Solidarietà della Cgil nazionale ai sindacati indipendenti della Bielorussia. Accompagnata dalla richiesta che le istituzioni europee e il governo italiano prendano una posizione a favore del rispetto dei diritti e delle libertà di espressione e di associazione nel Paese dell’Est Europa.

“Il 26 dicembre scorso – rileva la Confederazione – il tribunale ha emesso le pene detentive nei confronti di tre dirigenti sindacali della centrale sindacale indipendente Bkdp: il presidente Aliaksandr Yarashuk (anche membro del Consiglio d’amministrazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro), il vicepresidente Siarhei Antusevich e la funzionaria Iryna But-Husaim”.

Il tribunale ha sentenziato pene rispettivamente di quattro, due e un anno e mezzo per “reati contro l'ordine pubblico”, relativi a “manifestazioni pacifiche e proteste sul posto di lavoro contro le politiche autoritarie e antisindacali del regime di Lukashenko”.

Questa sentenza, prosegue la Cgil nazionale, fa seguito a “una stagione di lotte sindacali contro le politiche discriminatorie del governo bielorusso nei confronti dei leader sindacali, prima minacciati, poi costretti all’esilio, arrestati e allontanati dai posti di lavoro, come denunciato dalla federazione internazionale IndustriAll nel corso del 2021”.

Azione repressiva che si è inasprita nella primavera del 2022, a seguito delle prese di posizione dei sindacati indipendenti contro l’invasione russa in Ucraina. La leadership dei sindacati indipendenti, più di 20 dirigenti, è stata arrestata, le sedi sindacali sono state chiuse e il governo ha chiesto la dissoluzione dell’organizzazione sindacale indipendente Bkdp. 

“Ora, dopo mesi di carcere, domiciliari e multe varie, è arrivata la sentenza – prosegue la nota sindacale – per il presidente, il vicepresidente e la funzionaria, mentre altri dirigenti rimangono in carcere in attesa della loro sentenza”.

La Cgil rimarca che la mancanza di rispetto dei diritti del lavoro e della libertà di associazione da parte del governo bielorusso è stata oggetto d’indagine da parte della Commissione d'inchiesta dell'Oil sin dal 2004, per violazione delle Convenzioni Oil sulla libertà di associazione e la protezione del diritto di organizzazione (n. 87) e sul diritto di organizzazione e la contrattazione collettiva (n. 98).

“La repressione senza precedenti dei lavoratori e degli attivisti sindacali – aggiunge la Cgil nazionale – che ha fatto seguito alle elezioni presidenziali del 2020 e alle successive proteste è stata esaminata per l'ultima volta dall'Oil durante la Conferenza del 2022, in cui è stato rilevato che, 18 anni dopo il rapporto iniziale della Commissione d'inchiesta, il governo bielorusso non ha ancora adottato misure per rispondere alla maggior parte delle raccomandazioni della Commissione”.

La Cgil, dunque, denuncia “l’azione repressiva e discriminatoria delle autorità bielorusse nei confronti della legittima libertà e del diritto del sindacato di esprimere il proprio dissenso e di esercitare la propria azione rivendicativa in modo pacifico e indipendente”.

E chiede alle istituzioni europee e al governo italiano, in conclusione, di esercitare “la propria azione diplomatica e politica nei confronti del governo della Repubblica della Bielorussia affinché siano garantiti diritti e libertà, incluso il diritto e dovere di garantire un giusto processo per i sindacalisti arrestati e ingiustamente accusati”.