“È necessario, per un paese come il nostro che si definisce civile, l'approvazione di una legge che introduca il reato di tortura”. Questa la posizione della Funzione pubblica Cgil in occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura, aggiungendo che “la legge però non può essere quella approvata in Senato e ora in discussione alla Camera. Non possiamo infatti ritenere accettabile un testo che renderebbe, di fatto, il reato di tortura difficilmente applicabile”.

Dietro le parole #SubitoLaLegge, #StopTortura che accompagnano la campagna della Fp Cgil, il sindacato avanza precise rivendicazioni. “Bisogna approvare una norma che si rifaccia pienamente alla Convenzione delle Nazioni unite” si legge in un comunicato: “L'attuale testo di legge, infatti, limita il reato di tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e circoscrive l'ipotesi della tortura mentale. È impossibile verificare il trauma psichico dell'individuo che ha subito violenza a distanza di anni, durante il processo”.

Altro aspetto che il sindacato pone sotto una luce particolare è che “il reato di tortura non può essere considerato reato comune, bensì deve essere classificato come atto commesso e realizzato da chi detiene legalmente il potere di tenere sotto controllo un'altra persona. Il reato di tortura non è misurabile sulla base della crudeltà o dell'intensità delle sofferenze inflitte, bensì dalla sua origine”. Pertanto, la Fp Cgil chiede una legge sulla tortura “in linea con gli standard internazionali e che risponda realmente agli impegni assunti circa 30 anni fa con la ratifica della Convenzione”.