“Signore Iddio dei disgraziati! Ditemi Voi, Signore Iddio!
Se è follia… se è verità, tanto orrore innanzi ai cieli?!”
(Castro Alves, poeta brasiliano, 1847-1871, abolizionista)

Uno dei più grandi equivoci sul popolo brasiliano è pensare che sia naturalmente allegro e festaiolo. Non è così. Il Brasile non è il paradiso del buon selvaggio di Rousseau né lo è mai stato – neanche ai tempi di Lula da Silva. Un’immagine del popolo felice e spensierato paragonabile allo stereotipo dell’italiano col mandolino. Antropologicamente parlando, la nostra gente ha la violenza nel dna: concepita dagli stupri sulle indigene da parte dei deportati portoghesi e dell'umanità varia che ha invaso le loro terre e ucciso i loro mariti che non accettassero di lavorare da schiavi. Noi brasiliani siamo gli eredi di più di 300 anni di schiavitù dei neri e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze sociali.

Il Brasile è sempre stato vittima di latifondisti, colonnelli e avanzi dell’aristocrazia fallita, che ogni volta sono riusciti a rovesciare la storia alleandosi con l’ala più conservatrice della chiesa cattolica. L’unica differenza tra ieri e oggi, in Brasile, è che nella sua crociata contro gay, neri, donne, contro i popoli tradizionali, l’ambiente e la scienza, il presidente Jair “Messias” Bolsonaro ha con sé non i cattolici, ma gli evangelici. Le chiese evangeliche in Brasile e le agevolazioni per fondarne di nuove affinché diano tanto profitto (i manuali si trovano persino su internet) è un argomento degno di studi, e non dovrebbe essere trascurato. Altro che Stato Islamico. Se un giorno si vorrà comprendere come si è sgretolata la fragile democrazia brasiliana, si dovrà cercare nel fondamentalismo evangelico fai-da-te, con i suoi rappresentanti pre-illuministi al potere nel Congresso.

Il potere evangelico ha addirittura un suo braccio armato nel crimine organizzato e tra le milizie paramilitari di Rio de Janeiro. I miliziani – la cui attività malavitosa va dall'estorsione all’edilizia in zone protette – sono in maggioranza evangelici. Protetti da un personaggio al potere come Bolsonaro, invadono e distruggono i “terreiros di candomblé", ordinano il coprifuoco e nelle favelas di Rio de Janeiro pretendono il pizzo su tutto. Tra l’altro, l’evangelico Bolsonaro, insieme ai figli, ha tanti amici tra i suoi “milicianos”, coinvolti persino nell’assassinio della consigliera comunale Marielle Franco, nel 2018. Evangelici. Cristiani. Che si fanno fotografare dentro le chiese facendo il segno della pistola con la mano, un tipico gesto del presidente.

Un governo sgarbato che va avanti con insulti e minacce – per molti un segno di “maschia volontà”. Con il negazionismo che disprezza le evidenze scientifiche più acclarate. Intento solo a disboscare in fretta immense aree di foresta perché, nel pieno della pandemia, la stampa è impegnata con altro. Si discutono disegni di legge per togliere agli índios la loro terra. Il ministro dell'istruzione preannuncia che chiuderà tutte le università pubbliche, utilizzando per il suo disegno fake news che vaneggiano di coltivazioni di marijuana all'interno degli atenei. I toni sono sempre più accesi e non mancano i casi di squadrismo di destra, con giovani che si ritraggono inneggianti a Hitler ed esibendo svastiche.

Pochi giorni fa, è stato pubblicato il video di una riunione, tenutasi in aprile, tra Bolsonaro e i suoi ministri. Dalle immagini si evince la volontà di interferire in tutte le indagini della Polizia Federale per proteggere i propri figli dalle accuse di corruzione. Si manifesta tutto l'odio nei confronti delle istituzioni. Si minacciano e insultano i governatori di Stati come San Paolo e Rio. Ieri mattina (26 maggio), il Paese si è svegliato con la notizia di un’operazione di polizia nella casa del governatore di Rio, Wilson Witzel, del Partito sociale cristiano. Iniziativa che ha tutta l'aria di essere stata pianificata da Bolsonaro stesso che, ormai, mira a ricoprire anche il ruolo di ministro della Giustizia.

Jair Bolsonaro va in giro per Brasília quanto gli pare e senza mascherina. Tocca la gente e si fa toccare. Starnutisce, tossisce, mangia, sussurra insulti, ingiuria gli scienziati, sminuisce il dramma della pandemia. Il suo racconto delirante disegna un caos imposto dalla stampa e dai (soliti) comunisti. Ma nulla sembra peggio del discorso sibillino che il presidente rivolge ai suoi seguaci e che tanto piace ai potenti – banchieri, latifondisti, speculatori finanziari. Bolsonaro incita i cittadini “perbene” a prendere le armi per difende la (sua) democrazia. E siccome non abbiamo più nemmeno un ministro della Salute, ma un pugno di militari ad affrontare il virus, fa davvero paura rimanere chiusi in casa mentre fuori ci portano via tutto.

Solange Cavalcante è insegnante e giornalista e vive a San Paolo