Cambiamento dei rapporti di forza tra i paesi dell’Unione, politiche fiscali europee, prezzo delle nuove misure, i piani per il rilancio dell’economia del vecchio continente nella crisi da Covid-19 e, in particolare, quello dell’Italia. Sono tra i temi più praticati dopo il via libera a Bruxelles dei leader europei al Recovery fund. “Sul piano istituzionale si tratta di una svolta storica – spiegano gli economisti Mario Pianta e Matteo Lucchese in un intervento su Sbilanciamoci.info –, perché si dà avvio a una politica fiscale europea e si sancisce un principio di gestione delle crisi in senso federale, un obiettivo impensabile fino a pochi mesi fa”. L’Europa sembra avere “chiuso con le politiche di austerità e messo in discussione i comandamenti neoliberisti”.

Tra le novità anche i bilanciamenti di forze nella compagine degli Stati europei, con una Germania inedita e alcuni Paesi che hanno modificato le loro posizioni durante i quattro giorni di trattativa. “Angela Merkel e Emmanuel Macron – spiegano Pianta e Lucchese – si sono schierati accanto ai Paesi del Sud, Italia e Spagna innanzi tutto, preoccupati per i risvolti economici di un crollo delle economie, spostando l’asse delle alleanze. Nella trattativa finale su ‘Next Generation EU’ (il piano del Recovery fund, ndr), i ‘frugali’ – Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, a cui si è unita anche la Finlandia –, sono riusciti a ottenere la riduzione dei sussidi a fondo perduto di Next Generation Europe” e una breve serie di vantaggi senza però ledere l’impianto complessivo del piano, né introdurre nuove condizionalità.

Tutto ha un prezzo e quello del Recovery fund si costituisce anche della riduzione del nuovo budget dell’Unione europea e quindi dei finanziamenti per i programmi di spesa gestiti dalla Commissione. È il caso, portato ad esempio dai nostri due economisti, del fondo europeo per la ricerca, sceso a 5 miliardi, come di quello nato per la transizione ecologica dell’economia europea e finanziato con 10 miliardi, su cui l’Italia aveva puntato per la conversione dell’Ilva, che si aggiungono alla “cancellazione del fondo EU4health e di quello per la ricapitalizzazione delle imprese. Scelte incoerenti dettate dalla logica del compromesso, ma che finiscono per spostare di fatto dalla Commissione ai singoli Paesi la gestione delle risorse in aree importanti come quelle per la transizione ecologica e la conversione dei sistemi produttivi, il rafforzamento delle filiere sanitarie, la ricerca e sviluppo nelle aree alla frontiera tecnologica, tutte questioni chiave per l’Unione Europea”. Per Pianta Lucchese, inoltre, è grave che, per accontentare i Paesi Visegrad, l’accordo raggiunto prescinda dal rispetto dello Stato di diritto come condizione per l’accesso ai fondi, con particolare riferimento a Ungheria e Polonia.

Rimane poi da vedere come l’Italia utilizzerà i 209 miliardi messi a disposizione dal Recovery fund e qui si apre anche la partita politica interna. La sfida “è quella di presentare un ‘Recovery and resilience plan’ coerente – concludono Pianta e Lucchetti -, insieme a una legge di bilancio che disegni la traiettoria di ripresa del Paese. Sbilanciamoci! ha proposto fin dall’aprile scorso il suo piano per la ripresa, individuando i punti fermi su cui costruire un’alleanza tra politica e società, coinvolgendo organizzazioni sociali, sindacati, movimenti e campagne della società civile, comunità ed enti locali, forze politiche che condividono una prospettiva di cambiamento. Le proposte sono state esposte al presidente del Consiglio agli Stati generali di giugno. E’ importante che il progetto del Paese vada nella direzione di un’Italia in salute, giusta e sostenibile”.