“Sono ottimi i dati di adesione, con picchi fino al 100 per cento in più di un territorio”. Questi i risultati dello sciopero di oggi (venerdì 26 ottobre) dei 10 mila lavoratori degli appalti ferroviari (servizi di pulizia dei treni e stazioni, ristorazione e accompagnamento sui vagoni notte), diffusi dai sindacati. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Taf e Fast Confsal rilevano che “totale è stata la partecipazione del personale delle aziende che hanno in appalto i servizi ferroviari in Piemonte, in Liguria, in Umbria, in Toscana e nel Lazio. Oltre il 90 per cento le adesioni registrate nelle Marche, in Calabria e in Sardegna, superiori al 50 le medie di partecipazione nelle altre regioni”. Questo odierno è il terzo sciopero nazionale, i precedenti sono del 20 luglio e del 24 settembre. Alle organizzazioni sindacali è anche arrivata "la solidarietà dei ferrovieri della Federazione europea dei trasporti (Etf)".

“Il settore è colpito da anni da una grave crisi economica conseguente alle scelte delle società del gruppo Ferrovie dello Stato di frammentare oltre misura i lotti e accettare ribassi eccessivi da parte degli appaltatori, rinunciando così alle economie di scala possibili solo con gli accorpamenti”, spiega una nota sindacale: “Durante le gare, le valutazioni delle offerte da parte delle committenze avvengono senza tenere conto del costo del lavoro previsto dal contratto della mobilità attività ferroviaria, anche perché le tabelle di costo orario sulle quali andrebbero effettuate le valutazioni di congruità non sono state mai pubblicate dal ministero del Lavoro, nonostante siano state concordate fra le parti stipulanti nel ccnl del 16 dicembre 2016. Quindi viene vanificata la clausola sociale e contrattuale concordata tra sindacato e Confindustria sui tavoli del contratto dei ferrovieri in un’ottica di inclusione”.

Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Taf, Fast Confasl puntano l’indice anche sulla pratica dei sub-affidamenti da parte dei grandi consorzi nazionali. Una pratica “che, pur essendo perfettamente legittima, aumenta le criticità legate alla sostenibilità economica dei lotti, in quanto nella catena dei subappaltatori si riducono i profitti. Questo produce un ricorso inevitabile agli ammortizzatori sociali e il decadimento della qualità del servizio, oltre alle violazioni contrattuali da parte degli appaltatori, fino all’applicazione di contratti diversi da quello previsto, e i ritardi cronici nei pagamenti degli stipendi”.

I sindacati sottolineano anche che “la committenza Ferrovie dello Stato, di proprietà interamente pubblica, non sta dimostrando alcuna responsabilità sociale di fronte al 20 per cento di esuberi dichiarati a livello nazionale su un totale di circa 10 mila addetti”. E rimarcano che “la fine degli ammortizzatori sociali, prevista dal Jobs Act per il 24 settembre scorso (quando scadevano i 36 mesi dei contratti di solidarietà), potrebbe trovare solo una parziale soluzione nella proroga di 12 mesi contenuta nel decreto fiscale, che resta però solo un pannicello caldo in quanto non costituisce una soluzione strutturale ma solo temporanea”.

In conclusione, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Taf e Fast Confsal affermano che ora "spetta al ministero del Lavoro il compito di risolvere strutturalmente la questione degli ammortizzatori e della validazione delle tabelle del costo del lavoro concordate tra le parti". Mentre, invece, spetta al gruppo Ferrovie dello Stato e alle imprese del settore "attivarsi affinché le situazioni di crisi occupazionale, che mettono a rischio 2 mila addetti su 10 mila, possano trovare fattive e definitive soluzioni”.