoltre, molti cinesi ammirano la mano forte del partito. Basti pensare con quanta velocità la Cina ha sconfitto il Covid-19 e rilanciato la sua economia, anche se i paesi occidentali sono rimasti in difficoltà. Piace l’idea dell’orgoglio ritrovato e del peso che la Cina ha nel mondo. Questo va a favore di un nazionalismo che il partito alimenta. I media statali confondono il partito con la nazione e la sua cultura, mentre descrivono   l'America come una terra di rivolte razziali e massacri perpetratati dalle armi da fuoco. Ritengono che l'alternativa al governo guidato dal partito unico sia il caos.

Quando si manifesta il dissenso, Xi usa la tecnologia per contrastarlo prima che cresca. Le strade cinesi sono disseminate di telecamere, ottimizzate da software per il riconoscimento facciale. I social media sono controllati e censurati. I funzionari possono risolvere i problemi in anticipo o perseguitare i cittadini che li creano. Coloro che condividono il pensiero sbagliato possono perdere il lavoro e la libertà. Il prezzo pagato per il successo del partito, in termini di brutale repressione, è stato orrendo.

Nessun partito dura per sempre. La minaccia più pericolosa per Xi non proviene dalle masse, ma dall'interno del partito stesso. Nonostante tutti i suoi sforzi, il partito è affetto di faziosità, slealtà e inconsistenza ideologica. I rivali accusati di complottare per assumere il potere sono imprigionati. La politica cinese è più opaca di quanto non lo sia stata da decenni, ma le infinite epurazioni di Xi suggeriscono che lui vede un numero maggiore di nemici nascosti.

Il momento di maggiore instabilità riguarderà probabilmente la successione di Xi. Nessuno sa chi verrà dopo Xi, e nemmeno quali regole governeranno la transizione. Quando nel 2018, Xi eliminò i limiti del mandato presidenziale, segnalò di volersi aggrappare al potere a tempo indeterminato. Ma questo potrebbe rendere l'eventuale trasferimento del potere solo più imprevedibile. Anche se il pericolo per il partito non porterà necessariamente alla gestione illuminata che gli amanti della libertà desiderano, a un certo punto anche questa dinastia cinese finirà.

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