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Tre euro l’ora, otto o nove ore di lavoro al giorno. Quando va bene, un contratto di collaborazione che è invece a tutti gli effetti subordinato privo di qualsiasi tutela: senza diritti previdenziali o assistenziali, senza ferie maturate o permessi e in una condizione caratterizzata da un forte ricatto occupazionale. Un gruppo di addetti di un call center ha deciso di denunciare, anche alla Guardia di finanza, la propria situazione lavorativa fatta di irregolarità e di sommerso.
“Si tratta – spiega Vincenzo Montrone, segretario generale della Slc Cgil Bat – di lavoratori che operano anche per grandi aziende. Sono venuti a chiederci aiuto perché ciò che svolgono è praticamente una vera e propria attività a cottimo: l’unica cosa che conta in scenari come questi sono gli obiettivi da raggiungere, ovvero il numero delle persone da contattare obbligatoriamente al giorno e il tempo da trascorrere con loro al telefono”.
Il segretario generale della Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis, parla di “una situazione dilagante nel territorio, come nel caso di un call center a Barletta e Bisceglie con oltre cento dipendenti. In molte di queste strutture si applicano contratti pirata firmati con organizzazioni sindacali non rappresentative a livello nazionale, utilizzando tipologie contrattuali in deroga alle normative. Siamo di fronte a un’altra faccia della precarietà nel territorio che, come abbiamo già avuto modo di denunciare, è fatta in molti settori di nero, sommerso e irregolarità. Approfittiamo di questa occasione – conclude – per lanciare un appello ai lavoratori: bisogna denunciare, perché solo così possiamo vincere la battaglia contro lo sfruttamento e per i diritti che come Cgil abbiamo messo in campo. Ci rivolgiamo anche agli organi ispettivi: servono più controlli, altrimenti è tutto inutile”.