“Dormivo nel lettone, contenta del regalo che Babbo Natale mi avrebbe portato, un cappottino rosso. Da poco avevo capito che i regali li portavano i miei genitori. Già sognavo, quando spari improvvisi mi svegliarono. Mio padre come ogni sera tornava dalla Camera del Lavoro. Sentii le urla straziate di mia madre. Andai a vedere, mi allontanarono, tornai a letto accanto a mio fratello”.

Antonella Azoti, figlia del sindacalista Nicolò Azoti, ucciso dalla mafia a Baucina il 21 dicembre di 69 anni fa, in quella pre vigilia di Natale del 1946, aveva 4 anni. Oggi durante la commemorazione, nella villetta di via Savonarola, a Palermo, intestata a suo padre, ha ripercorso i momenti di quella terribile notte, i ricordi del sindacalista morente, leggendo i brani del libro da lei scritto “Ad alta voce. Il riscatto della memoria in terra di mafia”.

La commemorazione di Azoti rientra in quel calendario della memoria che la Cgil sta realizzando per ridare dignità a tutti i sindacalisti uccisi. “Di alcuni si conosce pochissimo, e il numero delle vittime del movimento sindacale e operaio é tuttora incerto – ha detto Dino Paternostro, responsabile della Legalità per la Cgil di Palermo -. Stiamo riportando allo scoperto tante storie ignorate, dimenticate. Il 13 febbraio a Misilmeri vogliamo ricordare per la prima volta Nunzio Sansone. Non ci sono state solo figure come quelle di Li Puma, Rizzotto, Carnevale, Cangialosi, ma vogliamo restituire alla memoria collettiva le storie di tanti altri sindacalisti uccisi che lottavano per i diritti e la democrazia, sui quali non si è fatta mai giustizia e non si è mai più spesa una parola. Sono storie di una Sicilia orgogliosa, che deve diventare storia d‘Italia”.

“Questi omicidi, di uomini che hanno messo la loro vita al servizio della grande idea di libertà e democrazia, venivano derubricati come fatti privati – ha aggiunto Concetta Balistreri, segretario Spi Cgil di Palermo, durante le conclusioni –. Vogliamo recuperare le storie di tutti questi uomini impegnati in una battaglia di riscatto prima ancora che i valori di libertà e democrazia trovassero posto in un impianto costituzionale. E le storie delle donne, rimaste vedove, lasciate sole con i loro figli a chiedere giustizia ”.

La storia di Nicolò Azoti è riemersa grazie al coraggio della figlia che, durante una iniziativa subito dopo la strage di Falcone, prese la parola per parlare del padre ucciso. “La storia della lotta antimafia non comincia con Falcone e Borsellino ma già alla fine dell’Ottocento col movimento contadino. E io sono la figlia di una di queste vittime”, ha detto Antonella Azoti. Alla commemorazione sono intervenuti l’assessore Giusto Catania, il presidente del centro Impastato, Umberto Santino, e il presidente del centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco. Presenti anche Libera, l’Anpi e altri rappresentanti del sindacato.