Ancora una volta la nostra organizzazione mette in atto una pratica inclusiva - o, come è meglio definirla, ampia - e non si limita a declinare l’inclusione solo in astratto. Da ieri infatti è possibile per le persone trans e non binarie iscriversi al nostro sindacato con il genere percepito e il nome di elezione.

Cosa significa? Significa che le persone che non si riconoscono nel sesso assegnato alla nascita ma che ancora non hanno ottenuto l’adeguamento anagrafico a seguito di percorsi di affermazione di genere, potranno evitare nei rapporti con il sindacato la violenza quotidiana di essere appellate con il deadname e con un genere che non appartiene loro: una violenza tanto impattante sulla identità più profonda della persona quanto quotidiana e incessante anche nelle situazioni più banali e ricorrenti.

È una pratica, quella che inauguriamo, che si rende quanto mai necessaria perché il contesto normativo in cui si trovano le persone che non si riconoscono nel sesso e nel nome assegnati alla nascita è ancora quello caratterizzato da una legge ormai datatissima e inadeguata come quella del 1982.

Una legge che complica la vita delle persone, negando la loro autodeterminazione e sposando una logica psichiatrizzante e patologizzante del tutto superata dalle impostazioni in senso opposto delle istituzioni internazionali a partire dall’Oms, che continuamente richiamano all’abbandono di tali logiche.

Siamo il primo sindacato a percorrere questa via e siamo in questo conseguenti, rispetto a una riflessione che da sempre ci vede in prima linea sia nella richiesta di superamento della legge del 1982 che nella pratica quotidiana di contrattazione attraverso la quale chiediamo, spesso ottenendolo, la possibilità di utilizzare l’identità alias sul posto di lavoro.

Sappiamo che questa non è la soluzione del problema, che può venire solo da una nuova legge che tenga in debito conto le istanze della comunità trans e il principio di autodeterminazione della persona. Ma abbiamo la certezza che la buona prassi che oggi portiamo a compimento con la circolare che conclude il processo avviato con l’ultima assemblea organizzativa, renderà più facili e rispettosi i rapporti tra noi e chi a noi fa riferimento.

Non va infine trascurato il fatto che, come sempre accade, le buone prassi fanno da propulsore di una contrattazione, ma soprattutto di una legislazione più avanzata e più attenta alla vita vera delle persone che - sola - può dare risposte universali e non solo rivolte a una platea inevitabilmente parziale.

Sandro Gallittu è responsabile dell'Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale