Il 27 ottobre scende in piazza l'Italia antirazzista, l'Italia che vuole la pace, che vuole l'accoglienza e la solidarietà. È una risposta decisa al clima di propaganda e di odio che attraversa il Paese, e agli episodi di violenza che si registrano giorno dopo giorno. A tutto questo si aggiunge il disegno di legge Salvini, un decreto che punta a demolire il diritto d'asilo, e a consegnare ai privati l'accoglienza, alimentando così corruzione e razzismo. Per questo una vasta e significativa area democratica di associazioni italiane manifesterà in cento città italiane. “Da mesi c’è un accanimento nei confronti di una parte della società, la più debole, che viene stata additata come il nemico da battere. Servirebbe invece costruire le condizioni di una convivenza civile”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è il segretario nazionale della Cgil Giuseppe Massafra.

“Assistiamo - ha continuato - a degli attacchi evidentemente strumentali da parte di chi avrebbe responsabilità di governo. Sono frasi e messaggi che percorrono le nervature stesse della società, attraverso provvedimenti di legge, che sono vere e proprie aberrazioni normative, o attacchi su vicende specifiche, come lo scardinamento del modello Riace. Senza dimenticare quello che è accaduto a Lodi, con l'ordinanza del sindaco che impedisce ai bambini figli di migranti di accedere alla mensa scolastica e al servizio di trasporto pubblico, e il sequestro alla nave Diciotti. È un accanimento, una barbarie”.

Dal 1990 a oggi, tra l’altro, secondo l’Unhcr sono morti più di 34 mila migranti nel tentativo di raggiungere via mare l'Europa. “Sono dati agghiaccianti - ha detto Massafra - che rappresentano un vero e proprio genocidio, ma sono anche dati  parziali. Perché riguardano solo coloro che sono morti nel Mediterraneo, senza contare quanti sono morti nella traversata nel deserto, nei campi nei lager libici. Le cifre complessive sono ancora più aberranti”.

Anche per questo si è formato un vasto fronte di associazioni e di organizzazioni, ma anche di singoli cittadini, “impegnati a preservare i fondamentali valori della solidarietà e dell'umanità”. Valori che, per il segretario confederale della Cgil, “sono alla base di un principio di convivenza civile fra i popoli e quindi alla base della pace”. C’è però anche il bisogno di “costruire delle risposte di governo concrete ai processi migratori, tanto nel nostro Paese quanto in Europa e nel resto del mondo. Azioni finalizzate a rafforzare un sistema di accoglienza diffusa, lo strumento principale per costruire politiche di integrazione reali”.

Il primo passo da intraprendere in questa strada è, per il sindacato di Corso d’Italia, “intervenire sul Trattato di Dublino, affinché l'Europa acquisisca e si faccia carico di una responsabilità condivisa nella gestione del fenomeno migratorio”. Servono poi “politiche sociali impegnate a superare l’aberrante conflitto che si sta continuando ad alimentare tra gli ultimi e i penultimi”. Politiche, insomma, che possano garantire “un principio di integrazione necessario”.

La mobilitazione di questi giorni si sviluppa lungo queste direttrici, “attraverso appuntamenti che stanno trovando una risposta partecipativa sempre maggiore”, segno evidente che “si sta determinando una cultura reattiva delle forze laiche, cattoliche, dei singoli cittadini che non accettano questa condizione”. La mobilitazione, però, non si sviluppa solo attraverso le manifestazioni organizzate, ma anche “mettendo in campo un corpo a corpo quotidiano per ostacolare la violenza e affermare il principio di umanità come elemento regolatore di questa società”.