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"Le studentesse e gli studenti italiani il 25 ottobre scenderanno in piazza con le lavoratrici e i lavoratori per dire che non possono più permettersi un Paese che taglia loro il futuro". Così in una nota Udu e Rete degli Studenti annunciano la loro partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dalla Cgil che si svolgerà a Roma appunto il 25 ottobre.
"Viviamo in un paese che negli ultimi vent’anni ci ha relegati ad una prospettiva di precarietà e disillusione, che ha creato sfiducia nel presente e sfiducia nel futuro, diciamo basta, chiediamo un Paese diverso - scrivono le due associazioni studentesche - A otto anni dall’inizio della crisi ancora una volta l’Italia ha deciso di non investire sui giovani e sul futuro: non possiamo più permetterci di vivere nella precarietà, è ora di cambiare veramente, misure come il jobs act sono l’esempio evidente di come la realtà e le politiche siano ben altre rispetto agli slogan di cambiamento che continuano a venderci sui giornali".
Dichiara Alberto Irone, Portavoce Nazionale Rete Studenti Medi: “La condizione nelle nostre scuole e nelle nostre università è, oramai da anni, molto critica. Ovviamente la dequalificazione dell’istruzione si rispecchia anche nel mondo del lavoro. Gli studenti sono spinti sempre di più ad abbandonare il percorso delle scuole superiori precocemente o a non preoseguire gli studi universitari per cercare un lavoro, precario e senza tutele, poco qualificato. Noi vogliamo dire, con forza, che non esiste sviluppo economico e non è possibile uscire dalla crisi senza una “Buona Istruzione”.”
Continua Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Nazionale Unione degli Universitari: “Dopo l’uscita del Provvedimento “La Buona Scuola”, nel quale non c’è un rilancio vero del ruolo dell’istruzione e nel quale l’università non è minimamente presa in considerazione, lo 'Sblocca Italia' mette a rischio più di 50.000 borse di studio, il Jobs Act sta tentando di cambiare radicalmente anche il mondo del lavoro per come lo vediamo adesso: precarietà, demansionamento, abolizione dell’articolo 18. E’ questa la ricetta del governo per far ripartire il paese, quando invece sappiamo da anni che l’unica maniera per uscire dalla crisi è investire sul lavoro, crearlo, qualificare i lavoratori attraverso l’istruzione, dargli lavori stabili per una stabilità economica che possa far ripartire i consumi e l’economia tutta. I giovani non vogliono un futuro precario, non possiamo permettercelo.”
Conclude Irone: “Oggi più che mai vediamo come il mondo dell’istruzione tutto e il mondo del lavoro siano strettamente collegati. Vogliamo ripeterlo, non esiste la ripresa economica senza l’istruzione. E’ ovvio quindi che bisogna ritornare ad investire pesantemente nella scuola e nell’università pubblica. C’è un’intera fetta di popolazione italiana, studenti, giovani, precari, disoccupati e lavoratori che dicono no a questi provvedimenti che non fanno altro che consegnarci un futuro sempre più precario e nel quale istruzione, competenze professionali e stabilità economica vengono considerati una zavorra più che un valore aggiunto. Il 25 ottobre noi studenti ci saremo, per dire che non ci possiamo permettere un futuro precario e privo di qualsiasi prospettiva.”