A partire dall’anno scolastico 2015-2016, l'educazione ambientale diventerà materia obbligatoria e si studierà dalla materna alla secondaria superiore. E' il progetto dei ministeri dell'Ambiente e dell'Istruzione, di cui ha dato notizia l’Ansa in un lancio del 14 gennaio. Le linee guida del progetto – ricostruisce sempre l’agenzia di stampa - sono contenute in un fascicolo di almeno 150 pagine al quale da diversi mesi sta lavorando il sottosegretario all'Ambiente, Barbara Degani. "E' un progetto molto importante che avrà una grande ricaduta su tutto il Paese", ha detto il sottosegretario all’Ansa. Gli argomenti dovrebbero essere dieci, dai rifiuti alla biodiversità.

In attesa di conoscere i dettagli del progetto, nato nel ministero dell’Ambiente e ora al vaglio dell’Istruzione, che ne sta studiando l'applicazione ai vari gradi scolastici, si registra un primo commento positivo dal parte della Flc Cgil, il sindacato della conoscenza. Secondo Domenico Pantaleo, il segretario generale della categoria, si tratta “sicuramente di una decisione positiva e innovativa”. “Per affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile – prosegue - è necessario che anche la scuola sia meno nozionistica e più aperta ai moderni conflitti che attraversano la società. Il sapere deve essere conoscenza organica della realtà per cambiare modi di produrre e consumare”.

Pantaleo ricorda che “nell’agenda di Europa 2020 uno degli obiettivi fondamentali è la sostenibilità ambientale. Nei prossimi anni ciclo dei rifiuti, tutela del patrimonio ambientale e culturale, bonifiche, alimentazione sostenibile e bio-diversità saranno determinanti per migliorare la qualità della vita e saranno fondamentali per ripensare la stessa funzione del lavoro che dovrà servire a produrre beni sociali e ambientali”. Per questo “è necessario ripensare programmi e modelli didattici, perché la qualità si ottiene tornando a fare ricerca, progettualità, riflessione e socializzazione delle conoscenze. Molte scuole già si cimentano in maniera positiva su questi terreni valorizzando l’autonomia scolastica”.

La Flc Cgil ricorda, però, che per inserire nei programmi e nell’offerta formativa questa nuova materia “occorrono risorse aggiuntive”. “Si ha l’impressione – puntualizza Pantaleo - che ancora una volta si vogliono fare innovazioni senza investimenti. Sarebbe opportuno chiarire questo aspetto perché i tagli di questi anni rendono complicato cambiare il modello di scuola”.