"Vediamoci chiaro" è lo slogan della nuova campagna sui tirocini lanciata dai giovani della Cgil, il cui responsabile, Andrea Brunetti, è intervenuto oggi ai microfoni RadioArticolo1. “Il motivo principale per cui abbiamo lanciato questa ennesima campagna – ha spiegato – è perché tuttora il tirocinio è utilizzato come uno strumento di elusione di un rapporto di lavoro e dunque di sfruttamento. Sul tema, la Cgil ha ormai una dimensione storica, in quanto è dal 2010 che abbiamo avviato le prime iniziative contro gli stage truffa, all’interno della campagna ‘Giovani non + disposti a tutto’, con blitz sui luoghi di lavoro, dove lo stage veniva utilizzato in tal modo, e fu un successo. La cosa venne ripetuta nel 2013 con l’iniziativa ‘Datevi una regolata’, chiedendo per i giovani tirocinanti norme certe di tutela, che poi sono arrivate, anche se con risultati non troppo confortanti”.

 

“Il fenomeno si è ampliato nel 2015, grazie a ‘Garanzia giovani’ – ha rilevato il dirigente sindacale –, che utilizza proprio i tirocini per formare ragazzi e ragazze al mondo del lavoro, in un rapporto economico finanziato dal programma europeo: la dimensione è di 150.000 nuove unità, pari al 65% del totale dei partecipanti al progetto, che, in realtà, ha funzionato poco e male. In tanti, si sono iscritti alle piattaforme, ma assai pochi sono entrati davvero nel percorso formativo. Stiamo parlando di una platea potenziale di milioni di persone. Inoltre, ricordiamo che il tirocinante non ha diritto al salario, ma a un rimborso spese, senza oneri contributivi, ma con oneri fiscali a suo carico. Nel caso di ‘Garanzia giovani’, le risorse pubbliche del progetto hanno coperto i rimborsi che le aziende erogano ai tirocinanti, con 500 euro medi a persona, per cui è risultato a costo zero il giovane da formare, ma anche da sfruttare. Ed è proprio questa la dimensione che dobbiamo far venire alla luce”.

“Scopo della campagna – ha continuato l’esponente Cgil –, è proprio quello di scoprire quanti sono i veri tirocini che hanno un forte contenuto formativo, rispetto a quelli che di contenuto formativo ne hanno molto poco, e sono, invece, sfruttamento di lavoro. Abbiamo deciso di lanciare un nostro punto di ascolto attraverso la pagina Facebook ‘Tirocini vediamoci chiaro’, attraverso un questionario, che vuol indagare l'aspetto della percezione di chi ha vissuto in prima persona il tirocinio e racconta la sua esperienza. Il questionario e la campagna si possono trovare anche ovviamente sul portale della Cgil.

“La campagna durerà fino a metà settembre – ha aggiunto Brunetti –. La nostra necessità è di raccogliere un campione significativo di pareri. Spesso, chi si esprime pubblicamente sul tirocinio esprime una condizione di sfruttamento e tantissime criticità, non ultima, quella dei mancati pagamenti o del ritardo dei pagamenti. Siamo molto soddisfatti sul numero dei questionari già compilati, ma non avevamo dubbi, vista la quantità di tirocini svolti nel 2015 - 348.000, 100.000 in più rispetto all’anno precedente -. Parliamo di un fenomeno che non ha certo la dimensione di gravità del voucher, ma ha assunto, in un solo anno, proporzioni davvero preoccupanti, che un sindacato come la Cgil deve saper affrontare e contrastare”.

“Tengo a precisare – ha osservato il sindacalista – che noi non stigmatizziamo lo strumento del tirocinio in quanto tale, ma vogliamo combatterne gli abusi, sollecitando ad esempio gli ispettorati del lavoro a intervenire, trasformandolo in rapporto di lavoro, come del resto è scritto nero su bianco nelle linee guida della riforma Fornero del 2014, declinate poi nelle normative regionali che sono state raccolte. Se non ci sono contenuti formativi nella mansione svolta, quella mansione stessa non può essere svolta attraverso un tirocinio. Dunque, le normative ci sono, ima l problema è che mancano i monitoraggi, i controlli, le sanzioni, e il nostro questionario va anche in questa direzione”.

“C'è un rapporto stretto tra questa campagna e la Carta dei diritti universali del lavoro – ha concluso Brunetti –. Innanzitutto, perché la parola tirocinio compare nella Carta in quanto legata al rapporto di lavoro e questo è un dato fondamentale. Sappiamo che il tirocinio è un rapporto di formazione svolto on the job, anche se poi la realtà italiana è ben altra. In un mondo del lavoro viziato da illegalità di ogni tipo, anche tale strumento finisce in questa spirale ed è utilizzato dalle aziende a proprio piacimento, se oltretutto è gratis, ancora di più”.