Secondo un relativamente recente sondaggio Ipsos realizzato per Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) la maggioranza (65%) dei giovani italiani (uomini e donne  di età compresa tra i 16 e i 25 anni) si definisce abbastanza informata sulla storia del regime fascista in Italia (il 21% afferma di saperne poco, il 13% dichiara di essere molto informato sul tema, un altro 13% confessa di non conoscere nulla in merito).

Un antifascismo diluito?

Alla domanda: "Il regime fascista di Benito Mussolini in Italia è stato…?", la maggioranza dei giovani italiani (66%) risponde: “Una dittatura da condannare in parte, ma che ha portato anche benefici”. Il 29% afferma senza dubbio essersi trattato di “una dittatura da condannare completamente, lasciando delle terribili ferite”, per il 5% “una forma di governo positiva, che ha mantenuto l’ordine e portato benessere”. Da quanto emerge dal sondaggio, due intervistati su tre, sostanzialmente, ripropongono la tanto nota quanto falsa affermazione: “Mussolini era un dittatore ma in fondo ha fatto anche cose buone”. 

A definirsi antifascista è solo il 55% dei nostri ragazzi (almeno di quelli compresi nel campione). Poco più della metà, con gli altri più o meno equamente divisi tra un no (22%) e un non so (23%). Dati preoccupanti che ci costringono ad una domanda: il fascismo è tornato di moda, soprattutto tra i giovani? Perché? 

Leggi anche

Culture

Se il fascismo va di moda LA PRESENTAZIONE

Martedì 25 ottobre sarà il giornalista Paolo Berizzi a moderare la prima presentazione del libro pubblicato da Futura editrice. A dialogare con le due autrici, Vanessa Isoppo e Lara Ghiglione, anche il giornalista Luca Mariani. Conclude Maurizio Landini
Se il fascismo va di moda LA PRESENTAZIONE
Se il fascismo va di moda LA PRESENTAZIONE

Un libro necessario

A questa e ad altre domande provano a rispondere Lara Ghiglione e Vanessa Isoppo con il loro bel volume Se il fascismo va di moda. L’estremismo di destra e i giovani (prefazione di Paolo Berizzi, postfazione di Giuseppe Massafra, Futura editrice 2022), uno “studio, scritto a due cervelli e a quattro mani, iniziato con una conversazione tra le autrici poco tempo dopo il 16 ottobre, data della grande manifestazione nazionale unitaria di Piazza San Giovanni, in risposta all’assalto della sede della Cgil, avvenuto il 9 ottobre 2021” e pubblicato esattamente ad un anno da quel terribile e inquietante avvenimento.

Lo fanno analizzando “gli ingranaggi del meccanismo, le leve psicologiche del consenso, il lievito madre della militanza”. Lo fanno attraverso l’analisi delle mode, dei riti, della formazione dei “patrioti”. Lo fanno attraverso lo studio di ambiti specifici a partire dalla nebulosa galassia dei social media (Facebook ospita più di 2.700 profili di propaganda fascista. Almeno 300 inneggianti a Forza Nuova e Casa Pound.  Dalla nostalgia per il ventennio agli improbabili, quanto storicamente errati, meriti della dittatura, ce n’è davvero per tutti i gusti) fino ad arrivare al complesso meccanismo delle curve calcistiche. Lo fanno mettendo a confronto giovani fascisti e antifascisti, “AntiFà” e “Fà”, osservati e - elemento fondamentale - ascoltati nei loro diversi ambienti e nelle diverse manifestazioni del loro agire.

Educare e capire

Il libro si chiude con una riflessione sugli anticorpi (da rafforzare) e con qualche ipotesi sui perché. “La discussione sul fascismo mai morto - diceva qualche tempo fa Luciano Canfora - non è cominciata avantieri, ma dura da quando Mussolini è stato appeso a Piazzale Loreto. Nel suo Golia, tradotto in Italia nel 1946, Giuseppe Antonio Borgese volle dare un messaggio chiaro: il fascismo è caduto, ma dipenderà da noi la sua definitiva scomparsa”.

Dipenderà da noi, e da chi verrà dopo di noi. Per questo educare e capire i giovani diventa fondamentale, per questo Se il fascismo va di moda. L’estremismo di destra e i giovani è un libro importante, necessario. 

Il monito di Primo Levi

“Può accadere - scriveva Primo Levi ne I sommersi e i salvati - e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; (...) è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, ‘utile’ o ‘inutile’, è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato (...) Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali”. 

“Occorre quindi affinare i nostri sensi – proseguiva Levi -, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono ‘belle parole’ non sostenute da buone ragioni (...) Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri ‘aguzzini’. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”. 

Educati male

Erano stati educati male… E allora educhiamoli i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Insegniamo loro quello che non conoscono, diamo loro gli strumenti per elaborare in maniera corretta quello che leggono, vedono, ascoltano. Ma per farlo in maniera efficace dobbiamo imparare a conoscerli, a capirli. Dobbiamo imparare il loro linguaggio, entrare nei loro ingranaggi e meccanismi, imparare a dialogare con loro.

Perché le “cose buone” che qualcuno gli ha raccontato Mussolini abbia fatto non esistono. Mussolini ha fatto cose infami, come le leggi razziali, e non solo. “Dite tante volte una cosa, anche se falsa, con convinzione e in tanti ci crederanno”. È il meccanismo che oggi anima e alimenta le fake news ma è anche un metodo propagandistico classico nei regimi. E allora analizziamole queste bugie purtroppo troppo spesso diventate verità comuni e smontiamole,  rispondendo punto per punto, andando - come davvero bene fa questo volume - all’origine del loro perché.

La Resistenza continua

“Soprattutto - scrivono le autrici nelle conclusioni - è necessario sporcarci le mani e tornare a essere partigiani. In questo studio abbiamo parlato anche di loro, delle tante ragazze e dei tanti ragazzi che hanno deciso di difendere la democrazia del nostro Paese e la nostra Costituzione, di combattere la cultura dell’odio e di farlo in prima linea. A loro dobbiamo guardare con riconoscenza e sostenerli incondizionatamente”. A loro dobbiamo guardare con speranza. Perché se è vero che loro hanno bisogno di noi è ancora più vero il fatto che noi abbiamo bisogno di loro. Per continuare a resistere. Perché la Resistenza continui. Perché la Resistenza continua.