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Prima di entrare nel merito del rapporto di Bankitalia, dobbiamo sottolineare che ancora una volta le nostre sedi Cgil, le nostre strutture di categoria e i nostri servizi sono invasi dai problemi che i cittadini-lavoratori hanno tutti i giorni. Nella nostra regione e nella nostra provincia il protrarsi di una così grave situazione può portare, anzi sta portando, ad una crescita della difficoltà sociale che a sua volta allontana la possibilità di una inversione di tendenza.
Non ci sentiamo di condividere, dunque e purtroppo, un certo ottimismo sulle prospettive dell’economia regionale, emerso anche dal recente rapporto di Bankitalia sull’andamento dell’economia della nostra regione. Nello studio si sottolineava infatti l’aumento del Pil, in crescita dello 0,8%. Una moderata ripresa, tutta da consolidare, ma sostanzialmente in atto, pur tra tanti “se” e tanti “ma”. Tuttavia, altre indagini recenti, relative alla prima parte del 2016, di fonte Inps e Istat, sembrano gelare questi germogli di presunta ripresa.
Lasciamo parlare i numeri e le ricerche. Nel mese di maggio 2016 l’indice nazionale dei prezzi al consumo fa registrare una nuova flessione dello 0,3% su base annua. Come abbiamo sottolineato più volte, la deflazione è il male peggiore, perché alimenta una crisi che si avvita sempre di più e incide negativamente sul debito pubblico e privato. Ebbene, rispetto alla media nazionale, in Umbria la deflazione è a un livello doppio (-0,6%), il più alto d’Italia fatta eccezione per la Puglia, a indicare una crisi della domanda e della spesa ancora più grave. Ulteriormente peggiore è la situazione nel capoluogo di regione, Perugia, dove i prezzi calano dello 0,7% in un anno.
L’altro dato allarmante arriva dall’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps (dati relativi ad aprile 2016) che registra un vero e proprio crollo dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati nei primi 4 mesi del 2016 in Umbria: sono stati 3.918, contro i 7.777 del 2015, con una contrazione del 49,6% nell’arco di un anno, la più alta a livello nazionale (la media del paese è del 35,1%). Infine, per quanto riguarda i voucher, strumento di precarietà estrema, nei primi 4 mesi del 2016 ne sono stati staccati già 732.719 con un +69,5% sul 2014 e un +41,8% sul 2015.
Si tratta di dati che purtroppo non lasciano spazio a ottimismi sulla situazione economica e sociale dell’Umbria, almeno sul versante del lavoro. La nostra regione vive una situazione di difficoltà profonda e strutturale, che richiede e impone politiche economiche alternative a livello nazionale ed europeo, che puntino a valorizzare il lavoro. Di questo è necessario che si crei piena consapevolezza anche nel dibattito politico, economico e sociale della nostra regione. Infine, vogliamo rivolgere un augurio di buon lavoro a tutti i sindaci appena eletti in provincia di Perugia, ribadendo loro la nostra disponibilità nel lavorare insieme per l’interesse collettivo.
Filippo Ciavaglia è il segretario generale della Cgil di Perugia