"Siamo molto soddisfatti della riuscita degli scioperi in tutte le realtà del gruppo Thales Alenia Space Italia. Le adesioni sono state nettamente superiori al 90% e in alcuni casi hanno provocato la totale chiusura dei siti". Lo afferma in una nota Fabrizio Potetti, responsabile per la Fiom Cgil di Thales Alenia Space Italia.

"Per le lavoratrici e i lavoratori di Thales Alenia Space Italia - prosegue la nota - è chiaro quanto il momento sia delicato per il presente e soprattutto il futuro del settore spaziale in Italia. L’Italia è stato il terzo paese a lanciare un satellite nello spazio e ancora oggi il settore spaziale italiano è all’avanguardia a livello mondiale. I maggiori paesi industrializzati continuano a investire nel settore spaziale, ben sapendo che lo spazio rappresenta un ambito strategico per ogni paese avanzato o che aspiri a diventare tale".

"Il segnale mandato dalle lavoratrici e dai lavoratori - osserva Potetti - non è soltanto teso alla salvaguardia del proprio posto di lavoro, rivendicazione legittima, ma anche a salvaguardare un settore in cui l’Italia può dirsi pioniera e nel quale i lavoratori sono orgogliosi di prestare la loro professionalità. Per questi motivi continueremo a difendere queste prerogative e continueremo con le azioni di lotta già previste".

Il giorno dopo l’incontro con Finmeccanica, fissato per il 1 luglio, ci sarà la manifestazione nazionale dei lavoratori sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri "per sollecitare il governo a fare immediatamente quanto deve, a partire dalla gestione dell’alleanza con il socio francese e dal finanziamento dei programmi per quanto riguarda l’immediato".

"In prospettiva è necessario recuperare più risorse – visto che l’Agenzia spaziale italiana ha subìto pesanti tagli negli ultimi anni – e rendere coerenti i programmi pluriennali di una società come Thales, con investimenti di pari durata. Non è possibile programmare la realizzazione di satelliti, la cui progettazione, realizzazione e messa in orbita richiede anni se i finanziamenti arrivano con il contagocce e per brevi periodi".

"È necessario passare dalle parole ai fatti - conclude - perché se a parole tutti dicono che il settore spaziale in Italia è strategico, è solo con i fatti – e quindi con i finanziamenti – che i satelliti come Cosmo si possono realizzare. Continuando con questo disinteresse si rischia di mettere la parola fine al settore spaziale in Italia".