La riforma del Senato e della seconda parte della Costituzione approvata il 13 ottobre con 179 voti favorevoli a palazzo Madama sancisce la fine del bicameralismo perfetto ma, in casa Cgil, non è vista propriamente come una buona notizia, né come un bellissimo giorno come sostiene il ministro Maria Elena Boschi. Lo spiega ai microfoni di Radioarticolo1, nel corso della trasmissione Italia Parla (qui il podcast), il segretario nazionale Danilo Barbi.

“L'opinione della Cgil – premette Barbi - non è critica verso il superamento del bicameralismo perfetto, anzi. Da più di 10 anni la Cgil sostiene che questo avrebbe dovuto essere un intervento di modifica istituzionale e costituzionale. Il problema è come viene fatto, e ci preoccupa. Perché si è persa l'occasione di introdurre nuovi contrappesi a una situazione che rischia, così come si sta profilando, di risolversi in un aumento dei poteri del governo”.

“Mi riferisco – prosegue il dirigente sindacale - non solo al Parlamento ma a tutti quegli istituti di democrazia diretta esercitata dai cittadini. La democrazia diretta è decidere nei contenuti, nel merito, e qui è evidente che non si è voluto fare nulla. Perché si introduce il referendum deliberativo, cioè un referendum che decide invece di abrogare quello che è stato deciso, ma mentre si modifica praticamente di due terzi la seconda parte della Costituzione, lo si rimanda ad altra legge costituzionale, e francamente non si capisce perché”.

“Sulla democrazia diretta ci sono tutte norme di rimando – prosegue Barbi -. In pochi l'hanno sollevato, ma secondo noi era un riequilibrio determinante per evitare il rischio di un eccesso dei poteri del governo, che diventa secondo noi preoccupante e pericoloso, soprattutto alla luce della legge elettorale che è stata approvata, il cosiddetto Italicum”.

Il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale preoccupa la Cgil. “La riforma costituzionale – spiega Barbi - ha molti limiti, molti difetti, è un'occasione persa, ma diventa esplosiva con una legge elettorale dove, non essendoci limite al ballottaggio a due, due partiti che arrivano primo e secondo ma in due hanno il 20%, vanno loro due al ballottaggio senza potersi neanche alleare con altri partiti. Questo sistema non esiste sulla faccia della terra. In ogni sistema di doppio turno è previsto l'apparentamento al secondo turno, anche in Italia nella legge dei sindaci. Poi uno politicamente può non voler fare apparentamenti, ma se tu mi impedisci di farlo, condizioni fortemente il voto al secondo turno e c'è anche un forte rischio di incostituzionalità. E' un sistema che scoraggia la partecipazione”.

Prosegue Barbi: “Tutte le istituzioni e le costituzioni dei maggiori paesi del mondo, penso all'America e all'Inghilterra, sono immodificabili. In tutto il Nord Europa per modificare la Costituzione bisogna eleggere un parlamento su base proporzionale costituente. Non un parlamento normale ma un parlamento ad hoc, quindi la maggioranza delle costituzioni del mondo non è modificabile. La Costituzione italiana è una delle poche che prevede la modificabilità, però l'articolo 138 chiarisce che occorrono tre voti, e una pausa di tre mesi. Tutte queste procedure perché ci sono? Proprio perché non dovrebbe essere un puntiglio di governo modificare la Costituzione, dovrebbe avvenire con un processo di sedimentazione più profondo, più largo nel paese. Questo – prosegue il segretario Cgil - non è stato fatto, e la dice lunga sul fatto che il processo è stato inquinato fin dall'inizio”.

“Il combinato disposto - conclude - renderebbe l'Italia non un paese più semplice, ma un paese dove si discute di meno e decidono in pochi”.