Centinaia di insegnanti e operatori scolastici del Veneto, eletti nelle Rsu, saranno, sabato 18 aprile a Roma, per manifestare contro il progetto di riforma della scuola, presentato dal Governo, per il rinnovo del contratto, per la restituzione alle scuole delle risorse economiche sottratte negli ultimi anni, perché siano garantite le 150.000 assunzioni promesse, che risultano già decurtate di un terzo.

Partiranno a bordo di pullman pieni di cartelli e striscioni, e sono determinati a far sentire al propria voce. Vogliono una “scuola bella”, dove, in primo luogo, gli edifici siano sicuri e adeguati alle necessità didattiche, e vogliono una “buona scuola”, incentrata sul diritto allo studio ed un’offerta formativa qualificata. Il Governo, dicono, deve investire nell’istruzione. Per questo, i bei titoli dei suoi progetti vanno riempiti di impegni e contenuti altrettanto belli.

In vista della manifestazione, Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams venete hanno predisposto una nota inviata al direttore regionale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto, Daniela Beltrame, che spiega i motivi della protesta.

Questo il testo. "Il Governo ha avanzato le sue proposte di riforma del sistema di istruzione senza un reale coinvolgimento di chi nella scuola vive e lavora ogni giorno. È un progetto autoritario (oltre che confuso) che pensa di risolvere le difficoltà del sistema affidando tanti poteri al dirigente scolastico e  relegando tutte le altre componenti (insegnanti, Ata, studenti) a semplici esecutori mettendo in discussione il principio costituzionale della libertà di insegnamento. La vera buona scuola ha bisogno di un progetto condiviso costruito con la valorizzazione di tutte le sue componenti e non di una sola persona al comando che metta gli uni contro gli altri in una logica competitiva che non è propria di un sistema formativo".
   
Il 18 aprile 2015 a Roma, le organizzazioni sindacali  hanno organizzato una grande manifestazione per ribadire la loro contrarietà al disegno di legge e per rivendicare: "L'immediata apertura del tavolo contrattuale, fermo da sette anni, per ridare dignità salariale a un milione di persone, e per ripensare orari, valorizzazioni professionali, modalità organizzative funzionali a una società profondamente cambiata; la necessità di ridare alle scuole le risorse economiche tolte negli ultimi anni per poter far funzionare le istituzioni, senza ricorrere ai contributi sempre più onerosi delle famiglie; un vero piano di stabilizzazioni del personale docente e Ata, che non serva solo a coprire il turn over e le supplenze, ma che consenta veramente di ampliare il tempo pieno, di ridurre il numero di alunni nelle classi numerose, di avere spazi laboratoriali che funzionino, e di poter intervenire in tutte le forme di disagio sociale, che spesso la scuola si trova a dover affrontare in completa solitudine. Il 18 aprile le Rsu del Veneto saranno a Roma, insieme a tutte le Rsu d'Italia, per chiedere al Governo di ascoltare chi la scuola la vive tutti i giorni".