Si può ancora parlare di pace nel mondo, in questo mondo? La domanda sembra capziosa eppure non lo è, se è vero che dei movimenti arcobaleno si sono ormai quasi del tutto perse le tracce; mentre durante questi ultimi due anni, caratterizzati dall’inizio della guerra in Ucraina e da un ennesimo conflitto nella striscia di Gaza e in parte del Medio Oriente, la richiesta di impegnarsi per la ricerca di una pace concreta e duratura è apparsa la voce flebile di pochi dissoltasi ben presto, senza che nessuno o quasi riesca a tenerla viva.

Anche per questo appare più che mai utile la lettura di questo libro dal titolo Una pace senza armi. Dall’Ucraina alla guerra senza fine, appena pubblicato da Round Robin editore nella sua collana “Fuori rotta” (pp.194, euro 15). A curarlo Emanuele Profumi, docente di filosofia politica e giornalista free lance, la cui professione ha portato non soltanto a scrivere molto sui temi qui raccolti, ma a viaggiare molto nei luoghi in cui la crisi mondiale esprime le sue più evidenti e drammatiche contraddizioni, dalle grande metropoli dove si accumulano le più grandi ricchezze di pochi, ai luoghi in cui si muore sotto le bombe, o per fuoco cosiddetto amico.

Come lo stesso Profumi scrive nella sua introduzione, viviamo ormai una guerra senza fine, dove l’Ucraina rappresenta soltanto “l’ultima tappa di un lungo percorso di guerre che hanno devastato l’Europa e il mondo dopo la fine della contrapposizione della guerra tra Usa e Urss”. Uno status permanente, prosegue la sua riflessione, che ormai determina e orienta l’intera “società-mondo”, e di cui non si riesce a intravvedere una conclusione.

D’altra parte sono stati il nuovo secolo e il nuovo millennio a consegnarci un mondo diverso, un mondo meno libero in tutto e per tutto, e a oltre vent’anni dall’attacco alle Torri Gemelle di New York è cambiato anche il modo di creare e alimentare i conflitti, che nascono ma non finiscono (seppur i precedenti non mancano, per tutti basti pensare al Congo dal 1960 a oggi), tenendo così sempre al vertice dell’economia planetaria la compravendita di armi, esercizio senza il quale molti Paesi sarebbero già falliti, e con il quale i soliti ricchi diventano sempre più ricchi, a discapito e sulla pelle del resto della popolazione.

La ricchezza di questo libro risiede invece nel riuscire a restituire non soltanto un quadro chiaro e puntuale della situazione, inserendo una serie di storie e riflessioni che alla parola pace riescono a restituire un minimo di significato, oltre che di speranza. Nei capitoli che lo compongono incontriamo così preziosi contributi, a partire dall’intervista a Francesco Vignarca, che per lo stesso editore Round Robin ha pubblicato un interessantissimo libro-inchiesta sulle spese pazze sostenute dall’Italia in questi anni per l’acquisto degli F-35, alla quale segue quella al professor Luigi Ferrajoli, a sua volta autore nel 2022 per Feltrinelli di Per una Costituzione della Terra, attorno a cui si svolge la conversazione con Profumi, con particolare riferimento, in tema di controversie internazionali di natura sanguinosa, al ruolo di Onu e Unione Europea.

Tra l’analisi di una nuova logica imperiale e la coltre di fumo costituita nel tempo dalla “giustificazione della vendetta”, non a caso utilizzata dagli Usa proprio dopo l’11 settembre, in queste pagine è possibile annotare considerazioni che aiutano a ragionare insieme su temi divenuti nodali e non più rinviabili, quali la differenza tra conflitto e violenza, un rinnovamento democratico che guardi verso orizzonti di pace, il sostegno a forme di resistenza contro la guerra all’interno delle stesse zone di guerra, la possibilità di guardare la futuro recuperando lezioni di storia che hanno raggiunto i loro obiettivi attraverso la non violenza, da Gandhi a Martin Luther King, passando anche per le opere e l’attivismo di Aldo Capitini.

E a proposito di ispiratori nostrani, nella prefazione al volume è Alex Zanotelli a ricordare come sia il Sipri di Stoccolma, il più importante istituto mondiale sui conflitti e sul mercato delle armi nel mondo, a rivelare che soltanto nel 2022 sono stati spesi in armi 20.240 miliardi di dollari. Altro che salvare il pianeta: con nemmeno la metà di tutti quei soldi potremmo farlo diventare il paradiso in terra, per ogni essere vivente che lo abiti.