Sciopero dei call center: più del 60% dei lavoratori palermitani è sceso in piazza oggi per protestare e chiedere maggiori garanzie per il futuro del settore. “Lo sciopero è riuscito. L'adesione nella nostra città è stata alta, con punte del 70%. In prefettura, la dottoressa Baratta ha ricevuto una delegazione sindacale e il documento con le nostre rivendicazioni sarà trasmesso al governo”, dichiara Massimiliano Fiduccia, Slc Cgil Palermo e Rsu Almaviva.    

“In città la tensione è alta, perché la situazione è veramente drammatica e peggiora di giorno in giorno – continua il sindacalista –: alla vertenza Almaviva si sommano gli altri esuberi annunciati ieri dall'azienda Abramo. Stiamo vivendo una situazione molto complicata, diffusa anche in altri territori. Per questo oggi abbiamo protestato con uno sciopero regionale”.

Il 31 gennaio i sindacati torneranno a Roma per il tavolo unitario su Almaviva. “È il momento di dare risposte certe sul problema delle delocalizzazioni, su un ammortizzatore sociale strutturato e su un fondo d'investimento dedicato a questo importante settore, che in Sicilia dà lavoro a 20.000 addetti – aggiunge il dirigente sindacale –. Da mesi va avanti una discussione con i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. Ci aspettiamo un segnale deciso da parte del governo e di poter ragionare con l'azienda per trovare soluzioni non traumatiche”.

Aggiunge Emiliano Cammarata, Slc Palermo e Rsu Almaviva: “Il mondo dei call center in Italia non si può più permettere di aspettare. C'è bisogno di riforme strutturali. Al tavolo con il governo, già a partire dal 31 gennaio, chiederemo leggi, ammortizzatori sociali strutturali, rispetto delle tariffe ministeriali e contratti commerciali. Ma soprattutto un fondo strutturale, che possa servire alla riqualificazione di un settore in profonda trasformazione da troppi anni, che conta 80.000 lavoratori in tutta Italia, di cui 20.000 in Sicilia. Il rischio è che nel giro di due o tre anni non solo i 1.700 dipendenti di Almaviva, ma tutti i 20.000 addetti dei call center siciliani perdano il posto: sarebbe un danno incommensurabile per la nostra Isola.  

Al corteo, grande la preoccupazione dei  lavoratori del call center Abramo, che a Palermo sono in totale 450 operatori, di cui 190 a tempo indeterminato e il resto contratti atipici, Lap, co.co.co. “Proprio ieri, la nostra azienda ci ha convocato per comunicarci che Tim ha ridotto del 70% il traffico – dice Francesco Brugnone, Rsu Slc di Abramo –. Da quasi 180.000 chiamate al mese siamo passati a 43.000. Già hanno dichiarato almeno 150 esuberi. Ci dobbiamo rendere conto che questa è una vertenza di tutto il settore, non di una singola azienda. Ormai tutti i committenti fanno il bello e il cattivo tempo. Decidono di chiudere i rubinetti, spostano le chiamate da un centro all'altro e affossano le speranze di tutti noi. Non è più il lavoro di un tempo, in cui il ragazzetto veniva al call center per sostenere le spese universitarie. Oggi c'è gente che manda avanti la famiglia, che ha creato un nucleo parentale con il lavoro dei call center. Ma il governo è assente, non capisce che non è più un comparto di ragazzini, ma di gente che lavora. Noi non siamo gente di serie B, ma lavoratori come tutti gli altri: rivendichiamo i nostri diritti e pretendiamo dal governo che intervenga sui committenti per difenderci: finché non ci saranno regole certe nel settore, non sappiamo cosa ci aspetta domani”.