A due anni dal suo “varo”, il bilancio del Piano del lavoro della Cgil in Toscana è ancora fatto di luci e ombre. Così, questa mattina, Alessio Gramolati, segretario generale della Cgil Toscana, intervenuto su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione “Italia Parla” (qui il podcast). “Direi comunque che sul piano difensivo in Toscana si sono realizzati risultati importanti – ha detto –, con ben 80 mila intese che hanno evitato il licenziamento a 260.000 lavoratori grazie, appunto, alla contrattazione. Poi ci sono anche tanti altri risultati che pur non derivando direttamente dal Piano del lavoro, ne posseggono lo spirito. Mi riferisco agli accordi di programma di Piombino, Livorno e Massa che, insieme a Grosseto, interessano le parti della regione più colpite dalla crisi, quelle che si stavano allontanando dal quadro di coesione generale”.

Per Gramolati, il Piano del lavoro va in direzione opposta a quella messa in atto dalle politiche del governo, a cominciare dal Jobs Act, perché “parla di un lavoro sostenibile, di ricerca e innovazione tecnologica. Mentre la debolezza del Jobs Act è persino superiore a come appare, con la sua idea di lavoro antistorica, tutt'altro che moderna”. Molto duro il giudizio del segretario generale della Cgil Toscana anche sul Def, che “non sceglie. Una delle difficoltà che abbiamo, rispetto al Piano del Lavoro, è che manca una cornice generale. Basti pensare agli incentivi per l’occupazione legati al tema della defiscalizzazioni degli oneri per chi assume persone a tempo indeterminato con tutele crescenti. Siccome le risorse sono scarse è stata pensata una clausola di salvaguardia che dice che, se i soldi mancano, dovranno pagare le stesse imprese e i lavoratori autonomi che hanno beneficiato di questo vantaggio. In questa maniera, però, regna l’incertezza più assoluta”. Un esempio opposto viene da quanto fatto invece da Obama che “quando ha deciso di reinternalizzare parte delle attività industriali andate in altri paesi ha messo in campo politiche di incentivazione fiscale di grande impatto. Le imprese che reinternalizzano hanno infatti vantaggi fiscali per cento anni, mentre in Italia il governo non è in grado di dire esattamente cosa succede di quegli incentivi se fra sei mesi mancano i soldi. Poletti ha detto che nel caso quella clausola di salvaguardia verrà modificata, ma non ha detto come. Insomma, regna l’incertezza più assoluta”.

Poi, qualche considerazione sulla vicenda di Piombino. “La partita si è riaperta e siamo contenti – ha commentato Gramolati –. Esattamente un anno fa tutti scommettevano sul fatto che Piombino sarebbe stata chiusa nonostante i nove scioperi generali e le mobilitazioni. Oggi stiamo invece scommettendo su una siderurgia di nuova generazione a basso impatto ambientale e alto contenuto tecnologico. Cevital ha avanzato una proposta: due forni elettrici, un basso impatto sulla città e il trasferimento delle attuali aree industriali in un'area più lontana dal centro cittadino con la bonifica di tutto il territorio. Ma non bisogna dimenticare che Cevital si è mossa grazie a un grande investimento pubblico che ha creato condizioni di attrattività che prima non c’erano. Mi riferisco alla creazione in soli sei mesi di un porto con un pescaggio di venti metri: questo ha permesso a Piombino di diventare una grande occasione logistica per il Mediterraneo e Cevital ha approfittato di questa opportunità”.

Anche le risorse messe in campo sono importanti, ha detto il sindacalista: “230 milioni, 150 dei quali stanziati dalla Regione e 80 dal governo che però hanno attratto risorse per circa un miliardo di euro. L’insieme di questi investimenti genera 4 mila posti di lavoro diretti più l'indotto e coloro che dovranno lavorare per realizzare le bonifiche, l'asse infrastrutturale, la piattaforma logistica. Geolengas sta ragionando sulla possibilità di costruire qui la seconda gamba della propria offerta logistica al mondo, la Saipem sta discutendo di come attrezzare a Piombino la piattaforma per lo smantellamento delle navi militari. Insomma: c'è molto di quanto sosteniamo nel nostro Piano del lavoro in quello che sta avvenendo in questa parte della Toscana, a partire dall’investimento pubblico che attrae capitali privati per un sviluppo sostenibile e di qualità”.