“Dobbiamo ricreare un rapporto con la città per capire come farla funzionare, intercettare i bisogni delle persone che la abitano, sapendo che è la capitale d’Italia e che vi gravano tutti gli interessi nazionali. Per questo c’è bisogno di mettere in piedi un tavolo sul suo futuro sostenibile tra governo, Regione e Comune”. Così Michele Azzola, neosegretario generale della Cgil di Roma e Lazio, ai microfoni di RadioArticolo1.

Da troppi anni, ha detto, Roma “paga un’assenza di governo clamorosa, con le periferie che stanno esplodendo, cosa che la vittoria del Movimento cinque stelle ha testimoniato in modo assai netto. Occorre ricostruire un tessuto urbano che ricrei il senso della collettività. In questo, Atac e Ama sono fondamentali, perché anche da queste aziende passa il decoro della città". I lavoratori delle due municipalizzate, ha aggiunto il sindacalista, "devono essere coinvolti in un’operazione di cambiamento che produca un miglioramento della qualità del servizio ai cittadini. È indubbio che ci saranno anche delle nostre responsabilità, ma siamo pronti ad accettare la sfida, così come deve esserlo anche l’amministrazione. La capitale deve diventare la capitale sempre più accogliente, visto che è scesa al 14° posto tra i luoghi più visitati al mondo”.

 

Per il rilancio della Capitale è centrale il tema del lavoro. “I dipendenti comunali – ha proseguito il sindacalista – potrebbero essere una vera risorsa per ricreare quel tessuto sociale necessario per la rinascita della città e delle periferie: si tratta di metterli in condizione di lavorare al meglio. Oggi scontiamo colpe non nostre, ma del governo, che ha deciso il blocco dei contratti pubblici e non paga il salario accessorio". Un'opportunità è offerta dalla digitalizzazione, che potrebbe contribuire "a ricreare un rapporto tra Pa e cittadini, eliminando le file infinite agli sportelli. E io credo che i lavoratori comunali sarebbero entusiasti di essere coinvolti in un progetto per migliorare la città e i servizi a beneficio degli utenti”.

Azzola ha parlato anche delle questioni che riguardano gli altri territori della regione, a partire naturalmente dall'emergenza terremoto ad Amatrice e nella provincia di Rieti. “Il primo problema da affrontare è come ricostruiamo quell’area – ha argomentato –, facendo uscire al più presto le persone dalle tende e, nel contempo, garantendo la ripresa delle attività economiche, a partire dalla filiera dell’agroalimentare e del turismo. Il governo, con il commissario straordinario Errani e la Protezione civile, si sta muovendo bene, usando le seconde case e le residenze estive, e contribuendo economicamente in vista della ricostruzione vera e propria". Il tutto, però, "deve avvenire rapidamente e con il coinvolgimento della popolazione locale. C’è poi il problema della messa in sicurezza di tutto il patrimonio abitativo, storico, culturale, scolastico e industriale delle zone situate lungo la faglia sismica. Se ne parla da quarant’anni ed è venuto il momento di farlo, allo scopo di prevenire nuovi disastri, anche a costo di dover introdurre nuove tasse”.

Su Latina, invece, incombe il problema del caporalato. “È un fenomeno che ci trasciniamo da decenni – ha attaccato –. Bisogna provare a cambiare il modello esistente, dove esiste una concorrenza commerciale al ribasso, che non paga il lavoro che si fa. La grande distribuzione impone prezzi agli agricoltori che non sono sostenibili, e il caporalato è la logica conseguenza di quel modello economico, non la causa. Se si vuole continuare a produrre in quei territori, bisogna avere il coraggio di valorizzare in modo congruo i prodotti italiani sull’etichettatura, i km zero: se ci fosse chiarezza sui prodotti che vengono venduti, i lavoratori di quelle zone potrebbero essere retribuiti in maniera regolare”.

“Passando a Rieti – ha sottolineato l’esponente Cgil –, la buona notizia è che il governo pare abbia accettato la nostra indicazione d’inserire quella provincia nelle aree di crisi complesse, per avere così strumenti che permettano d’intervenire con maggiore puntualità. Ci sono tanti lavoratori che hanno gli ammortizzatori sociali in scadenza, che se non s’interviene al più presto si trasformeranno in licenziamenti. Con la Regione Lazio dovremo aprire un discorso, perché i vecchi distretti industriali sono superati, mentre assistiamo allo sviluppo di nuove attività industriali che andrebbero valorizzate, attirando nuove imprese nei nostri territori. Nel contempo, abbiamo un artigianato con una produzione locale meravigliosa, che però non vende perché non riesce a sfondare su internet".

"Su questo questo dobbiamo aiutarli – ha concluso Azzola –, assieme alla Regione e con l’ausilio delle università. C’è bisogno di fare un salto culturale, con investimenti sul piano dell’innovazione in ricerca e sviluppo sul modello di Milano e Torino, considerando che sta per sbarcare nel Lazio un colosso come Amazon. Il problema è che le istituzioni devono riuscire a governare la logistica in un’ottica e-commerce. Il paradosso è che io posso comprare via internet in tempo reale, ma poi devo andare a fare la fila alle Poste per ritirare il prodotto. È evidente che un sistema del genere non può funzionare”.