Una doppia bocciatura. Questo l’esito dell’incontro tra i sindacatati e il ministro dello Sviluppo Economico Franco. Bocciato l’incontro perché assai diverso da quello che chiedevano Cgil, Cisl e Uil: non una semplice illustrazione di decisioni già prese, ma un confronto vero. E così non è stato. Bocciata la rimodulazione dell’Irpef uscita dall’accordo tra governo e partiti, premia i ricchi e penalizza i poveri. Esattamente il contrario di quel che serve non solo per una questione di giustizia sociale e di rispetto della Costituzione, e sarebbe abbondantemente sufficiente, ma anche perché in questo modo non si sostiene affatto la ripresa.

Occorre rilanciare i consumi interni e quindi fare in modo che chi guadagna meno abbia più risorse, tanto più in una fase di ripresa dell’inflazione che penalizza ulteriormente lavoratori e pensionati. Il punto è proprio questo. Ciò che è stato illustrato alle organizzazioni sindacali è una spalmatura di 7 degli 8 miliardi destinati al fisco in legge di bilancio, spalmatura su quasi tutti i redditi che premia i più alti e poco o nulla a chi è più povero.

Cosa chiedono Cgil Cisl e Uil? Innanzitutto che gli 8 miliardi, seppur insufficienti, vengano destinati integralmente a lavoratori lavoratrici e pensionati. Che non venga abolita o ridotta l’Irap tanto più che con essa si finanzia la quota regionale del Sistema sanitario. E la redistribuzione dell’Irpef, ovviamente, deve andare soprattutto alle fasce di reddito basse e medie.

Non solo, è necessario incrementare le risorse da destinare alla riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati, contrastare il lavoro nero e l’evasione e l’elusione fiscali. E, ovviamente, occorre finirla con gli incentivi a pioggia per le imprese. È bene ricordare, infatti, che negli ultimi anni le imprese hanno ricevuto otre 185 miliardi di euro e con l’attuale legge di bilancio a loro ne sono destinati altri 10.

Per quanta riguarda gli otto miliardi, oltre ad aumentarli, secondo i sindacati occorre operare sulle detrazioni per far aumentare il netto in busta paga, bisogna prevedere interventi sui lavoratori poveri, fino a 15mila euro annui. Infine, siccome il finanziamento al welfare deve aumentare e non diminuire, sarebbe cosa buona e giusta incrementare il prelievo fiscale sui redditi più elevati. Quello che invece non va fatto è ridurre l’Irap tanto meno abolirla, estendere la flat tax o introdurre altre tasse piatte, modificare l’Irpef in maniera regressiva. Ovviamente no a qualunque tipo di condono.