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Le imprese dicono no al taglio dell’orario di lavoro a parità di salario, ipotizzato dal governo e salutato con favore dai sindacati. La posizione è stata espressa durante l’incontro in videoconferenza di oggi tra l'esecutivo e Confindustria, Ance, Confapi, Confimi e Confprofessioni, in vista dell’approvazione del cosiddetto decreto di maggio per mettere in campo nuove misure contro la crisi da Covid-19.
Un confronto che segue quello di ieri con i sindacati e che rientra in un piano di consultazioni, sebbene solamente a ridosso del Consiglio dei ministri di domani, non certo all’insegna della concertazione in stile anni 90, ma nella volontà di confronti con le singole parti sociali, separatamente. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha definito l’incontro con le parti datoriali “costruttivo e collaborativo", ma proprio mentre il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, era in videoconferenza con il governo, il vicepresidente, Maurizio Stirpe, è andato all’attacco dell’esecutivo accusandolo, in un intervento all'assemblea della Piccola Industria, di non amare l’impresa, di avere un problema di scarsa competenza e gusto sadico, di prendere decisioni che vanno nella direzione diversa da quella auspicabile.
Le sue posizioni sono perfettamente in linea con quelle del neopresidente degli industriali, Carlo Bonomi, assente all’incontro di oggi. Entrambi, in questi giorni, hanno espresso a mezzo stampa opinioni per nulla favorevoli all’operato del governo, motivo per il quale si potrebbe leggere in chiave polemica la mancata presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla riunione odierna. Anche sull’intervento dello Stato Stirpe mostra senza mezzi termini tutta la contrarietà possibile: "Questa nazionalizzazione fatta da questi soggetti che ci governano mi lascia perplesso, non hanno competenza né conoscenza… Porterebbe alla distruzione del tessuto imprenditoriale italiano". Sulla possibilità di procedere a una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il vicepresidente di Confindustria sostiene che è una istigazione alla lite e che gli industriali, su questo tema, non intendono abbassare la testa.
Di diverso tenore era stata invece la reazione di ieri dei sindacati: la Cgil ha espresso parere favorevole alla riduzione dell’orario di lavoro, ritenendo inoltre condivisibile buona parte delle proposte del governo su sostegno al reddito, attività economiche e investimenti per lo sviluppo. Insieme a Cisl e Uil ha poi avanzato dal canto suo richieste ben precise per l’apertura di un tavolo sulle politiche industriali che siano progettuali, finalizzate allo sviluppo e si rifacciano a nuovi modelli, sulla necessità e l’urgenza di risposte che vadano nel senso del superamento delle disuguaglianze e mettano al centro il lavoro. Circa le iniziative da prendere a brevissimo termine è stato chiesto “un piano di messa in sicurezza delle scuole e il loro efficientamento all’interno di un confronto più ampio sulla valorizzazione dei sistema dell’istruzione e, in generale, del lavoro pubblico, a partire dai rinnovi dei contratti nazionali".