Al primo diffondersi della pandemia siamo stati in molti a pensare, o anche solamente ad auspicare, che i vaccini non sarebbero stati interessati dal vincolo dei brevetti. Sottovalutando così l’impatto dell’enorme giro di denaro che si sarebbe innescato e che vede come beneficiari le grandi aziende farmaceutiche a discapito dei cittadini, soprattutto i più svantaggiati. Ora è chiaro a tutti che il vaccino anti-Covid è un prodotto come qualsiasi altro, e più di molti altri porta guadagni ai soliti noti.

A dimostrarlo anche la decisione presa dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) che ha detto no alla richiesta di India e Sudafrica, appoggiati da associazioni e organizzazioni umanitarie, alla deroga dei brevetti per permettere un più facile e meno costoso approvvigionamento di vaccini per i Paesi più poveri. A poco sono valse le mobilitazioni internazionali per l’universalità dei brevetti sui vaccini. L’iniziativa aveva avuto seguito presso decine di altri Paesi, ma è stata seccamente bocciata a causa del voto contrario di Stati uniti, Unione europea, Gran Bretagna, Svizzera, Giappone, Australia, Canada e Norvegia. In buona sintesi dagli Stati più industrializzati ai quali si è accodato il Brasile. 

La proposta avanzata dal mondo dell’associazionismo e non solo aumenterebbe la produzione mondiale con la distribuzione di vaccini tra le popolazioni più bisognose. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva inoltre chiesto alle case farmaceutiche di accettare una sospensione temporanea dei diritti. Anche questa una richiesta caduta nel vuoto, perché i brevetti esclusivi e il sistema monopolistico consentono alle big pharma di non mettere a disposizione le loro tecnologie e conoscenze e quindi di evitare ogni tipo di concorrenza. 

I dati sui danni prodotti ci sono fornite da Oxfam, l'associazione che, insieme con Emercency, porta avanti in Italia la campagna contro il monopolio dei vaccini. Le nazioni più ricche nell’ultimo mese hanno vaccinato in media una persona al secondo, mentre la maggioranza dei Paesi in via di sviluppo ancora non è stata in grado di somministrare una singola dose. A pesare è la carenza strutturale di forniture mediche e scorte di ossigeno. Ci sono poi ampie differenze anche tra i Paesi più ricchi, con gli Stati Uniti che vaccinano 35 persone al secondo, il Regno Unito 9, Germania, Spagna, Francia e Italia solamente due. 

In ogni caso i Paesi a basso reddito saranno in grado di vaccinare in media solamente il 3% della popolazione entro metà anno e il 20% entro la fine del 2021. Questo in virtù del sistema Covax, sostenuto da Ue e Stati Uniti, attraverso il quale sarebbero già arrivate dosi del vaccino Janssen in una decina Paesi africani con la previsione per la consegna totale di 500 milioni di fiale. 

“Nel mondo il Covid-19 ha già ucciso 2 milioni e mezzo di persone, mentre gran parte dei Paesi non ha letteralmente mezzi per combattere il virus – afferma Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia –. Consegnando il potere di decidere della vita e della morte di milioni di persone a un ristretto numero di case farmaceutiche, le nazioni ricche non fanno altro che prolungare l’emergenza sanitaria globale, mettendo a rischio altre innumerevoli vite. In questo momento cruciale della lotta contro la pandemia, tutti, Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo devono agire compatti e intraprendere azioni coraggiose, perché nessun Paese potrà vincere questa battaglia da solo”.