Protesterà davanti alla base di Sigonella, giorno e notte, sino a quando non riceverà completa garanzia che i suoi diritti vengano rispettati. Carmelo Cocuzza, ex dipendente di Sigonella, con mansione di vetrinista, licenziato diciassette anni fa, e in attesa di reintegro e risarcimento, che però non vengono eseguiti, nonostante le tre sentenze a suo favore della legge italiana, ha deciso di tenere duro sino alla definitiva soluzione del caso, e chiede ancora una volta l'intervento urgente del prefetto Maria Guia Federico e dei ministri della Giustizia e degli Esteri. Accanto a lui, ci sono il responsabile Filcams nazionale per i lavoratori delle basi Usa in Italia, Andrea Montagni, il segretario generale Cgil di Catania, Giacomo Rota, e la segretaria Filcams di Catania, Margherita Patti.

"Non ho alcuna intenzione di allentare la mia battaglia, né di scendere a compromessi. Più volte, mi sono dimostrato disponibile a dialogare con Sigonella, ma i fatti ora sono sotto gli occhi di tutti: da giugno scorso ad oggi, mi sono stati notificati sette provvedimenti, e di contro, due ricorsi della base sono stati già rigettati, con condanna di risarcimento spese legali. In parole povere, dopo diciassette anni di attesa, tre gradi di giudizio e tre sentenze a mio favore, il governo Usa mi strascina ancora nei tribunali, ma soprattutto, non applica le sentenze e non rispetta le leggi italiane. Ad oggi, non mi hanno versato un solo centesimo e chiedono sempre di posticipare", ha spiegato Cocuzza.

Stamattina, per l'ex dipendente, non è stato facile posizionarsi davanti alla base di Sigonella per protestare: c'è voluto l'intervento dei carabinieri per ristabilire almeno il diritto di manifestare silenziosamente. "Sono qui perché Cocuzza è un onesto cittadino, che merita il massimo della solidarietà e del sostegno, e in secondo luogo, per supportare tutti quei lavoratori delle basi iscritti alla Filcams, che non si vedono riconosciuti la piena applicazione del diritti dei lavoratori, in particolare il diritto a scegliere il sindacato che preferiscono", ha sostenuto Montagni. 

Secondo Rota e Patti, "in democrazia le sentenze vanno applicate, e le basi Usa non possono rappresentare un'eccezione. In tutta questa vicenda è in gioco il rispetto della giustizia italiana, che ha deciso che un lavoratore nostro connazionale venga risarcito e anche reintegrato nel proprio posto di lavoro. Ancora oggi, Cocuzza è costretto a protestare ed a impiegare parte del suo tempo in tribunale, come se ad avere torto fosse lui. Siamo e rimarremo vicini all'ex dipendente, che ha la sola colpa di essere un lavoratore dalla parte del giusto,e faremo il possibile affinchè si arrivi a una soluzione definitiva".