Un biglietto del pullman e un timbro sul passaporto hanno rischiato di negare a Natalia il sogno di poter finalmente essere messa in regola come lavoratrice domestica in Italia. Sembrava tutto pronto, finalmente, grazie a quella piccola finestra di emersione aperta dal governo nel 2020, ma secondo la prefettura quel titolo di viaggio non bastava a dimostrare il suo ingresso in Italia entro la data utile per rientrare nella procedura di emersione. Insomma, nonostante la volontà sua e del suo datore di lavoro e nonostante la sua lunga presenza in Italia (dal 2014), un intoppo burocratico rischiava di farle perdere anche questa occasione. Qui entra in gioco l’Inca Cgil, che prende in mano la pratica di Natalia e con i suoi avvocati presenta ricorso al Tar contro la decisione di respingimento della domanda.