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Memoria

Vite che non sono «perfette». L'Olocausto dei disabili

Davide Colella
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"Nella Giornata della memoria è importante ricordare che il genocidio nazista cominciò dalle persone con disabilità", sottolinea Nina Daita. Potrebbe mai ripresentarsi un orrore simile? Difficile dirlo, ma discriminazioni e ingiustizie continuano ancora oggi e coltivare il ricordo di ciò che è accaduto deve aiutarci a costruire un mondo migliore

Nella Giornata della memoria è importante ricordare che il genocidio nazista cominciò dai disabili. Su di loro il regime di Hitler fece la prova generale delle tecniche di annientamento, sterilizzazione ed eutanasia estremizzate poi nella Shoah.

"Le campagne di sterilizzazione, internamento e deportazione delle persone 'handicappate' presero il via nei mesi immediatamente successivi all’ascesa di Hitler, trovando terreno fertile nelle teorie eugenetiche e nella difesa della razza. Dopo un’intensa campagna di sterilizzazione, si passò all’uccisione sistematica dei bambini disabili, uno degli aspetti più oscuri dell’Olocausto", scrive Nina Daita, responsabile delle Politiche della disabilità per la Cgil nazionale.

"Il progetto T4, l’eutanasia di massa degli adulti disabili, che condusse alla morte circa 70 mila cittadini tedeschi – ricorda ancora Daita –, iniziò solo nel 1939, per interrompersi poi, anche se soltanto formalmente, su pressione dell’opinione pubblica e delle Chiese, nell’agosto del 1941. Con l’estendersi dei fronti di guerra, lo sterminio dei disabili non risparmiò i paesi occupati, con drammatici strascichi anche in Italia, come testimonia la deportazione dei disabili ebrei internati negli ospedali psichiatrici di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau".