Il 5 novembre gli elettori e le elettrici siciliane saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente della Regione e i 70 deputati dell'Assemblea regionale (Ars). Si tratta di un appuntamento importante: la Sicilia è una Regione a Statuto speciale e gode di una considerevole autonomia. Ne consegue che poteri e responsabilità del governo regionale sono fortissimi in materie importanti per i sindacati come le politiche della formazione, quelle dello sviluppo, il lavoro, la sanità.

Per questo Cgil, Cisl e Uil hanno stilato un documento da sottoporre ai candidati presidente, con l’obiettivo di chiedere loro impegni specifici per dare un futuro alla Regione. Di questi temi ha parlato il segretario generale della Cgil siciliana, Michele Pagliaro, nel suo intervento su RadioArticolo1. Il contesto in cui cadono queste elezioni è pesante: una perdita di 13 punti percentuali di Pil tra il 2008 e il 2016, un valore aggiunto dell'industria calato del 40 per cento, gli investimenti del 50. Infine, 120 mila i posti di lavoro persi negli ultimi otto anni e un tasso di povertà tra i più alti del nostro paese. Insomma, chiunque verrà eletto dei cinque candidati, Giancarlo Cancellieri per il Movimento 5 stelle, Claudio Fava per Mdp, Fabrizio Micari per il Pd e Alleanza Popolare, Nello Musumeci per il centro-destra e Roberto La Rosa per il movimento siciliani liberi, dovrà partire da questi numeri.

“La situazione è gravissima – ammette Pagliaro –. Ed è per questa ragione che insieme a Cisl e Uil abbiamo voluto dare un nostro contributo al dibattito di una campagna elettorale particolare. Constato infatti con amarezza che mancano i luoghi e spesso il merito del confronto”. Il promemoria stilato dai sindacati affronta alcuni macrotemi. Il lavoro e lo sviluppo, l'occupazione giovanile, le infrastrutture materiali e immateriali, il contrasto alle disuguaglianze sociali e alla povertà, la legalità, il risanamento e le riforme: “Rappresentano lo specchio di una Sicilia che avremmo voluto vedere in questi ultimi anni cambiata”, sottolinea il sindacalista.

Situazione complicata, dunque, a partire dal lavoro. Come ricorda il leader della Cgil regionale, “in Sicilia ci sono due aree di crisi complessa e addirittura 63 aree di crisi industriale non complessa. Il settore edile ad esempio è stato dimezzato. Ecco, è da qui che bisogna ripartire. C’è poi tutto il tema della riconversione petrolchimica, Gela e Priolo, ambiti in cui abbiamo anche stipulato accordi. Solo che, non si capisce se per responsabilità della Regione o per mancanza di volontà dell'Eni, questa riconversione ha rallentato e ora è addirittura a rischio”. Occuparsi di questi settori significa “avere una politica industriale che in questi anni è mancata. Noi immaginiamo un territorio in cui tutti i settori produttivi possono e devono convivere: agroalimentare, agricoltura, industria, turismo e terziario”. E poi, alla base di tutto, le infrastrutture: “In questi anni – argomenta Pagliaro – abbiamo assistito solo a una serie di misure una tantum, spot. Penso ai vari patti per il Mezzogiorno. Tutte le misure sono rimaste isolate, non hanno dialogato tra di loro. Anche per questo il nostro giudizio sul governo Crocetta è negativo”.

 

Decisivo per una situazione così compromessa il tema della formazione professionale: “Il governo regionale – riconosce il leader sindacale – ha smantellato un sistema clientelare: siamo stati i primi a denunciarlo, da soli, sin dal 2010. Solo che, una volta demolito non lo si è più ricostruito: oggi non c’è più formazione professionale, il che in una regione dove ci sono circa mezzo milione di neet è una tragedia”. Un sistema adeguato di formazione professionale sarebbe anche importante per affrontare altri due macigni che pesano sulla Sicilia: un tasso di dispersione scolastica superiore al 30 per cento e un’emigrazione giovanile sempre più consistente. 

“Chiediamo alla Regione – dice Pagliaro – di andare anche oltre i fondi europei che non possono arrivare ovunque. Serve un piano formativo pluriennale capace di dare risposte concrete. E invece abbiamo una politica che ha rinunciato a occuparsi di questo pezzo delegando alla magistratura il compito di gestire un contenzioso infinito. Ma non basta: serve un sistema di certificazione delle competenze capace di dare risposte a quei giovani che emigrano e vanno via della Sicilia”.

E si torna, così, al tema dei candidati e dei loro impegni per la possibile presidenza. “A oggi abbiamo incontrato Fava e Micari – ha raccontato Pagliaro –. C'è attenzione alle nostre proposte e una comunanza di linguaggio: anche se poi ovviamente ci aspettiamo dei fatti concreti. L’unico che ha rifiutato l’incontro è stato il candidato del M5S, Giancarlo Cancellieri, che probabilmente ha ascoltato i consigli di Di Maio che è spesso in Sicilia”. Si tratta di un errore, ha concluso il dirigente Cgil: “In un’epoca di disintermediazione come quella attuale, la rappresentanza è fondamentale”.