“Noi non scioperiamo contro i cittadini. Ma vedo una gran voglia di dire che tutto è servizio pubblico essenziale, che servono altre restrizioni. Andiamoci piano”. È netta la posizione di Susanna Camusso sulla complessa questione degli scioperi scoppiata in questi giorni, come riporta in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale. “Noi fummo tra i soggetti che anticiparono la legge 146 del 1990 con l’autoregolamentazione del diritto di sciopero nei servizi essenziali” spiega il segretario generale Cgil: “Ma i problemi cui assistiamo non si risolvono negando diritti, ma affrontando il tema della rappresentatività, sbloccando i contratti pubblici e ripristinando le relazioni sindacali”.

Camusso affronta i temi di più stringente attualità, partendo dall’episodio di Pompei, che ha visto il sito archeologico chiuso il 24 luglio scorso, per alcune ore, a causa di un’assemblea sindacale. “La modalità è stata sbagliata, la Cgil non ha indetto quell’assemblea né lo avrebbe fatto” spiega. Ma a Pompei deve essere possibile scioperare, perché “altrimenti precludi a quei lavoratori i loro diritti. Diciamo che serve un’etica della mobilitazione, che qui è mancata”. Il leader Cgil, però, rimarca che “a Pompei è aperta da moltissimo tempo una vertenza, nella quale, come in tutto il pubblico impiego, l’atteggiamento è: non si contratta, non si discute. E questa chiusura favorisce modalità di protesta che non vanno bene”.

L’unico modo per evitare queste situazioni, spiega il segretario generale, è “misurare la rappresentanza e poi applicarla. Quando abbiamo fatto l’accordo con Confindustria abbiamo definito un sistema di relazioni che prevede il voto dei lavoratori per l’esigibilità degli accordi. Perché anche nel settore pubblico non facciamo votare i lavoratori sugli accordi? Ovviamente, va premesso che i contratti pubblici vanno sbloccati: se non c’è la volontà della controparte di risolvere il problema, è chiaro che esplodono conflittualità”. La vera questione, dunque, è quella della misura della rappresentanza: “Stimando la rappresentanza, si può collegarla all’organizzazione degli scioperi. Si pretenda la certificazione della rappresentanza da chi li organizza”. Ma la tendenza, avverte il segretario generale Cgil, è quella di “frantumare la rappresentanza. E quando si frammenta si indebolisce il lavoro, e si creano le condizioni per consentire ad alcuni di fare più rumore”.

In questa partita il governo, secondo Camusso, non sta giocando in modo leale
. “Ho trovato strumentali le dichiarazioni del presidente del Consiglio, che sembra preparare una nuova campagna estiva segnata da un’aggressione al sindacato e ai diritti dei lavoratori. Si monta il polverone come l’anno scorso sull’articolo 18. Adesso ci riprova con la regolamentazione del diritto di sciopero” conclude il segretario generale Cgil: “C’è una cosa che mi continua a sconcertare: in un anno e mezzo di governo non ho mai sentito Renzi dire una volta che i lavoratori hanno ragione. Non siamo noi sindacati, ma Renzi a dover essere salvato da se stesso”.