I lavoratori della Vesuvius, in sciopero in tutta Italia nella giornata del 18 ottobre in concomitanza con l'incontro presso il ministro dello Sviluppo economico, hanno mandato alla proprietà della multinazionale Inglese un messaggio chiaro e univoco: no alla chiusura degli stabilimenti.

Filctem, Femca e Uiltec nel corso dell'incontro hanno denunciato "il comportamento aziendale come irresponsabile nei confronti dei lavoratori e dei territori coinvolti. È difficile trovare precedenti: stabilimenti produttivi, che generano utili, che lavorano a pieno regime e che improvvisamente diventano stabilimenti da chiudere. Un comportamento poco lungimirante anche dal punto di vista di una azienda che voglia continuare ad essere presente in modo profittevole nell'importante mercato italiano. Un comportamento contraddittorio con la manifestazione d'interesse di Vesuvius per alcuni asset industriali italiani controllati da Ilva in amministrazione straordinaria".

In sintesi, denunciano i sindacati, "l'azienda ha confermato l'intenzione di procedere alla chiusura degli stabilimenti di Assemini (Ca) e Avezzano (Aq) con il licenziamento di tutti i 186 lavoratori, rifiutando gli inviti a ripensare le proprie decisioni. L'azienda si è dichiarata disponibile a cedere a prezzi di mercato gli stabilimenti ma non gli impianti, escludendo quindi qualsiasi continuità delle attuali produzioni con altri imprenditori eventualmente interessati".

Il governo, anche raccogliendo l'invito della delegazione sindacale, delle Istituzioni regionali e locali interessate "ha stigmatizzato duramente le posizioni espresse dall'azienda. Non considerando conclusiva la riunione odierna con i rappresentanti italiani, il Governo ha dichiarato che chiederà un ulteriore incontro con i vertici inglesi della multinazionale finalizzato a verificare ogni possibile alternativa alla cessazione delle attività annunciata per la fine di dicembre", spiega la nota.

Le segreterie nazionali Filctem, Femca e Uiltec, "condividendo la volontà espressa dal Governo italiano di incalzare l'azienda richiamandola alle proprie responsabilità, congelano ogni disponibilità a trattare sul cosiddetto Piano sociale (mobilità, incentivi ecc.) e confermano la mobilitazione a sostegno di soluzioni accettabili e condivise", conclude il comunicato.