Occorre accelerare e chiudere il negoziato per il rinnovo del contratto per ricercatori e personale della scuola. A chiederlo sono Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua e Snals Confsal, convocando per oggi (giovedì 14 dicembre) a Roma un presidio, con appuntamento alle ore 16 davanti a Montecitorio. I sindacati denunciano la situazione di stallo della trattativa: “Siamo a un anno dall’accordo del 30 novembre 2016 di Palazzo Vidoni, a sei mesi dalla riforma del testo unico sul Pubblico impiego, a un mese dall’invio dell’atto di indirizzo, e ancora il negoziato non decolla. E sono ormai passati otto anni dalla scadenza dell’ultimo contratto”.

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua e Snals Confsal sono anche molto preoccupati per “l’assenza di chiarezza sulla quantificazione delle risorse: trasformare gli aumenti in percentuali sposta gli equilibri e avvantaggia chi ha retribuzioni più alte, penalizzando paradossalmente quelle più basse, diversamente da quanto prevede l’intesa di Palazzo Vidoni”. Per i sindacati “nessuno può ritenere che gli 85 euro possano rappresentare il recupero del potere d’acquisto perso in questi anni, né colmare la distanza che separa gli stipendi del comparto da quelli di altri Paesi. Pensare addirittura di ridurli appare come una vera provocazione”.

I lavoratori hanno posto da tempo, e ripropongono ancora, la questione del recupero di quanto si è perso in termini retributivi in questi anni di vuoto contrattuale. Da cui consegue “la necessità di risorse aggiuntive, con la costituzione di un fondo di perequazione, affinché si creino le condizioni per riconoscere giusta dignità al lavoro di migliaia di persone nei settori dell’istruzione e della ricerca”. Per i sindacati servono investimenti che restituiscano agli istituti scolastici e agli enti universitari e della ricerca un livello di attenzione e considerazione “pari a quello dei Paesi più avanzati dell’Ocse, che investono in istruzione e ricerca un punto percentuale in più del Pil”. In questo quadro Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua e Snals Confsal ritengono non più rinviabile “la questione dell’adeguamento degli stipendi e del riconoscimento professionale e sociale del lavoro di tutto il personale della scuola, dell’università e della ricerca. Quello che la ministra Fedeli definisce oggi ‘atto doveroso’ deve tradursi in scelte contrattuali coerenti e conseguenti”.