Regolarizzare una badante non costerà più di 2.100 euro. È questo uno dei dati emersi dal convegno promosso dalla Cgil del Trentino e dall'Ufficio immigrati del sindacato di via dei Muredei che si è tenuto lunedì 17 settembre a Trento. Il relatori del convegno, Assou El Barji (ufficio immigrati Cgil) e Giovanni Guarini (avvocato e socio dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione), hanno analizzato i contenuti del decreto legislativo 109 del 2012 con il quale è stato recepito in Italia il regime sanzionatorio per chi impiega manodopera straniera irregolare, previsto dalla direttiva comunitaria n. 52/2009/CE. Lo stesso decreto ha introdotto un periodo transitorio, fissato tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2012, in cui le nuove sanzioni vengono sospese ed è possibile regolarizzare i lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno.

Tra gli aspetti più controversi della fase di emersione, c'è anche quella dei costi che i datori di lavoro dovranno accollarsi per evitare le sanzioni. Per Assou El Barji, "al netto delle retribuzioni contrattuali e sommando il contributo di mille euro per avviare la pratica ai contributi da versare all'Inps a copertura di almeno sei mesi di lavoro, la procedura di regolarizzazione per una badante non dovrebbe costare più di 2.089,90 euro. Anzi, nel caso in cui si tratti di un part time a 25 ore, si dovrebbero pagare massimo 1.663 euro". Ma non tutti potranno accedere alla regolarizzazione. Se non si è non autosufficienti – in questo caso non ci sono vincoli -, il datore di lavoro deve dimostrare di avere un reddito minimo (in caso della regolarizzazione di una badante, 20 o 27 mila euro, a seconda che in famiglia ci sia uno solo o più percettori di reddito) e deve dichiarare che occupa un lavoratore straniero irregolare da almeno tre mesi. Altresì, il lavoratore deve dimostrare, attraverso documenti di un organismo pubblico, di essere giunto in Italia prima del 31 dicembre 2011.

Per l'avvocato Guarini questo è un punto nodale. "Dimostrare la presenza in Italia al 31 dicembre – ha spiegato nel suo intervento – sarà per alcuni molto arduo. La legge infatti prevede la certificazione di un organismo pubblico, il che non è facile nel caso di un lavoratore irregolarmente residente in Italia". Per Guarini ci sono altri aspetti del decreto legislativo che suscitano forti dubbi. "In primo luogo va detto che, nella procedura di emersione, c'è una disparità palese tra datore e lavoratore: quest'ultimo infatti può essere regolarizzato solo se il datore di lavoro decide di inoltrare domanda ed accollarsi la spesa. Poi c'è il tema del permesso di soggiorno a chi, dopo il 15 ottobre, denunciasse di essere impiegato irregolarmente: la direttiva europea non metteva vincoli, mentre il decreto di recepimento stabilisce che il giudice può offrire il permesso di soggiorno solo se il lavoratore è stato sottoposto a forme di grave sfruttamento”.

A conclusione del convegno è intervenuto anche Paolo Burli, segretario generale della Cgil del Trentino, che ha chiesto al governo un intervento strutturale tale da superare la logica delle sanatorie, garantendo un permesso di soggiorno a tutti i cittadini stranieri irregolari che dimostrino di aver lavorato in Italia. "Restando all'attualità della procedura di emersione in atto fino al 15 ottobre – ha aggiunto Burli – ritengo che la regolarizzazione sia un fatto di civiltà. Spero quindi che i trentini diano ancora una volta la dimostrazione di essere in prima linea sulle questioni dell'accoglienza. A loro rivolgo il mio appello affinché siano in tanti a mettere in regola il personale che lavora nelle proprie fabbriche e nell'assistenza ai propri cari".