Il 5 maggio 1945 le prime camionette dell’Armata americana entrano nel cortile del lager di Mauthausen, campo adibito alla deportazione degli oppositori politici al regime nazifascista. In totale, durante il periodo tra la costruzione del lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen saranno deportate quasi 190.000 persone. Ne moriranno almeno 90.000, delle quali quasi la metà durante i quattro mesi precedenti la Liberazione.

Così Giuliano Pajetta - membro italiano del Comitato clandestino di resistenza - raccontava quel giorno: “Il 5 maggio nel pomeriggio un carro armato leggero americano arrivò al campo. La gendarmeria si affrettò ad alzare bandiera bianca e si volatilizzò, non senza esser stata disarmata dai nostri gruppi di combattimento. Una folla enorme di uomini che piangevano dalla gioia e dalla commozione si riversò sulla grande piazza centrale e dall’alto delle torri su cui già sventolavano le bandiere nazionali dei popoli ormai liberi, oratori improvvisati tennero il primo comizio antifascista di Mauthausen”.

“Quel giorno - ricordava uno dei testimoni, Heinrich Kodré - la piazza dell’appello pullulava come sempre di detenuti, un’immagine che mi ricordava quella dei prigionieri che cercavano di arrampicarsi sul muro … poi ci fu un improvviso scoppio di gioia…la guardia del Jourhaus aprì il portone principale, da dove entrò un autoblindo da ricognizione americano”.

Il 16 maggio 1945, in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati, si tiene sul piazzale dell’appello una grande manifestazione antinazista al termine della quale viene approvato il testo del Giuramento di Mauthausen.

Si aprono i portoni di uno dei campi più duri e sanguinari il campo di Mauthausen. Torneremo in tutte le direzioni nei nostri Paesi liberati dal fascismo. I prigionieri liberati - fino a ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista - ringraziano dal profondo del cuore le nazioni alleate vincitrici per la liberazione e salutano tutti i popoli al grido della libertà riacquistata. La permanenza per tanti anni nei lager ha approfondito in noi la comprensione per i valori della fratellanza tra i popoli.
Fedeli a questi ideali giuriamo, solidali e unanimi, di continuare la lotta contro l’imperialismo e l’incitamento all’odio nazionale. Così, come il mondo è stato liberato dalla minaccia della supremazia hitleriana con uno sforzo comune di tutti i popoli, dobbiamo considerare questa libertà conquistata come un bene comune di tutti i popoli.
La pace e la libertà sono le garanzie della felicità dei popoli e la ricostruzione del mondo su nuove basi di una giustizia sociale e nazionale è l’unica via per una collaborazione pacifica tra gli stati e i popoli. Noi vogliamo, adesso dopo aver riconquistato la nostra libertà e dopo la lotta per la libertà delle nostre nazioni, conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del lager e trarne i seguenti insegnamenti:
Percorreremo una via comune, la via della libertà indivisibile di tutti i popoli, la via del rispetto reciproco, la via della collaborazione per questa opera che è la ricostruzione di un mondo nuovo, giusto e libero per tutti.
Ci ricorderemo per sempre con quali sacrifici enormi e di sangue di tutte le nazioni questo nuovo mondo è stato conquistato.
In memoria del sangue versato di tutti i popoli, in commemorazione dei milioni di fratelli uccisi dal nazifascismo giuriamo che non lasceremo mai questa via. Sulle fondamenta sicure di una società internazionale vogliamo erigere il più bel monumento per i soldati caduti per la libertà: IL MONDO DELL’UOMO LIBERO. Ci rivolgiamo a tutto il mondo con il grido: aiutateci in questo lavoro! Viva la solidarietà internazionale! Viva la libertà!

Viva la solidarietà internazionale, viva la pace, oggi come non mai.