Non è vero che non si poteva far diversamente. La manovra di bilancio, la seconda del governo Meloni, poteva e doveva essere diversa. Un’altra manovra è possibile, anzi doverosa se si punta alla crescita di tutto il Paese e alla riduzione delle diseguaglianze. Come sempre è una questione di scelte, di priorità e di modello di società che si ha in mente. E quella targata Meloni-Giorgetti è certamente di impronta neoliberista: vuole lasciare il libero mercato senza briglia, premia i furbi capaci di affermarsi e lascia indietro i fragili, a parole dice di promuovere famiglia e natalità, in realtà nulla fa a tal proposito.

A dimostrare che un’altra manovra è possibile è Sbilanciamoci!: “Riunisce dal 1999 ben 51 organizzazioni e reti della società civile italiana impegnate sui temi della spesa pubblica e delle alternative di politica economica, con un’attenzione particolare alle questioni del lavoro, fisco, pace e disarmo, ambiente, scuola, università e ricerca, inclusione e accoglienza dei migranti, finanza etica, cooperazione internazionale, commercio equo, economia sociale e solidale”. Dal 2000 pubblica la Controfinanziaria, rendendo evidente come sia possibile utilizzare le risorse pubbliche per “i diritti, la pace e l’ambiente”.

La manovra governativa del 2024

Il giudizio impietoso, ma suffragato da numeri contenuti nel testo: “Una legge sbagliata e inadeguata, che non dà risposte al Paese, soprattutto alla sua parte più esposta al disagio economico, ai poveri, ai precari, a chi è senza lavoro”. Lo ha affermato Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! presentando la contromanovra al Senato. La dimostrazione è presto scritta: la crescita che deriverà dalla manovra, a detta degli stessi estensori, sarà pari allo 0,2% mentre un +0,9% - ben poco a dire il vero – dovrebbe arrivare dall’attuazione del Pnrr. E c’è un altro numero messo nero su bianco, che invece è sovrastimato e in quanto tale pericoloso. Secondo l’esecutivo il prossimo anno il Pil crescerà del 1,2%: peccato che questa previsione viene contestata dalle principali istituzioni internazionali per le quali, al più, raggiungerà lo 0,7%. Se, come probabile, la previsione di Giorgetti si rivelerà sovradimensionata, essendo quella la cifra alla base del bilancio dello Stato, dovremo scontare un deficit assai più alto del previsto, ma tant’è.

Ritorno ai tagli

Non solo nessuna strategia per la crescita, come più volte ha sottolineato la Cgil, ma ciò che salta agli occhi delle associazioni della campagna Sbilanciamoci! e non solo, è il ritorno in voga dei tagli linear: ben due miliardi per i ministeri e 600 milioni agli enti locali. I tagli, dicevamo, rispondono però a una logica ben precisa, nella Controfinanziaria si legge infatti: “Tenere sotto controllo il debito e l’indebitamento della pubblica amministrazione, ridurre il perimetro economico e finanziario pubblico affinché sia possibile ridurre le tasse e le imposte su tutto il sistema delle imprese, che in Italia sono lavoratori autonomi, artigiani e piccole e medie imprese”.

Ridurre le tasse perché, per chi?

Per la nostra Costituzione il fisco dovrebbe servire alla redistribuzione della ricchezza prodotta dal Paese. Serve a finanziare sanità, istruzione, trasporto pubblico, servizi alla persona. Secondo chi ci governa le tasse sono un “impiccio” o un “pizzo di stato”, da ridurre il più possibile. Ma non a tutti, anzi. Non è un caso che la riduzione del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti, misura chiesta dal sindacato e ottenuta dal governo Draghi, sia stata finanziata da Meloni solo per il 2024 e non in maniera stabile, mentre aumentano accise e micro-tasse che si scaricano soprattutto sulle famiglie e i contribuenti più fragili, come l’aumento dell’Iva sui prodotti igienici e per l’infanzia. E occorrerebbe ricordare che aumentano le accise regionali in regioni governate dal centro-destra come il Lazio. Non solo, con la finanziaria il governo inizia la sua riforma fiscale che riducendo le aliquote Irpef riduce i due cardini costituzionali che vogliono le tasse improntate alla capacità contributiva e alla progressività.

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La proposta della Controfinanziaria per il fisco

Innanzitutto una patrimoniale per i grandi patrimoni: “Sopra il milione di euro l’imposta minima che proponiamo è dello 0,5%, per aumentare progressivamente fino al 2% per i patrimoni sopra i 500 milioni di euro. Le entrate complessive per le casse statali ammonterebbero a 24 miliardi di euro”. Poi un aumento della aliquota sulle rendite finanziari portandola dal 26 al 30% (+ 500milioni). Sempre pensando ai grandi patrimoni si propone di aumentare un po’ la tassa di successione per i patrimoni sopra il milione di euro. Ma, soprattutto, è l’ipotizzata riforma dell’Irpef che proprio non va: “Noi proponiamo tre nuovi scaglioni (con aliquote più alte) per i redditi che superano di almeno cinque volte il reddito medio dichiarato in sede Irpef. Tra i 100 e i 200.000 euro del 45%, tra i 200 e i 300.000 del 50% e sopra i 300.000 del 55%. In questo modo si originerebbe un gettito maggiore di 2,8 miliardi di euro”. Da qui arriverebbero quasi tre miliardi.

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Su cosa concentrare le risorse?

Tanti i capitoli di spesa per investire sul futuro, tanti quanti una finanziaria. Dalla riconversione industriale per cogliere le transizioni ambientali e digitali proteggendo i lavoratori e le lavoratrici: “Servono politiche industriali pubbliche e incentivi e investimenti per il sistema delle imprese, nonché misure sociali di protezione e di garanzia collettiva di una giusta transizione”, al recupero delle aree dissestate dall’abusivismo.

La scuola, l’università e l’assicurazione per il futuro

Le proposte sono nette e chiare: più fondi per il diritto allo studio, finanziamento per i trasporti di studenti e studentesse, un miliardo per la ristrutturazione dell’edilizia scolastica e 300 milioni per implementare il fondo per l’autonomia scolastica. E per l’università servirebbero ulteriori 750 milioni per aumentare i posti letto negli studentati e 93 per incrementare il fondo affitti, un miliardo e mezzo per la manutenzione delle università e altri 750 per abbattere il numero programmato.

Welfare e diritti

Innanzitutto sei miliardi per portare il Fondo sanitario nazionale a 140 miliardi per il 2024 e lanciare un piano di assunzioni. Si propone di incentivare l’assistenza domiciliare con: “577 milioni di euro nel secondo semestre del 2024, 1456 milioni nel 2025 e 1516 milioni a partire dal 2026, suddivisi tra sanità e sociale”. Per quanto riguarda poi la non autosufficienza si propone di innalzare di indennità di accompagnamento graduandola a seconda dei bisogni da 750 a 1.500, l’istituzione di un Fondo per la non autosufficienza con una dotazione di 850 euro a partire dal 2024. Si propone di stanziare 300 milioni per il fondo affitti e 250 per il Fondo morosità incolpevole e un miliardo per l’attuazione del programma nazionale di edilizia residenziale pubblica. Infine, ma non per ultimo, Sbilanciamoci! propone di rifinanziare il reddito di cittadinanza con 3 miliardi, istituendo contemporaneamente un tavolo con sindacati e associazioni: “Per delineare i cambiamenti necessari per dare ancora più efficacia alla norma sul reddito di cittadinanza potenziandone l’impatto nella lotta alla povertà”.

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Un altro Paese è possibile

Questi sono solo alcuni capitoli di una manovra di bilancio diversa. Il bello è che tutto questo è possibile. Sbilanciamoci!, infatti, i conti li sa fare e ha scritto una Controfinanziaria a saldo zero: le entrate previste ammontano a 46 miliardi 813 milioni, le uscite proposte per un’economia che riduce le diseguaglianze, e una spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente sono 46 miliardi 813 milioni. Come? Facendo pagare più tasse ai super ricchi, tagliando le spese militari, una parte di bonus ambientalmente rischiosi e il ponte sullo stretto per destinare 6 miliardi alla sanità, 2,5 alle politiche sociali, 5 alla transizione ambientale e 6 a istruzione formazione e diritto allo studio e 50 nuovi centri anti-violenza. Chiosa infine Marcon: “Esiste una società civile che continua a lavorare per un altro paese possibile, lavoriamo assieme alle associazioni che hanno dato vita, con la Cgil a La Via Maestra e continueremo per cambiare politiche economiche e sociali dell’Italia”.