“Un conto insostenibile, quasi 600 persone in esubero è una quantità drammatica”. Nessun margine per il negoziato con Unicoop Tirreno. Scatta dunque lo sciopero di 8 ore indetto dai sindacati di categoria (la data dello stop sarà scelta in seguito) con assemblee in tutti i luoghi di lavoro e tutte le azioni che possano consentire la salvaguardia dell’occupazione e la dignità dei suoi dipendenti. È l'esito dell'ultimo, drammatico incontro incontro tra azienda e sindacati che si è tenuto a Firenze lo scorso 14 gennaio nel quale l’impresa cooperativa ha presentato il dettaglio di quanto aveva preannunciato a dicembre: la chiusura di 13 unità produttive, la cessione di 8 punti vendita e la recessione del contratto integrativo per intervenire sul costo del lavoro. Per un totale, appunto, di quasi 600 persone lasciate a casa.

“È noto – spiega Alessio Di Labio, della Filcams nazionale – che Unicoop Tirreno ormai da anni è in uno stato di crisi che ha divorato milioni di euro di patrimonio e che sarebbe necessario un piano di risanamento. Più volte abbiamo esortato la dirigenza a presentare un piano attendibile”, prosegue l'esponente della Cgil. “Abbiamo invece assistito alla presentazione di innumerevoli piani approssimativi che non sono mai stati portati a termine. Le uniche azioni fatte sono state la cessione di punti vendita che hanno spesso prodotto esuberi e peggioramenti delle condizioni di lavoro”.

La timida disponibilità a utilizzare un ammortizzatore sociale non rappresenta la soluzione, ne è immaginabile che gli strumenti di incentivo all’esodo o di prepensionamento possano essere sufficienti. Inoltre, sottolinea Di Labio, “l’intervento drastico sulla contrattazione integrativa è un atto che evidenzia quanto questa riorganizzazione non investa sulle risorse più importanti che ha questa cooperativa: le persone. Il taglio sul costo del lavoro e sull’occupazione sono la leva principale su cui il piano punta per recuperare liquidità”.

Filcams Fisascat e Uiltucs hanno immediatamente dichiarato l’impossibilità di condurre un negoziato che si ponga obiettivi così traumatici per l’occupazione e per la dignità dei lavoratori. I sindacati hanno chiesto alla cooperativa un piano di rilancio che non parli solo di esuberi e tagli. “Un piano di risanamento – conclude il dirigente sindacale – deve contenere politica di sviluppo, un nuovo modello organizzativo che superi le inefficienze note a chiunque. Nulla di tutto è stato presentato. Le dichiarazione di tagli sul gruppo dirigente di Unicoop Tirreno, il principale responsabile dello stato di crisi della cooperativa, appare del tutto irrisorio: a fronte dell’uscita di due dirigenti ne sono stati assunti quattro”.